01 MCCCCCI, GIUGNO. 21, intrù in Roma monsignor di Obignì. Tutte le fa-meglie di cardinali li andò conira, e lo principe de Squilazi, e li signori di casa ursina. Le cosse sono in gran travaglio, e li signori Colonesi, perchè il papa voi tutte le sue terre ; e il Cardinal Coloni» li ha consiglia al papa le sue, e il papa ge riserva li fructi di soi bcnnefieij ; el signor Fabricio à consignà al papa Marino e Rocha dii papa, di li quale el papa li ha dato ducati 2000; etiam voi Ardea, che ticn lo signor Fabricio; e si stima lo la darà. Di Napoli, par non si habi a tenir contra francesi ; ma il re, con li Colonesi, si prepara a fuzer, et ha Spagna per inimico. È opinion anderano più presto in Franza che altrove. E da Lion è letere, di 19, che l’armata si partiva per ir verso Napoli. El papa voi tute le (erre di Savelli e conteschi ; e si dice, el Cardinal Roan vien a Roma, in compagnia col Cardinal Vincula e San Zorzi ; e si dice vien ancora el Cardinal Ascanio. El ducila Valentino, è in Roma za zorni 0, non apar ancora ; vene secreto ; la so gente rimase a Vitelozo. Item, francesi non intrerà in Roma, se non li capi, el resto di fuora mia 3 ; e se li porta ogni dì vi tua-rie. Questo à fato il papa, per aquietar li romani, perchè tutti erano mal contenti, che francesi intra-seno; e seguiva scandolo se intrava. E si dice Obignì à dimandato el castel Santo Anzolo al papa ; il papa sta sopra de si. Poi Obignì passò per Brazano, trovò il signor Zuan Zordan Ursini, venuto di Franza, li ha falò grande honor ; et in Roma Obignì aloza in caxa dii Cardinal Ascanio, in la canzelaria; et lo orator yspuno fa quanti fanti el poi e pagali bene. De 29 ditto, vidi una 1etera. Come, a dì 25, in concistorio, el papa, de consensu cardimlium, investì il re di Franza dii reame di Napoli, e a dì 28, la vigilia di San Piero, intrò in Roma monsignor di Obignì et il conte di Chajazo, con lo exercito vanno verso Napoli. Introno ordinariamente ; fu bel veder, bella zente e ben in hordine; zercha 7 in 8 milia fanti, tra i qual solum 2000 sguizari, el resto guasconi, normandi e picardi, 800 homeni d’ arme e molti cavali lizieri e arzieri a cavalo, et 36 boche di foclio, tra le qual 12 canoni grossi, il resto falconeti ; e sopra charefi è le monition. È opinion, il re Fe-drico non aspcterà ; quelli di 1’ Aquila è venuti a far patti e quelli di San Zerman. Et in questa matina, di’ è il dì de San Piero, il papa fece far procession 28 generai a tutte le religion di Roma ; e il papa vene a messa a San Piero ; poi' fo divnlgà la liga tra il papa, Franza e Spagna, con- bando, ogniun fazi focho per Roma e feste. Poi, a dì primo luio, il ducha partirà per Reame con le gente sue, molto pomposo ; e per Roma non si vede altro che brochati e sete. El signor Zuan Zordan e il signor Carlo Ursini e Vitelozo vanno con lui. Li campi de’ francesi e à Marino, terra prima di Colonesi; aspedano il ducha, non hanno contrasto. Tra Franza e Spagna è partilo il regno, e don Consalvo, capetanio yspano, à comin-zià a intrar in Calabria e piar terre. La Calabria e Puia tocha a Spagna, el resto a Franza, per capitoli. Copia di una letera da Lion, di Piero Meandro, de 26 sugno 1501. Qui è zonto, a li 18, Mercurio, qual alias vene in Italia, dico quello che va, con li figlioli e dona sua, vestito di sacho e con dipeli di paia. Tenevasse dal vulgo fusse signor da Corezo ; et ha apresentado al re opus magnum a se conditum, varimi et confusimi. Intrò a la majestà dii re sopra uno aseno; et haveva in man ensem falchatam, et in sinistra ancile speculare tanto transparente che inluce, et solem imitabat intuentium aspectui ; et vere erat indeprehensibile. Drieto a lui li figlioli et figliole ; poi la sua dona et una altra ; poi do serventi con ordine magis verendo quam honorando, perché lo habito affert mestitiam. Da la regia majestà et baroni, imo da lui, hebbe tanto honor, quanto mai havesse homo. Latine oravi,t coram regem, et affirmavit, se esse filiim Dei. De altro qui non se parla ; la majestà dii re li ha fato dar la stantia publica et expensas ; spesso manda per lui, el qual, per haver quasi la sacra scriptum a niente, multa dicit, plura mina tur, idem hoc- in opere suo ; adeo che se fa judicio, perchè etiam pro fi,tetur me-dicinam, et se impaza in archimie. E la majestà dii re li darà un certum quid, e li farà far aliqua experimenta. Dito Mercurio donò una simel opera al orator nostro, dal qual poi io la ebbi. Andai a rengratiar con parole acomodate nomine oratoris, e trovai dito Mercurio disputare con dui medici re-gij, uno hispano e 1’ altro franzoso, e parlavano de fìlio Dei, et argumentis, in iege et scripturis sanetorum, affìrmant se esse ipsum. A presso barbari lo ordine et lo habito che tien costui assai vale. Beato quello, che quando egreditur lo puoi ve- 28 * der et honorar! Baro apparet; gì uno compicciar verbo tenet artem. Lugduni, 26 junii 1501.