301 MCCCCC1I, ACOSTO. 302 Et perchè Iti spcxa di la mina «li Hongaria andava a la longa, nè si sapeva quando havesse a partir, fu decreto, che da domenega in là li sia dato ducati 100 al zorno, e con quelli si fazi le spexe a so posta ; ina, ben considerato la cossa, fu deliberà non far moto algun-; e tuta via era visitata da nostre zentildonne. Et accidit, chi lo oratori ungarici di-mandono ducati 8000 a la Signoria, per spexe convenivano a far, a conto di la paga si ha a dar al re. Et nel conscio di pregadi fu preso darli ; sì che fonno dati assa’ avanti il tempo. E1 re di Franza era a Milan, e con lui si atrovava tutti li signori de Italia, chi in libertà e chi per forza, e chi schaziati di Ihoro stato. E se ditti signori, maxime Ferara e Mantoa, atenderano a metcr mal al re contra venitiani, de facili si potria venir a la guerra, maxime hessendo unito col papa e il ducha Valentino, li qual è su le arme, e con Fiorenza et Spagna ; ideo li padri di coleio ferino pensieri quid fendum. In questo tempo si preparava mortai guerra tra Franza e Spagna, per non se haver ben inteso fra Ihoro in la division dii Reame di Napoli o vero di la Puia; perchè francesi intende haver la Capitanata con tutte sue terre, e Spagna dice aspetarla a lui. Dii qual è capetanio don Consalvo Hernan-dcs; et Franza ha persone X milia, et tolse a’ spagnoli Nucera, San Severino et Manferdonia ; sì che sarà assa’ guerre. E1 re di Franza, se have per leterc di nostri oratori, partiva da Milan per andar a Zenoa, poi in Aste, e ritornerà a Lion, per li movimenti fanno spagnoli di sopra ; perchè quelli reali voleno romper e recuperar Perpignano. E si dice, dito re di Franza mena con lui el ducha Valentino e altri signori, qualli sarano come obstasi. A dì 16 avosto. Essendo acordato le cosse, et ungari tasentati, di haver la dota poi la sarà transdu-ta, la raina era in dubio qual via dovesse prender, o per mar o per via di Treviso ; tandem, persuasa, da la Signoria nostra e da li oratori ungarici, che fusse meglior passar con la galia a Segna, et cavali mandar parte per terra. E cussi parte di oratori ungarici lolseno licentia da la Signoria, per ritornar, {ter via di Trivixo, in Hongaria ; e anderano a Segna ad aspetar esse regina. A dì 19. El principe andò con li piati, con il coleio, a tuor licentia da la raina, qual dia partir a dì 21 ; et poi a dì 21 fu fato la crida: che quelli hanno auto soldo su la galia di la regina, ozi si reduga a galia, perchè a bore XX sua majeslà monterà in galia ; et cussi montoe, et la noie partite. El missier Ga-leazo Visconte rilornoe a Milan dal re ; et per le nostre terre fu honorato, et fatoli le spexe, et a o-zoe in caxa di rectori. In questi giorni vene uno messo da Constau-0 tinopoli, per nome di Charzegoli bassa, con letere a sier Andrea Griti, che il signor voleva far la paxe. El qual subito fo expedito ; e credo, se li mandasse a dir, se manderia uno secretario, Etiam fo dito, andoe à Constantinopoli uno messo dii re ili Hongaria per tratar la paxe ; perhò che fo decreto in pregadi, post multa, farla paxe unito con ditto re, ali ter non. El monte nuovo, che valea ducati 54, saltò a ducati 56, nè si trova venditori. Si judicha la pace sia in boni termeni; conditiones varice dividgan-tur ; aldi dicunt, chi ha si tegna ; altri che li demo Napoli et Malvasia, a zio niente si habi su hi Morea, et el turcho ne restituisse Durazo e Lepanto, et Modon ruinarlo, solum si adoperi il porto; e si li dà al turco ducati 100 milia di chara-zo, in 3 page, a l’anno in vita dii signor; tamen tal condition non fu vere, comme dirò. Et si judicha, el turcho desidera etiam lui far questa paxe, vedando tuta Italia esser reduta in pochi signori ; resta solum la Signoria e Fiorenza e qualche altro signoreto, et il papa con il ducha Valentino ; e se dubita non si fazi union con li re christiani a sou ruina, videlicet Franza, Spagna et Hongaria, per li mezi sa tenir la Signoria nostra. Etiam dubita dii novo propheta, e marida soi exerciti in la Natòlia per obviarli. Qual è in Persia, è chiamato Sichali ; el qual va per meter el caraman in signoria, e va con un grande excrcito; ideo est facilis ad pacem, poi de natura esso signor è avaro etc. El pontífice in questo mezo havendo inteso, per letere, e per divulgo di la corte, che la Signoria è in p'rocinctu di concluder la paxe col turcho, mandò a chiamar sier Antonio Zustignan, dotor, orator nostro, digandoli : Son avisado, che la Signoria fa paxe col turcho. E 1’ orator rispose nulla saper ; ma ben, si la Signoria la facesse, parlería liberamente, li principi christiani sarano stà causa, per il pocho auxilio datoli. Etiam la vostra beatitudine promise far assai, e non ha fato, per far gran signor el ducha Valentino, come è venuto, et discazi tutti li signori de Italia ; e la Signoria solla è stà in guera col turcho. El papa rispose, questo altro anno li daremo grande auxilio. Disse l’orator : Fato sta, sánete pater, che si possi durar su la spexa; adeo el papa non sape che dir; e questo fo laudato l’orator in questa.