773 MCCCCCIir, MARZO. decime numero 70 è 71, si scuode a li governadori •di l’intrade, siano mandate a le cazude, si scuodi separale, con li modi etc. Ave 25 di no. Fu posto,, per tutti i savij, li mercliadanli, hanno robe in doana, le vadino a trazer, termine zorni 15, ali ter vadi uno savio ai ordeni etc., ut in ea. Presa. Fa posto, per lhoro savij, scriver una letera a l’orator nostro in Pranza, in risposta di molte sue, ringraeiar il re di la bona mente, e nui semo per servar l’alianza etc. c6n assa’ parole summesse. Ave 48 di no, 103 di sì ; e fu presa. Fu posto, per li antediti, la eommission a sier Marin Dandolo e sier Nicolò Pasqualigo, vanno pro-vedadori su le rote dii Polesene, videlicet meni in-zegneri et averzi le rote e redugi il tutto in pristi-num, videlicet la rota Sabadina etc., ut in ea. Ave 5 di no. Fu posto, per tutti i savij, provedadori e patroni a 1’ arsenal, che de catterò li chanevi si farà in trivixana abbi di don ducati 3 per mier, videlicet olirà la obligation hanno. Ave 14 di no. Fu posto, per nui ai ordeni, una letera al gover-nador di Monopoli, fazi milanesi pagi come li altri, et tutte le doane a un modo, videlicet Molla e Puli-lignan, soldi 15 per onza. Item, li citadini, fati per privilegij, pagi la piaza etc., ut in ea ; et similes, mutatis mutandis, si scrive a Molla e Pulignan. Ave 2 di no. Fu posto, per nui, slongar le mude a le nave, vanno in Soria, fino a dì 20 aprii ; et Jo, Marin Sanu-do, vulssi la parte leta, con questo si slongi fino a dì 15 aprii; et de catero, per non disordinar le cosse, alento le mude di le nave sia di marzo e septem-brio, che non si possi slongar, sotto penna e modi di la parte, di le mude di le galie, e sia questo publi-chato. Parlò sier Zacaria Bernardo, provedador sora lo armar, prò suo interesse, havia una nave sora porto videlicet, e longò zorni 20. Lì rispose sier Francesco Morexini, savio ai ordeni, poi Jo, Marin Sanudo, parlai in favor di la mia parte. Andò: ave 8 di no, 74 di 4 savij ai ordeni, 82 la mia ; iterimi balotata, 2, 73 la soa, 81 la mia; e questa fu presa. E fo contra la opinion dii principe e la più parte dii colegio. A dì do marzo. In colegio. Vene l’orator di Franza, e li fo leto la bona letera si scrive in Fran-za ; li piaque assai. E lui mostrò la letera il roy li scrive, ili la soa bona mente verso la Signoria nostra, con la copia di quella el scrive a monsignor di Namors, vice re in Napoli, zereba li danni fati a Molla, si provedi etc. Poi esso orator pregò spesso si scrivesse al roy, maxime venendo a Lion, che sarà soìum ben in prepósito. Da Milan, dii secretario, di 25 et 26. In materia. À ricevuto nostre letere per la chava o ver rota, si Iacea far per li Boromei verso Pizegaton, unde è stà contenti suspender, et hanno scrito non fazi altro. Di Franza, di V orator, date a Mes, a dì 14. Come lo dal re per li danni fati a Molla ; el il re disse è stà, perchè viti date favor a’ spagnoli e vituarie, dicendo : Disidero far ogni cossa per la Signoria, purché da lei non mancha. Et l’orator disse, che monsignor di la Mota, noviter venuto di Reame, si à laudà molto di le nostre terre di Puia. Or il re disse : Andò dal cardinal, che metterò pegno li farà provisione. Dii dito, di 14, ìiore 4 di note. Fo dal cardinal ; li disse in conformità, Soa signoria disse, et vi era il signor Ruberlet, si fosseno frali di San Fancesco non si poria extegnir di far qualche danno ; et qui fece alcuni eoloquij. El’orator nostro rispose, la Signoria aver diveda li navilij a levar li fanti a Trieste, e le artilarie volea condur a Fiume l’orator yspano, el fo fato poi letere al vice re in bona forma, et le mandò incluse in le letere. Poi parlò al re 346 zercha cative impression venia dite talhor da’ mali-voli etc. 11 re disse era disposto a mantenir I’ alianza etc. ; e che mandava in Reame li 3000 fanti, come scrisse, solo monsignor di Persi, et 150 slratioti dii marchexe di Mantoa, et 200 lanze col marchese di Saluzo, e più ne manderà bisognando. Item, la cosa di Pisa è adatada a questo modo : che 1’ una parie e 1’ altra si abstengi di le arme, et tanien non conversano fiorentini ivi; et pisani mandano a la corte do doctori, quali, con do di fiorentini, vedino, in termine di mexi sei, di acordarsi, e non potendo, il re poi li acorda lui ; et che fiorentini par al presente vengino ad alcuni capitoli di pisani, che prima non venivano, per caxon dii duca Valentino. Item, manda letere di l’amico fidel, qual sarano nolade qui sotto. Dii ditto, di 16. Come il messo di Valentino, stato in Guascogna a far quelle zente, era ritornato a Bles, et insieme con l’allro vene dai re, a dir di la morie di Paulo Orsini etc., erano parliti e andati a Lion a dar danari a dite zente. Esso orator andò dal re, pregando soa majeslà che le suspendesse ; el il re disse non passerano avanti mazo. E’ orator disse, monsignor di Libret le expedirá ben presto, per il poter l’ha. Il re disse : lo son solo re di Franza ; e quando Valentino volesse far qualche maleria con-