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MCCCCCH, DICEMBRE.
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spianale per le alpe di San Beneto. Et il ducha à fato comandamento per la Romagna, che li citatimi, apli a portar arme e abbi cavali, siano a hordine a cavalo con le arme, e lo sequi con pan e biava per tre zorni. Item, ozi li 2000 guasconi, zonti a Lugo, passono a la volta di Faenza, e le artilarie condute a Cesena ; sta in moto a levarsi. Item, essi rectori receveteno li gropi, per dar a quelle zente </2 paga.
   Da Chiosa, di sier Francesco Marcelo, podestà. Come, ricevuto nostre letere la note, messe in hordine 100 boni homeni; et è capo uno Piero Nordio, qual vien qui con alcuni caporali etc.
   A dì 'XXVI dezembrio, fo el sor no di San Stefano. El principe andò, con le cerimonie de more, a messa a San Zorzi, con il legato, Pranza e Fe-rara; et Spagna lenze non si sentir. Portò la spada sier Marco Antonio Loredan, va podestà et capeta-nio a Trevixo; fo suo compagno sier Alvixe Emo, suo consolo. Et poi tornati, il principe fè il suo pasto, al qual vene 7 fioli di sier Andrea Malipiero, è sopra le legne, et uno fé una oration; et vene alcune letere, qual fo lete il zorno da poi.
   Da Sibinico, di sier Piero Marcello, conte e capetanio, di 4. Come à dì 2 ricevete nostre le-tere zercha il corpo di Santa Marcela, fo robato a Nona. Or l’à ritrovato in questo modo. Come in quella note proxima passata li vene a mente, o per sogno o visione, ditto corpo esser in la chiesia di San Domenego, zoè uno corpo di dona picola, con una ghianda in testa di mazorana, la qual essa si tochava ; e li pareva esser sentato e volesse levar in pie’, per honorarla ; e in questo si svegliò. E fato dì andoe, con tal fantasia, a ditta chiesia di San Dome-nego a messa, col camerlengo, e poi andò in sagrestia e dimandò il prior, minazando, dicendo saper ditto corpo esser lì, e aver libertà di la Signoria. Or el confessò quello esser a 1’ aitar granilo soto al pie’ de la palla, e lo tolse e felo portar con solennità in la chiesa cathedral e messo in uno scrigno sicuro, e
lo	custodirà fin sia porta a Nona. À scrito ai rectori di Zara e Noria; e lui lo porterà al suo venir a Nona. E chi ’1 rubò crede sia uno Zuanne di Domenego di Lorenzo, eitadin di Sibinico, qual lo per laro bandito da Sibinico, et presentosi, soto il suo successor, da San Michiel, nel qual tempo é consueto trar uno ili prexon per la vita ; e quelli dimandò costui e fo lassato. Or zonto esso conte, fé bandir, tutti li banditi andasse via e questo andò a Nona per caporal di Hironimo Tartaro, contestabile. E li frati li ha ditto questo ; e lui à scrito a Zara. Or ditto corpo é in più fragni-liti diviso, in una caseleta di legno an-
tiqua, con alcune ramette de mazorana verde, sopra ditti fragmenti, parelio esser sta poste adesso, tien sia per manchamento de chi ’1 rubò; e ditti frati hanno fato renitentia a darlo, digando aver speso ducati 207 per averlo e li voria; e lui dimandò a chi li dete etc. Item, manda una letera abuta di missier Doymo Martinosovic, cuxin di lo episcopo di Scar-dona, di do, il sumario è questo.
    Come lo exercito ungarico non è sta in Bosina, si non aconzà Livaz e altri casteli desfati per li turchi ; e il campo è slà licentiado ; e li turchi stano asunadi, aspeta tempo e darà bota in qualche loco, si non si provede, e si le aque, che son grande, non impedisse; e à portà letere, Coxule e li vice-bani vadino dal ducha e il conte Zuane di Corba-via, per la dilerentia tra Cosule e li vicebani. Item, che li animali è a presso li nostri è disposto a farli' pagar sempre, perchè dice non poteno star senza conversar a Sibinico.
   Da Eavena, di 24, hore 15. Come, per do 258 messi venuti di Cesena, partì eri sera, dice beri a hore 22 don Michiel retene missier Remiro e lo messe in roeha, non si sa la causa; et li guasconi, dovea passar a Faenza,‘è zonli a Cesena; e ivi si racoglie fanti a piedi e schiopelieri a cavallo ; e tu-tora le artilarie, erano in Ymola e Forlì, si azonze in Cesena. Le zente francese levate si dreza a la via di Bologna, per passar in Lombardia ; si dice, perchè in Milan è risolto novità. Item, si dice è sta tolto per il ducha a missier Remiro ducali 20 milia.
   Da Milan, dii secretarlo, di 22. Ricevute nostre letere, zercha la cavazion si fa a Lodi, parlò al gran canzelier, per esser il gran maistro a Bia’ Grassa da la moglie. Disse manderia a .veder ; el à ’uto letere di domino Acursio, mandò a suspender ditta cavazion. Item, il re à fato, e manda a levar le zente soe era in Romagna, che vengino sul milanese.
    Da Crema, di 22. Zercha dilla cavazion si va sequendo. À manda il suo vicario, è domino Agustin de Vilmercha’, a Lodi a dolersi; et che il re non è di lai voler; et ordinato al ritorno, vedendo se-quir, fazi una crida, soto pena di la forcha, niun lavori di qua di la riva sul nostro etc.
   Da Ferara, dii vicedomino, di 23. 11 signor esser ritorna di Bel Reguardo. Manda avisi di Bologna, par le zente francese habi dimanda il passo, et li hanno concesso etc.
    Da Zara, di rectori, di 5. Come la peste è nel borgo di Lavrana ; fanno pròvision, tamen in Zara