mccccc::i, i-'ebbbajo. 690 fono lette, tra alcuni di colegio, le lelere ili Roma, qual sarano qui soto scriple. I)a poi disnar vene inaistro Galasso, Irate di San Francesco, dal principe; vieti di Bologna con letere credential dii signor Bortolo d’ Al via 110, date a Bologna, a dì ultimo zener.. Or el principe mandò per tutti li padri di colegio, qualli re;!uti, el principe re feri te quanto li havia exposto ditto frate, videli-cet che a dì 28 si partì da Siena, e venuto con Pan-dolt'o Petruzi fin a Pogibonzi. Et che zonto di qua di Bologna, per venir qui, trovò el signor Bortolo d’ Alviano e lo fé ritornar a Bologna. E inteso la perdita si poi dir di Siena, ha terminato mandar el ditto frate, et dir a la Signoria li mandi el ducha di Urbin, el signor di Pexaro e quel di Rimano ; e che lui va a Ravena e voi intrar in lo stato dii ducha Valentino e reaquistar il perso, poi che per la via di Siena non vi è modo ; e ara Zuan Paulo Baion, qual è usito di Siena. Or, consultato inter patres, et Jo non vi era, fo terminato de scriver tamen diman, col conseio di pregadi, che ’1 ditto Bortolo Alviano ritorni in questa terra, e mormorato assai zercha tal soi andamenti di andar a Ravena senza nostro bordine e far tal moveste. Et steteno in camera dii principe a consultar fin bore una di note. Da Roma, di V orator, di 25. Come era nova de lì, da Siena, che Pandolfo era dentro e si voleva tenir. Il papa scrisse brevi al ducha, li facesse ogni acordo, che ’1 vengi a Roma ; e voleva, monsignor di Agrimonie, orator di Pranza, li scrivesse, el venisse a Roma Pandolfo sopra di lui. Rispose non voler, poi che la protetion dii roy non à valso, mancho va-lerà se li prometesse ogni secureza. Or il papa disse il duca esser d’ acordo col roy, poi la volli'», zuran-do 0 sapea di l’impresa di Siena, et mancho di la volontà dii roy. Itern, dii Cardinal Orsino si dubita sia stà morto, perchè più non li vien portato da manzar, e di l’abate Alviano si tien per certissimo. Dii ditto, di 26. Come quelli di Mugnano, loco di l’abate d’Alviano, erano stati dal papa, a dirli erano sotoposti a la Chiesia, e li mandasse uno co-missario a lhoro governo ; e cussi il papa vi manda uno. Item, il ducha è col campo mia 12 di Siena; aspeta l’arlilaria ; à preso alcuni castelli di senesi, tra li qual uno, dove erano robe di senesi, con occi-sion di quelli vi era. Dii ditto, di 27. Come quel zorno era stà concistorio, e parlato de materia pacis con turco, e terminato, atento il papa nè il colegio di cardinali non poi far pace con infideli, di scriver al legato in Hongaria, che per ben di la christianità consenti a 1 Di arti di M. Sanuto. — Tom. IV. farla, risalvando a quelli voi far guerra ; e poi uno altro breve al re li dogi fede a ditto legalo ; et I’ orator ungarico si voi partir omnino prestissimo, o risposto o no .Item, è letere, di Siena, ili Pandolfo a l’orator suo, qual, partito, è capità in man di Ju-lio Spanochij. Come era per partirsi; et il ducha non Ita fato altri capitoli, ma solum voi 1’ honor. Et poi disnar esso nostro orator fo chiamato andasse dal papa. E andato, soa santità si lamentò, dicendo aver dii comissario di Viterbo, quelli di Piliano averli tolto animali, e cussi quelli di Viterbo a lhoro, unde acciò non vengi scandolo, à scrito a Viterbo restituissi li animali tolti, e cussi voleva esso orator scrivesse a Piliano; et cussi scrisse rendesse, liaven-do li soi. Da Napoli, dii consolo, di XXI zener. Come 308 * quelli dì a Taranto, in certa scaramuza, furono presi, da quelli di la terra, el fìol dii conte di Conza et lo fratello del duca di Termole con alcuni altri. Item, el vice re si dice esser reduto a Troja ; e monsignor di Aiegra fo eonduto lì a Napoli infermo per curarsi et sta meglio ; e li loro disordeni fanno diuturne le infirmità. Et, essendo stati presi a questi dì alcuni de Ischia, uno Thomaso Regulano, fo a la Signoria nostra, secretano di re Pedrico, si tolse via di Napoli, e non s’intende dove sia ito, è slato tolto suspeto e judicato per ribello; e quelli de. Yscliia hanno preso poi duo barche di napolitani el una di Pizuol, et continue fanno danni; e si ragiona mandar le nave sono de lì, a prohibire che a Yschia non possi venir socorsso, ma 0 potrano far, perchè sempre di Cicilia, con tempo fatto, a Yschia, potrà ogni legno venire ; e si aspeta certe bàrze de lì. Di Alexandria, di sier Alvise Arimondo, consolo, di 8 desetnbrio. Come/per letere dii Cha-jaro, si ha di l’intrar di l’orator dii turco con bele-tissimi presenti ; e li è stà fato tutti li honori, che far si puoi. La causa di tal amisione è come à scripto, e più per dimandar ristoro di li danni à ’uti li soi subditi ne le charavane prese per arabi, di le qual in bona parte el soldan è stà retato, Item, afermano ditte letere, che tutte le specie, che dama-sellini hanno a tuor questa volta di Alexandria, ni dal Cimiero lassa trazer per altro Iodio; sì che la cossa è desperata per ditto vi izo di Damasco, solo si poi sperar per la venuta dii nostro orator, et 0 di lui sa. El paexe, è interdito per la soa dimora, judicando le galie habbi a tardar. Item, è fama de lì, la Signoria à concluso paxe col turclio ; li popoli hanno grande apiacer, e il contrario quelli che go- 4-i