361 MCCCCCII, OTTOBRE. 362 A dì XIII octubrio. In còloio. Vene sier Iliro-ninio da cha’ da Pexaro, di sier Benelo, procurator, capetanìo zollerai di mar, con molti soi parenti, su-plicando, per esser inverno, e suo padre non si sentir; e, restando fuori, saria con pocho numero di galie, e con pocho honor di la Signoria nostra, pe-rhò si metti la parte di disarmarlo, oferendosi in ogni tempo ritornar a servir. Li fo risposo, si con-seieria. Vene il legalo dii papa, pregando la Signoria, li desse letere patente a tutti soi, non se impazi contra il ducha Valentino, nostro fio], dii qual si ha la protetione, nominandolo ducha di Romagna. Li fo risposto si vederi, et asse za fato con letere a Ravena. Item, presentò la bolla di l’abatia di Mozo al Cardinal Capaze, voria il possesso, qual 1’ à ’buia per renonzia dii prothonotario Prioli. Vene do messi dii conte di Pitiano, governador nostro, con Piero di Bibiena, suo secretario, pregando, fusse posto la parte di dar il possesso di l’ar-zivescova’ di Nichosia, à ’buto suo fiol, domino Al-drovandino, justa il voler di la Signoria nostra. Risposto, si farà. Fo leto molte letere di rectori, non da conto ; et fo commesso la cura dii serar le rote dii Polesene a sier Zuan Paulo Gradenigo, rector di Ruigo, e scrito a sier Andrea Venier torni a Padoa. Di Napoli di Romania, di si^r Marco Ricamano c sier Marco Zen, rectori di Napoli. \ Di successi di quelle cosse ; voriano aver una ('usta de lì ; de fermenti è assa’ abondanlia, vai lire qua-tro il ster. Item, di stratioti et fanti. Da poi disnar fo gran conseio per li inquisitori, ma non se reduse il numero, adeo fo licentiato, et la Signoria rimase a dar audientia. A dì 14 octubrio. In colegio. Vene Y orator di Pranza, mostrò alcuni avisi abuti di Roma di l’orator dii roi, monsignor di Renes, e nove di Reame e di Milan, dii governador e senato regio. Vene il legato dii papa, con uno orator dii duella Valentino, nome don Michiel Ermolino, suo auditor e consier, e, presentato la letera di credenza, expose sapientissime, ringraciando la Signoria, non aversi impazato contra queste novità di San Leo ; spera castigarli ; si oferisse perpetuo servitor, et alia verba. Da Milan, dii secretano, di 9. Gomme erano erano venule letere dii roy al gran maistro, mandi 500 lanze a l’impresa di Bologna a ogni richiesta dii ducha Valentino. Item, si aspeta lì a Milan uno orator di fiorentini, vien per star lì fermo. Di Ferara, dii vicedomino, di 12. Come è sta fato lì le cride : Chi voi danari si scrivi ; e il ducha dà a Valentino li soi balestrieri contra il ducila di Urbin o ver quel stato, e non contra Bologna ; e il nontio di Valentino è pur lì a Ferara. Da Faenza à, le porte di la terra si tien serade ; manda un capitolo di nove, ahute di Romagna, di successi. Da Ravena, di XI, hore una di note. Come li soi messi mandono, non sono zonti ; manda la copia de una letera scrive il ducha a li antiani di Ber-tonoro. Item, eri zonse lì sier Hironimo Bragadin, fo di sier Andrea, vien di Napoli, passà per il stato di Urbin con pericolo, confirma il tutto; e cussi per merchadanti vien di la fiera di Rechanati. Dicono, in Pexaro era certo remor, e li foraussiti, intrati, vendono il suo. La massa fassi a Rimano di le zen-te, veleno poi passar a Urbin. Il ducha è pur a Ymo-la ; à fato ricolta di bon numero di zente pa'esane ; zonli li messi aviserano. Dii conte di S'oiano, a li rectori di Ravena, 168 * data a dì X, a Soiano. Comme uno è venuto, partì eri, e vete dar la bataia a la rocha di Urbin ; durò 8 hore, a hore 22 l’haveno. Era dentro 18 spagnoli, qualli fonno taiati a pezi XV, et 3 impi-chati a li merli, e cridano: Feltre! ducha Guido; e il resto dii stato fa novità. Mancha haver la rocha di Cai e Fossibrunno, ma è preso el zirone, zoè la prima forleza. Ozi si dovea dar la bataia a la rocha di Cai. El Cardinal Borgia è a Rimano, e missier Remiro versso Pexaro. Copia de una letera dii ducha Valen tino, scritti a quelli di Bertonoro. Dux Romandiolce TJrbinique ac Hadrke princeps, dominus Plumbini, dilectis nostris salutem. Li vilani di San Leo, portando legni in dito loco, induti di cupiditate di nova preda, hanno preso lo castelano e tolto la rocha ; e, per esser San Leo capo di Monte Feltro, le castella circumvicine sono rebellate ; e perchè forsi Guido Ubaldo, eon fingere haver ajuto da qualche potentato, voria andar là, pertanto ve comandemo, per quanto haveti caro la gracia nostra, faciati piare e guardare li passi con armati, e tutti quelli passerano farli menare al nostro comissario, e, faciandone resistentia, amazarli. Non sa Guido Ubaldo la bona intelligentia è tra la santità dii papa e lo ehristianissimo re di Pranza e li altri potentati e uni, et multa alia v'erba, sed de