MCCCCCIil. GEN.YUO. m ]ati dubitano scondeno il suo c tratano di fugir; e1 li cardinali, maxipie quel di Medici, perchè il papa vocia Piero in le man per darlo poi a’ fiorentini ; e questo fa sospetar, chè ozi il papa li fè gran ciera a ditto cardiual, dicendo li dovesse venir a palazo con Piero, so fratello. Et Antonio di Bibiena, suo secretano, li à ditto a esso orutor, dubita Piero non sia rctenulo. Et il papa voria pur strenzersi con fiorentini ; e l’orator fiorentino à ditto al nostro, si mai aveano voglia bora non l’anno poi la captura etc. ; e à letcre di suo fratello sotraze, è in praticiia di mandar soi oratori a la Signoria nostra; et soi signori fanno novi pensieri, dubitano assai e maxime che il papa à dito : Questo è nulla a quello si ha veder di brieve. Dii dito, a di G, horc 3 di note. Come li oratori francesi sono stati dal papa, con Odoardo, vcr-leto venuto di Napoli, al qual il papa si à dolio di Orsini, e voria il re li desse Zuan Zordam. E Odoar-po disse mai il re Io faria, per esserli stato fidel. E il papa disse: Si non averemo la sua persona, li to-remo il stato, perchè volemo exradicar tal caxa. Itevi, P orator di Bologna fo dal papa, e ussì di malia voia. Par il papa non li voi far la bolla li promesse e dubita ; mostra esser bon servitor di missier Zuane e sta con sospeto di lui; e si tien omnino il dueha habia a tuor l’impresa di Siena et Bologna. E a bore do di note è sia udito in castello trar bombarde, eh’ è sta per letere aule di esser resa Civita di Castello. Dii dito, di 7, horc 20. Come quella matina vene letere di Perosa aversi dato a la Chiesi». Videlicet, poi il ducha li scrisse si dovesse render, chiamono il conscio, nel qual lo li Bajoni, a li qual li fo ditto, non volessseno veder la destrution lhoro et si par-tisseno. Risposeno saria di voler di defendersi, et hanno 300 homeni d’arme, pur per far a piacer a quella cita, è contenti partirsi, pregandoli non voles-seno tuor li soi contrarij dentro; e cussi si partite, per andar a Pisa, prima a Siena, poi a Bologna. Et cussi a dì 5 si deteno al ducha, con questo li l'oraus-sili non intrasseno, e voleauo esser sotto la Chiesia ; e cussi dal papa e dal ducha fonno acetati. Dii ditto, di 7, hore 3 di note. Come, vedendo il papa tuia Roma esser in paura, chiamò ozi li conservatori e altri romani a palazo, dicendoli aver retenuto chi voleva, e niun non dubitasse, e atendesse a darsi piacer e tenir la terra in festa; ejusti-72 fico la captura di quelli. Itevi, è sta dito, da ehi è visto, Julio Orssini esser a Brazano con 300 cavali e va a Pitiano, poi a Siena ; e aspeta Zuan Zordan, e ivi, con li Bajoni, vederano quello dieno far o venir a Bologna. Et lo arzivescovo de Nichosia, Col dii conte di Pitiano, è fuzito di Roma e andato a Pitiano; e il papa à parlato a P orator di tal partita, dicendo non dovea dubitar etc., tavicn crede e ti ani P aria ritenuto. Et per Roma si dice, il ducha andari sequendo la fortuna. Da Film Sandeo, episcopo di Lucha, latina, a la Signoria. Zercha certo suo benefìcio con Vetor di Zuanne etc. Da Euigo, di sier Zuan Paulo Gradenigo, podestà, et capitanio. Nihil da conto et dii rete-nir di uno turco fuzito etc. Dii capctanio zencral da mar, date in galla, a Santa Maura, a dì 11 dezembrio. Come eri zonse lì la galia, sopracomito sier Zuan Yituri, qual mandò a Chiarenza, per intender di nove. Dice a dì 3 zonse uno olacho da la Porta a Bali bassa, flam-bularo di la Morea, qual è a Coron; che il secretano è andato a Constantinopoli, videlicet Zacaria, e passò li Dardanelli con una galia a dì 12 novembrio, e lassò le do a li Dardanelli; et’che era zonto P orator di P ongaro a Constantinopoli, e aspetava esso secretano. Itevi, che Dona Carazolo, sopracomito di la galia di Brandizo, si rupe a la Valona, era sia menato a la Porta, et ha dito al signor, esso zencral avia inlelligentia in Coron e dovea andarli con l’armata. E subito il signor spazò a ditto Halì, flambu-laro, che advertissa; et hanno frate alcuni cali di Coron, con il qual esso zeneral havia praticha, videlicet sono absentati; e che, sequendo la pace, li co-ronei sarano cazati fuor di Coron; e questo dice intese da uno Canani, chnstian, canzelier dii flambu-laro, qual è molto fautor di ebristiani. Etiam riportò, stratioti nostri di Napoli aver prese alcuni ti-marali dii signor, per numero 100, che ditti tima-rati è le colono dii turco. Itcm, a Coron esser solimi 4 fuste tirate in terra, e cussi quelle di Nepan-lo; et che de Sophì 0 si parla. Or esso zencral, è li a Santa Maura, ¡1 fato cargar le galie di pierc e brusca e svudarle, e voi far calzine e fa repari ; et à scrito a sier Alvise d’ Àrmer, capelamo di Corfù, vengi de lì a tender a tal fabriche; etiam è bon riparar il castello di la Zelalonia. Le zurme cridano : Danari; e se li manda stopa, pegola, seo e biscoto; c bisogna cavar tanto le galie possi passar; c manda la poliza di quel bisogna ; e voi licentia di disarmar. Replica quello à fato e recuperato Legena. Dii dito, di 20, ivi. Come il provedador Zanta-ni, era ritornato di Candia. disse Zacaria di Freschi di' partir; sì che la prima nova non è vera; e li