— 107 — un mezzo scisma per imporre ad un vescovo di cedere il suo episcopio a delle monache croate; ha il coraggio di disfarsi d’un prelato accettissimo gli albanesi, come Mons. Trokshi arcivescovo di Uskiib-Prisrend, solo perchè di sentimenti italiani; alla consacrazione di Mgr. Miedia vescovo di Sappa nel 1904 fa tenere al suo console un discorso umiliante che proclama per gli albanesi un dovere di eterna gratitudine verso l’imperatore. Nel disastro di Adua è coinvolta anche le sorte delle iniziative crispine oltre Adriatico : Di Rudinì piega la fronte all’Austria e chiude nel 1896 le nostre scuole di Prevesa, di Valona e di Durazzo, ottenendo come compenso nell’anno seguente la stipulazione d’un accordo a due del quale il testo è segreto, ma di cui il carattere veniva rivelato dai posteriori avvenimenti. In sostanza, si trattava da principio d’un accordo meramente negativo : l’Austria e l’Italia s’impegnavano a non occupare, l’una all’insaputa dell’altra, quel paese. In ciò gli fu bene assegnato da Goluchowski il motto di: non mi toccare; noli me tangere. Ma subordinatamente si doveva ben presto alle sue successive rinnovazioni prendere in esame l’eventualità d’una catastrofe del regime turco, pur allora consolidato dalla vittoria sulla Grecia malgrado l’indignazione occidentale per le stragi degli armeni. Crispi vecchio scriveva per una rivista nel 1900, di riconoscere al popolo albanese tutte quelle qualità morali ed intellettuali che son necessarie a formar di lui uno stato di pieno diritto, alla pari e meglio degli altri stati balcanici. Sorse dunque, secondo ogni probabilità da parte dell’Italia, la proposta dell’erezione dell’Albania in principato indipendente, nel caso che l’ulteriore mantenimento dello stalu quo si addimostrasse impossibile.