693 Mccccciii, po di Castello, vadino a trovarlo; et voi intrar nel stato di Urbin, poi a rerosa e Siena ; e dice è certo recuperar (ulto, ma voi esser preslo ; e perchè a Siena credeva trovar danari, hora li fa sudar el cervello, perhò prega la Signoria, a conio di suo servito, li mandi ducati 4000 etc. Poi, per una póliza, dice post scripta, mi parto, e prega la Signoria li mandi la soa compagnia drieto a Ravenn. Di Piero di Bibiena, si ave una letcra, di Bernardo, suo fratello, trata di zifra, li scrive da Bologna, a dì ultimo fevrer. Come lui era a Modena con li doli dii conte Nicolò Rangon ; cl il conte di Pitiano e Juliano di Medici li scrisse andasse de lì, per avisarli di novo. E scrive, Pandolfo esser ussiti) di Siena, venuto a Pogibonzi, poi a Lucha, dove è la moglie e figlioli. E il ducha non à fato altri capitoli con senesi ; si che raferma li stati, amaza signori da bene, e va a Roma, per esser col papa e compir di ruinar Orssini e Savelli, che tien Pa-lornbara, e voi andar a Pitiano; e la guarda è pur in Siena. E il ducha manda al roy, per stafeta, Lorenzo Spinelli, fiorentino, per cosse grande ; et che in 8 dì spazerà il slato de Orssini, poi atenderá ad altro. Tutti dice, la Signoria doveria proveder etc. Beni, el signor Bortolo Al viano è zonto a Bologna e va a Ravena ; et crede, li lìoli di missier Zuaue fuzirà dal padre per amar molto la Signoria etc. È da saper, la leíera di 1’ Alviano vene in uno mazo dii vicedomino eli Ferara, drízalo a la Signoria, e nulla scrivea ; et era assa’ forche suso, ma era uno mazo, drizato al ducha de Urbin, scrivea esso Alviano, e in mezo era la ietera di la Signoria ; e cussi il principe retene dite letere e lexe quella a la Signoria. Di Verona, di rectori. Come, in execution di nostre, mandò a Mantoa da la marchesana, per aver biava da cavalo e paie ; et mandano una letera lei li scrive, scusandossi non ne haver; brevibus, ne ha negato fino le paie, che assai ne hanno. jDi Cao d’Istria, di sier Piero Marcello, provedador, di.....Come bora di novo à inteso aspectarsi 4000 fanli a Trieste, et si volcno imbar-char su navilij per tragetarli in Puia. Et per colegio fo ordinalo a sier Domenego Ma-lipiero, lazi comandamento a tutti i navilij sono qui, non nolizano si l’orator yspano li volesse ; e questo per non ofender il re di Pranza, e non si habi a doler. Item, fo scripto, per colegio, in Cao d’Istria e altrove, che fazino intender a li patroni di barche e altri navilij, non li lieva. E nota, Jo non fui di oppinione ili tal letere, et era sollo. 694 In questa malina, fo san Biaxio, acadele cossa di grande imporlanlia, videi icet che el ponte di I’arsenal, va a San Biaxio, di legno, hessendo cargo di le zente, cazete, el ne amnzò e anegò numero 18, Ira i qual sier Marco, atendeva ai savij, e alcuni altri non da conto, ben che assa’ cazesse in aqua. Belatione di sier Zacaria Contar ini, 311 el cavalier, venuto orator dii re di romani. Come era stato in una legation laboriosa e in composita mexi 17. Dove era stato Ire volte: la prima a congratularsi poi la morte dii padre, la 2. “ poi tata la liga con la Signoria nostra e li altri potentati, la 3.a questa, per incitarlo contra turchi. E che da la prima a 1’ ultima à visto gran varietà in esso re di romani per essere instabele, perhò, hessendo costume di oratori, nel ritorno, riferir, fa tal oficio; e. prima l’aria fato, ma li padri dii colegio non ha voluto, per le materie importante non ha ’uto tempo, ltingratiò di esser stà electo tre volte savio di terra ferma ; promele far etc. usque ad mortem. Poi disse, do cosse voleva dir, in che esser si ritrova il re di romani, et 2.° quello si poi sperar ili lui. Primo, il re è assa’ odiato, à pocha obedientia in li Ire stadi, in li prelati, baroni e populo, e più di le terre franche, che sono numero 86; et che è diferentia tra li principi e le comunità, qual tutte perhò pocha stima fano di soa majestà ; e le comunità sono 86, li principi zercha 600, nel numero di qual è duchi, mar-chexi etc. E in Germania è poche terre di vescoado, perhò hanno li vescovi gran intrade. Il re à do iutra-de, una de l’imperio, 1’ altra di patrimonio, per il duellato di Austria, e à zonto il conta’ di Goricia noviter auto; e si esso re havesse tutta la so intrada, è fiorini 400 milia, ma non à la mità, per esser il restò impegnà e luta via va impegnando, adeo che sempre la so corte è impegnà su l’hostarie, e non ha dispegnata che quel dì la impegna. À più spexa cha l’intrada assai, et assa’ brigata a la sua corte, ma non homeni di condition, perchè non vien pagadi e non li vuol star. À cambiato li secretarij liavia prima, bora ne ha uno, nominato domino Mathio Lanch, che li ha dà intrada per fiorini 7000 di beneficij, dii qual fa slima, il resto pochi da conto. E 1’ imperador, si dice, est dominus totius orbis, tamen di le terre franche à pocha intrada, e ne son di quelle non pagano 0 a l’imperio; adeo il re à ditto più volle, voria esser ducha di Austria, perchè saria extimalo ducha, che imperador e vituperato. À solum per l’imperio Merun e Mistun, imperio in 3 cita, Inibir, FEBBRAJO.