731 Mcccccru, febbraio. 732 si à dolio di la fiora, che la Signoria non à voluto conciederla libera:, e cussi tuta la terra, perchè, quando mandò soi oratori, crete otenir. Disse dii teritorio * e le valle, maxime di San Martin, forte et marche-sclii per la vita, adeo Bergamo si poi lassar con le porte aperte. Landò sier Hironimo Bombo, stato suo colega, eapetanio, e sier Piero Marzello, è podestà, e sier Domenego Tiepido, camerlengo, sier Lunardo Contarmi, castelan di la rocha, sier Alvise Contarmi, quondam sier Galeazo, eapetanio di la citadela, e sier Francesco Barozi, castelan a la capella. Poi disse di do lochi di Geradada soto Bergamo, Vayla e Rivolta ; e voria a Rivolta far una forteza, perchè ànno mal animo; vi va podestà bergamaschi con podio salario etc. Laudò sier Piero Michiel a Pizegaton, sier Marco Arimondo a Casal Mazor, sier Alvise Barba-rigo a Crema, e confortò si compia le mure. Poi laudò i retori di Cremona, e li citadini mostrano esser gran mareheschi, e si contentano di la Signoria nostra ; e poi a Chazal Mazor quelli voleva fusse fato una forteza, è fidelissimi del principe; si ralegrò di la sua elelion. Et il principe lo laudò etc. 328 Vene 1’ orator di Pranza, con uno altro franzoso, vien da Milan con lelere dii sellalo regio e di monsignor di Chiamon, qual si chiama Citra Montes, regius locum tenens generalis et magnus magister Francia; in recomandation di do done, Elena e Francesca di San Severino, fo fiole di missier Francesco, qual una madama Fina, relieta il conte Hugo di San Severino, li molesta etc., et per esser subdite francese si scrivi al podestà di Crema non prosiegui per la causa di Pandino etc. Et il principe li disse si aria inl'ormatione di questo. Di Cao d’Istria, di sier Piero Marcello, provedador, tre letere, di X, 11 et 13. In la prima , come quella terra ha 12 porle a la marina, qualle non si serava, et bora à lato le porle e si serrano. Dii ditto, di 11. Come, per uno messo, venuto di Trieste, à esser zonto 400 fanti, di qual è 100 borgognoni el resto tedeschi, ben in bordine e bella zente, e ne dovea zonzer fino 1000, eapetanio missier Zuari Rotester, castelan de Sgondrer, e missier I'rancion de Spera, capo di borgognoni ; e che in Trieste questa matina era stà fato conseio di 40 ho-meni et il eapetanio di Trieste, e leto una letera dii re di romani, che li comete non lassi inlrar fanti in la terra; et è stà contento Si trazi per i reali di Spagna 1000 alemani, qual sarano pagati per uno Octa-vian Colona, et che non voi ne vadi più. Et cussi fono, per dito consejo, mandato do oratori contra dito eapetanio di alemani, per esser asecurati di danni, oferendoli vituarie pur non entrino in la terra. Le qual zente è alozate fuori di la terra, e si fa gran guarde al palazo et messo 40 persone al palazo, e le porte di la terra si tien serale, e si apre solimi il portello ; e diti fanti è [lassati per la via di Monfalcon, qualli hanno manzà per le hostarie e non pagato, e dito li hosti vengi a Trieste li pagerano, qualli molti ne son venuti drio e non hanno lochà dinari. Dii dito, di 13. Come à, esser zonto a Trieste in tuto da fanti 1500, chi diee 2000, e per non aver danari, fanno gran malli, nè è stà provisto per quelli di la terra, qualle sono in arme, dubitano etc. Esso provedador à comandato a le ville e castelli circunvieine nostre redugi il suo a la terra etc. Itera, per un’altra listerà, pur di 13, come eri altre fantarie erano zonte e fanno assa’ danni; et esser venuti più di 1000 altri a la ventura, credando esser asoldati. Da Cremona, dì rectori. Come lu camera à d’intrada ducati 21 milia, el veseoado ducali 4247 ; et che hanno pagà la mità di la imbotada di Soresi-na ai Stanga, e presto darano il resto, ila che tutto vegnirà poi in camera nostra etc. Da poi disnar fo consejo di X, con zonta di cole-gio, per certo caso di Bergamo; et fo asolto, di la condanason di X anni, sier Hironimo e sier Alvise Bragadin, quondam sier Andrea, per aver dito vi-lania, insieme con sier Piero, suo fradel, alias a sier Nicolò Zorzi, era oficial a le raxon nuove; et par ditto sier Piero non dimandò gratia. A dì 16 fevrer. In colegio. Vene l’orator di 328 * Pranza, per la maleria di eri, di Pandino, et aldito sier Hironimo Querini, fece la sentenlia; e l’avo-chato di le dono lo expedito etc. Da Roma, di Vorator, di X. Como fo a palazo ; et domino Hadriano li disse di le zente e artilarie la Signoria mandava a Ravena, e cardinali e altri diceva mal al papa, e la Signoria voi romperli guerra; e che soa santità ni il ducha non havia ofeso la Signoria, dicendo lui solo difenderà la Signoria. Et è letere, di uno comissario è a Urbino, la Signoria aju-ta San Leo etc. L’ orator rispose sajnentissime ad omnia, e come il papa non vardava a la Signoria, maxime di Alviano e di la moglie dii signor Borto- lo etc. Disse domino Hadriano, di la moglie so è re-lasala, ma di Alviano 0 sapea; e va scrivendo coloquij. Dii dito, di X, liore 3 di note. Come Jaeomo Santa f li à manda a dir, aver da li homeni di Pi-tiano, che uno homo di Zuan Zordan Orssini andò, col Cardinal Orsino, dal ducha, pregandolo non li la-