MCCCCC1I, « non acordata. Le gente dii ducha non.cessa gion-ger, sì a piedi come a cavallo; pasano a la volta di Faenza, parte se drezano a la volta di Cesena. Eri sera, a hore 22, gionse 150 balestrieri a cavalo di Frachasso ; alogiò ivi, e sono destinati a Veruchio ; et cercha 140 guasconi è andati a la volla de Meldu-la, non si sa a che fine, e ne agionge continue de li altri. E par, a Forlì è stà preparato per il transito, che hanno a far le gente d’arme, verso a Rimano. Item, per via di Rimano, hanno, le gente di Vite-lozo-luni e marti hanno corsso fino a presso a Rimano, inferendo danni de animali e fato -presoni, c non cessano di corer per quelli lochi; e si dice, esser stà discoperto il tractato. In Pexaro è retenuto molti citadini, et è stà impichati alcuni, e maxime padre e fio, che erano a la custodia di la porta ; e le gente di la liga haveano streto Fanno. Item, alendeno le so spie. De li diti, di 3, hore 22. Dii gionger alhora una spia, partì eri sera, hore una di note, di Pexaro, venuta con barella, per esser le strade rote. Dice, tute le porle di Pexaro continue stano serate; nè si averze altro dia una, a presso la rocha, versso il porto ; e si apre tardi c si sera per tempo. E limi fo apichato 4 citadini a le fanestre dii palazo, tra i qual era un missier Redolfo, homo di età decrepita, già oficiale a le bollete, e un Guido Antonio, fiol dii ca-petanio dii porto, era zenero di missier Pandolfo, confalonier de justicia, e conseier de prementi dii ducha di Ferara. E quel Redolfo à manifestato molti altri, erano nel tradato; e sono presi altri 12 fin qua ; si dicea ozi dovea esser apichati. El traclato haveano insieme era questo : che, quando li soldati di Pexaro ussivano a la scaramuza, volevano levar la terra a rumore, e taiar a pezi la parte favoriza il ducha Valentino, e chiamar el signor Zuane in casa ; per modo che eie presenti è slrectissimo comandamento, alcun più non possi ussir fora alla scaramuza, sodo gravissime pene. Eri a bore 22, di bordine di missier Remiro e don Michiel, andò el bando per la terra, 19G* soto pena di rebclione, tutti che erano abeli a portar arme, dovesseno presentarsi su la piaza dii vescoado con sue arme a far la monstra; e cussi di uno in uno, foron chiamati et notati. E si ragiona di la pace sequita fra la liga e Valentino, c non lo credono, perché ogni zorno le gente di la liga corono fin su le porle ili Fano e Pexaro, e luto il conta’ di Pexaro e Fano à preso, excepto Gradara et Fiorenzola. E si dice, il ducha di Gravina pubi ice fa intender a •ulti, che mai el non è per far la pace con Valen-tino; et chadauno che li porta una testa di spagnolo NOVEMBRE. . 426 li dona X ducali. Et che fra le gente di Yitelozo, in disprecio dii signor Paulo, che è gionlo in campo, dicono queste parole, pubicamente, che madona Paula Pialosa voi far fare la pace. E dita spia non li par sia intelligentia di pace ; e si diceva, le artilarie se conduceva a la volta di Fano per expugnarlo. E in Fanno sono do brigantini grossi et do barche armate, con 32 homeni per brigantino, i qualli scorsi-zano per quella ripa a danno de’ firmani e altri soi jnimici ; e Levoroto è con 2000 fanti in campo et 200 cavali lizieri. Item, aspelano un altra spia, farà la volta di Urbino, per esser rote le strade ; et sperano haver qualche verità. Da poi disnar fo conseio di X simplice. A dì 6 novembrio, donienega. In cdleio. Vene l’orator di Franza, solicitando la resolution di Asca-nio, et dimandando, si era nova alcuna di fanti ale-mani andaseno in Reame. El principe li rispose nulla sapevamo, e di Ascanio si riferiria. Vene sier Mathio Tiepolo, dimandando certi libri, fo di sier Bortolo Zorzi, qualli, per il conseio di X, fo messi in coleio ; et la Signoria pagò al turco ducati 100 rniKa, per la promessa fece sier Pollo Barbarigo, baylo, 1463; et Itine est fo provisto, niun baylo prometesse. Risposto si vederia. Fo leto la commission di sier Vido Antonio, pro-vedador sora lo armar, va con sier Michiel Bon in Dalmatia, a disarmar le galie ; al qual se li dà ducati X milia ; et fo conzà e azouto ; e partirà fin do zorni. Di Roma, di V orator, di 30. La nova dii signor Paulo Orsino, era andato a Ymòla, e F acordo lato. E il papa à scrito al Cardinal San Severin, vien di Franza, lazi la volta di Fiorenza, a exortarli dagi ajuto al ducha Valentino. L’acordo è rifredito. Dii dito, di 31. Come il papa fo a vesporo, disse : Deus in adjutorium meum, e l’orator yspano disse, verso il nostro : Qual, credè vii, il chiama, chiama la Signoria vostra lo ajuti ; e coloquij abuti sopra di zio, dicendo : La signoria à occasion e non voi far. Rispose l’orator : La Signoria man-tien fede, et sopra zio si dilatò assai ; non piaque al coleio. Poi in la camera dii papaga’ il papa li disse: Domine orator, bone nove dii legato, vidélicet Hongana, hongari à preso una terra dii turco, nominata Bodom. L’orator disse, era nova vechia. E il papa disse : Mandò a fuor la letcra eh’ io la veda. Dii dito, di primo. Come el Cardinal di Napoli li mandò a dir, lo acordo di Orssini non seguiva, perchè non voleno esser contra Urbin ; e 1’ orator francese disse, Bitonte era stà preso per forza, e l’o-