647 Mccccciii, à’ buio di gran afanni, el, per l’amititia havia li so progenitori con la Signoria, si fatichava ; e che ’1 nostro secretano era zonto zenza commission di dar Santa Maura, dove el signor havia manda assà aver per fabricarla, poi che Pantaleo fo dal zeneral, el qual la tolse con far presoni assa’ musulmani, perhò si dovesse restituir, altramente pace non si farà. E, volendo la Signoria, aricorda, come da lui, etiam si dagi la Zefalonia, perchè el signor è molto adirato per Santa Maura; e si rispondi presto etc., ut in ea. Ba Ragusi, dii retor e consejo, dì 12. Come, zonto uno schiavo da la Porta, con uno homo dii uo-slro secretano, con letere, subitol’hano manda qui; e ¡1 schiavo aspeta. E di zio per colegio fo ringratiati. 290 Di Franza, di V orator, date a Lochies, do letere, di primo. Come il marascalcho di Giaè, con colora, li disse, la Signoria non voleva dar viluarie a la so armada in Puja ; e questo non era causa di mantcnir la bona lianza; etiam il gran canzelier ne parlò. Esso orator justificò, la Signoria non havia vi-tuarie per Ihoro terre, e che morivano da fame etc. Or fo dal re, qual, ricevuto nostre letere zercha il dar di porli, soa ujajeslà era nel camerin con la rama, dove suol udir messa, c li disse il tenor di la letera, pregando li porti non fusse violati. Soa majeslà ringraziò la Signoria, e faria li so capetanij havesse risguardo, e commesse le letere a Rubertet. Item, vene uno nontio ¡lil ducha Valentino, pregando soa majestà suspendesse le zente sue. e le facesse ritornar; e cussi à scrito a Milan, al gran maistro, le remandi, tuta via havendo a mente la salvation di le cosse di quel stado. Item, el Cardinal Roan sarà lì fin doy zorni. Dii ditto, di'2. Come domino Philiberto, orator cesareo, era zonto, e poi disnar ave audientia. Disse era venuto per ringratiar soa majestà dì le trieve vo-lea far con Spagna; e che voleva mandar uno nontio in Spagna, e voleva salvo conduto. Item, scerete, havia a dir altro. 11 re li iè bona ciera e li disse con lui andasse, che lo spazeria venuto fusse el Cardinal Roan a la corte. Item, scrive, per una altra il re esser partito, va a Monte Rìzardo, lige 8 de lì, e ritornerà fin 6 zorni, et non à voluto vi vadi altri oratori ; sì che quel dii papa, di fiorentini e altri etiam sono restati lì a Lochies etc. Beni, coloquij, abuti con Rubertet; par pace sarà tra soa majeslà e Spagna. Item, à saputo, Valentino voi dal re licen-tia di far 200 homeni d’arme guasconi. El re è slà contento e ne meni etiam 1000 a piedi; et monsignor di Libret, suo suoxero, eh’ à il stato suo lì, li farà, e sarano e parenti e molti zentilhomeni etc. , GENNAJO. 648 Dii ditto, di 6. Come andò, ricevute nostre letere, in la materia di la cava di Lodi, a trovar il re a "Monte Rizardo, et ivi è date le letere, e cussi fo dal re, qual disse per niun modo voleva si alterasse li capitoli, e ordinò le letere al gran maistro, facesse rifnuover ogni cossa ; e manda la copia di dite letere, e 1’ autentiche mandò a Milan al secretano nostro. Item, disse a soa majestà le nove di Sophi, et di le letere aute di Cao d’Istria di fanti esser parliti. Ringratiò, dicendo aver questo da l’orator suo. Item, il re va a Castel Remoralino e poi a Orliens, dove farà li stadi justa il solito, che si fa ogni anno per aver danari dii regno. Dii ditto, di 7. Come quel zorno il Cardinal Roan zonze ivi a Monte Rizardo. 11 re era a certa abatia, do lige lontan, anderà per li castelli ; e, fato li stadi, voi andar a Lion per scontrar 1’ archiduca ritorna di Spagna, perhò aricorda la Signoria li fazi una letera di credenza; e cussi li fo fata. Item, à inteso il re li à dà a Valentino possi far 100 homeni d’arme guasconi et 1000 fanti etc. Ba Milan, dii secretano, di 20. In materia 290* di rebelli ave nostre letere. Fo da quelli signori, qualli disseno non aver scrito, perchè si provedi, ma, vedendo la Signoria far tanto caso di la cava di Lodi, etiam lhoro disseno questo. Item, manderà super loco missier Claudio e altri ; à scrito a Crema si vedi ; lui secretario ave la letera dii re, ma non la dete. Item, sguizari vien a’ danni di Milan si dice; e il baly dii Digiun è partito e andato a Lucarno, et a quelli lochi etc. Et per colegio li fo scrito, à fato mal a non dar la letera, e la dagi. Vene il legalo dii papa, per cosse private, con briovi do dii papa, per certi beneficij dati per il Cardinal Capaze a uno suo, videlicet su quel di Limissò, e poi per altro partieular etc. Vene Piero di Bibiena, venuto dal conte di Pi-tiano, e quel missier Jordano, suo homo dii conte, e disse esser ritornato il milanese dal conte, che lo mandò a Piliano; et che Pandolfo è in Siena, e senesi non veleno si parlino; et questo perchè si hanno acorto essi senesi il ducha li volea luor el dominio, per tre rechieste li fece. La prima, njuto conira Pi-tiano, e la negono per aver capitoli col conte; 2.° la guarda lhoro ussisse; et 3.° Pandolfo fusse espulso e per dir meglio la usita di Pandolfo lo la 2.a pelitio-ne. Or, vedendo questo, hanno jurato difendersi ; etiam Pundolfo ivi come capo; et voleno X milia senesi ussir fuori, quando il signor Iulio e il signor Fabio, eh’ è a Ceri con assa’ zente reduta ; et aspecta-no colonesi, con qualli hanno intelligentia, et voleno