— 84 - glis con più soldatesca brutalità che conferma il 14 dee.: " Noi intendiamo che l’Albania sia divisa tra greci e serbi, giacche la vagheggiata autonomia albanese è cosa irrealizzabile ". Perfino il memoriale montenegrino del 17 genn. alla Conferenza di Londra mette gravemente l’Albania fra i paesi che " sono destinati a gravitare nell’orbita delle nazioni politicamente più evolute n. E lecito ora domandarsi se un’offerta di alleanza per parte degli albanesi avrebbe potuto svolgere i balcanici dai loro proponimenti così esplicitamente manifestati. Certo, all'Albania è mancato in quel momento l’uomo rappresentativo e mancò sopratutto il tempo per deliberare, che già il nemico era in casa. Poiché a questa novissima piega degli avvenimenti essi eran preparati meno d’ogni altro. Bisogna pensare chi avesse fatto sin qui le ultime loro rivolte, il 1909 e '10 in Cossovo, 1’ 11 nella Malissia di Scutari, il ’12 ad Ipek e a Prishtina, in tutta la Vecchia Serbia. Alcuni agitatori mediocri, lontani, sbandierati sopratutto per la platea estera. Poi, un mediocrissimo ceto di artigiani, calzolai, orefici, fabbri, artigiani d’ogni specie, bottegai irrequieti, battellieri, interpreti, impiegatini e maestri sviluppati dal contatto di questo o quel consolato, che non leggon altro che il foglietto di propaganda e non sanno nulla fuori delle porte della loro città. Finalmente, l’eroica massa dei montanan, poveri, illetterati quasi tutti (e non per colpa loro), l’oscura massa che obbedisce ai capi, che va a fare il Kodak (insorto, brigante) tutta lieta di avere: mise e ven e bue frangiodha (carne, vino e pane bianco) come dice un canto popolare, che muore volentieri attendendo il soccorso " di qualcuno dei re dell’Europa n. Tutto ciò che v’era tecnicamente di buono, sia pur con dubbia fede, era ancora fino agli ultimi tempi dal-