COI MCdCCCIII, GENNAJO. 602 labria, Obignì è a Cosenza, e aspetava artilarie per espugnar la terra, e destruta ; e spagnoli hanno so-vegno di Sicilia. Et francesi hanno penuria grande; et in Puia si manza le vide da li cavali. Item, Yschia è fata ynimicha di francesi, e tre galee à preso uno suo galion ; et arnia’ yspana si aspeta. Di le galie di Fiandra 0 sa. Si dice la Signoria ha intelligentia con Spagna e con l’imperator, per la venuta di 1’ orator yspano e di uno orator d’Ingaltera. Item, il mar-chexe di Bitonte in Apruzo, a dì 11, do barze spagnole, di tre fo viste in alto mar, con gran fortuna andò a traverso, una a Sinigaia, l’altra in Ancona, et era gente assa’ con artilarie. Item, è sta pialo in queste feste X zenthilomeni di A versa, e sta posti in Castel Novo. 571 Da Milam, dii secretano, di 5. Zercha il zon-zer nontij di Valentino per far a Como ‘2000 sgui-zari ; e per francesi li vien dato ogni comodità di farli. Item, manda letere vien di Franza. Di Franza, di V orator, date a Locìiies, a dì 25. Come, venuto sarà il Cardinal Roani, il re voi far lì do stati per aver danari, e voi andar a Li on. Et in zifra scrive, dice à 1000 lanze sul milanese, e non sarà Pasqua manderà altre lanze____et 4000 sguizari, et 2000 guasconi pagati per mità col papa, per dubito di la venuta dii re di romani in 1-talia, qual dice voler andar a tuor la corona. E il re dubita, e non maneho il papa per la Romagna, e voi mandar Roani-a Milan, e soa majestà andar verso Perpignan, qual par si voi dar, e non fa più panni tanti come soleva. Dice arà con lui 800 lanze et zer- ' «•ha X milia fanti. Dii dito, a dì 26, per zifra. Videlicet dii venir uno nonlio di Valentino, per stafeta, qual parlò con F orator Arles al re, e lo visto il re denegarli quanto dimandava, pur è stà rimesso a udir. Crede venisse in la materia scrisse per quella di X, ut patri. À fato quereli» grande di la Signoria ajula Orsini e il-ducila di Urhin, e manda zelile assa’a Ra-vena. E il re disse: Sono veniliani paurosi; fanno per guardar li so confini, etiam fa contra di nui questo. Et essi li afermò, l’orator nostro in corte a-ver afirmalo il papa di la conclusion di la paxe fata col turco. Dii dito, di 29. Come il Cardinal Ascanio è in-trinsico dii re e di la raina; e ozi con neve fo a eorle e 1’ orator pontificio zercha le propositione etc. Et il maraschalcho di Giaè, il thesorier et Ruberlet, a li qual è comesso le faconde in absentia dii Cardinal, li qualli li disse a esso nostro orator, dolendosi, la Signoria slava lanlo a risponder, di porti di Bran- dizo e non doveria far cussi; e si lien babbi intelligentia con Spagna. Et noviter è venuto uno so ca-petanio, dice quelli di Traili à dà ajuto a Barleta ; et l’orator justifichò la Signoria nostra in omnibus etc. Nota, ancora non zonta la nostra risposta di porti, sarà stà subito. Da Pizegaton, di sier Fiero Michiel, pro-vedador, do letere. Zercha un gran caso di morte seguite, voi licentia di taia ; et una altra di quel restello, e di fanti di rocha andati di là a far custion etc. Da poi disnar fo conscio di X, con zonta di danari et coleio, e trovono il fondi di prò’ per la decima si à meter a monte novo. A di XI zener. In colegio. Vene letere da mar dii zeneral ; il sumario di le qual scriverò di solo, non perhò da conto. Vene l’orator di Spagna, facendo gran discorso, tandem che saria bon, havendo la Signoria il conte di Pitiano, il signor Borlolo d’Alviano el il capeta-nio Carazolo, di qualli il papa teme assai, che, acciò il papa non fesse qualche acordo con Franza contra il suo re, et la Signoria nostra fusse fato certo non li saria contra etc. dicendo : Illustrissimo principe, so certo, il papa non sarà mai vontra il suo re, si non per esser conira questa Signoria. Poi disse uno exempio di uno disse non è bon tanto bien etc. Il principe li disse si consejeria quello fusse in ben nostro, el qual sarà etiam ben di soi reali. Da Ferara, dii vicedomino, di 8. Come li fanti non è passati ni per Ferara ni per Bologna ad andar dal ducha; et il signor à compito eri di scuo-der la ventura, et è andato a Bel Reguardo a dar li ofieij, come fè ino un anno, di qual nè cavò da duellati XV milia. Item, manda avisi di 7, da Bologna, 271 ‘ dii passar de lì 50 homeni d’arme vien di Lombardia e va da Valentino, el qual à dimandà al rezimento le zente promesse. Li à risposto esser conienti, e li dà 30 homeni d’ arme adesso et 100 cavali lizieri, capetanio Antonio da la Volta, il resto si mandarà poi ; tamen dubitano assai. Et esso ducha à mandà a tuor a Fiorenza la taia di Vilelozo ; et a Siena Pan-dolfo à fato taiar la testa a tre citadini. Da Roma, di 6, ìiorc 19. Come in quella ma-tina è stà retenuto I’ auditor di camera, episcopo di Cesena, di nailon visenlino, e il prothonotario de Spiritibus, erano gran prelati, et è stà svalisà Iceaxe loro e portate (in la paia in castello. Questo prothonotario alias per colonesi, al qual il papa li perdonò per seri tura, era tornato in Roma, soto fede dii Cardinal Orsino, Salila f, et Santa Praxede; si che, per questo, tutta la fation ursina e eolonese e li pre-