MCCCCCII, DICEMBRE. 534 rapitolo. Parlòel Barbo; et li rispose sier Zuan Alvise Venier. Andò le parte: una non sinceri, Odi no, 41 di do savij ai ordeni, 130di lelelere;e fu prese. Et fo expedito il gripo, per via di la. Valona, con letere di sier Andrea Grifi a Mustafà bei et a Char-zego bassa, primo visier dii turco, qual za fo lete in eolegio. Fo posto, per li savij a terra ferma et dii con-seio, dar autorità a li deputali vanno su le diferentie di padoani et veronesi, etiam vadi sul colognase e vicentino; e fu presa. Fu posto, per li consieri, acetar la scusa di sier Francesco da Mosto, rimase andar sul Polesene etc; et fo preso di acetarla. Fu posto, per li consieri, cai di 40 e tutti i savij, excepto Jo, Murili Sanudo, che sier Alvise Arimondo, consolo in Alexandria, vengi con le galie, lasan-do un vice consólo, fato per il conscio di 12, fino vengi sier Alvise Malipiero, suo successor. Et andai in renga et parlai e missi non si partisse, fin non vengi il successor, per non rumar il cotimo. Sier Marco Antonio Loredan andò in renga, ma vene zoso, perchè sier Piero Balbi, el consier, parlò in favor di la parte, dicendo ad altri è sfa fato; et andò le parte: 33 la mia, 132 1’ altra; e fu presa. Fu posto, per tutti i savij, che a Moro Bianco, contestabile al Zante, che li avanza assai, li sia dà, per maridar una soa fìola, ducati 150 di salii dii Zan-. te; et fu presa. Fu posto, per nui ai ordeni, a uno fradello dii scrivali di sier Vetor da Leze, lo morto da’ turchi, una expetativa de esser garbelador al pevere; et fu presa. Et, licentiato el pregadi, rimase conscio di X con la zonta di danari per aver ducati.... per l’arsenal, facendoli ubligatione di danari di decime si scodera-no ; et questo perchè sier Toma Duodo, sier Alvise Marzolle e sier Piero Landò, patroni a l’arsenal, disseno in coleio questa matina li bisogni di la caxa ; et manchava pagar di do setimane le maistranze etc. Noto, questa matina in coleio, a requisitimi di sier Zorzi Zorzi, camerlengo di commi, fo balotato da dar a diversi creditori, per queste feste, ducati cento e cinquanta. 241 * Adì 13 dezemkrio. In eolegio, fo Santa Lucia, fo aldito sier Francesco Orio, ólim provedador sora i officij, per la sententia fece, con sier Polo Erizo, contra Mathio Cini, fiorentino, et aldito esso Matliio, fo terminato, per la Signoria, stante la sententia, andasse a la apellatione, dove e a qual conscio li piaceva etc. Vene l’orator di Pranza per cosse particular; slè podio e poi andò fuori; et non è cossa da conto. Da Pyran, di sier Andrea Valier, podestà, di 2. Come sta aleuto si passa fanfarie de li, ma la terra è disfornita di monition ; e à inteso, ditte fanterie, dieno venir e imbracharsi a Trieste, non sono mosse, ma ha, di uno mercadante de li a bora venuto, che 12 navilij grossi si aspela zonzino lì a Trie-. ste per levarle, e zonti monterano suso ; e sono preparati biscoli per ducati 100. Item, la terra di Pyran mal si poi custodir; à porte 37, fra maislre e bastarde, e niuna si poi serar ; conclude se li proveda di artilarie. Da Ravena, di rectori, di 9, hore 8 di note. Come a hore 5, per ilo messi a posta dii conte di Soiano, gioliti 1’ uno drio l’altro, ricevete letere di missier Dionigio de Urbino e una di missier Octa-viano di Campo Fregoso e do di Vicenzo Roseto, dii successo di lo acordo, e le manda qui. E il conte predito voria, per securtà di la soa persona, se li mandasse 8 o ver X fanti de lì, per non se fidar; per ha-ver il fratello che continue lo insidia ; perhò avisa, acciò si ordeni. Di Jacomo Roseto de Castello, eastelan di San Leo, data a dì 7, drizata a Jacomo di Sa-cito, in Soiano. Come uno suo, ritornò di Urbino, par il signor Paulo e li Orsini e Vitelozo erano in Urbino; e par suo fratello Zuane sia nimicho di Pau- lo, per caxon che a la rota di Fossimbruno Zuane non volea far presoni spagnoli, et si alterono di parole. Or il duca à ceduto le rasone dii sfato al duca di Romagna, el qual li dà certa quantità di danari e provedeli di intrate, perdonando a li subditi. Si dice, Vitelozo l’à tradito; e la persona non è libera. Tufo il paese è sublevato, e tutti è in fuga, nè li poi reparar, pur lui ussì di rocha, e fo in la terra, e fé convocar li homeni dii loco, e ditoli le nove; e,essendo il ducha tradito, lui vòlea tenirsi. Risposeno voler esser fino a la morte saldi, prometendo; e mandò uno messo ad Urbino ad saper la verità. Et in l’altra, di 8; par ritornò suo fradelo Zuane, con letere dii ducha, li consigliasse la rocha di San Leo al signor Octaviano di Campo Fregoso e Latanzio da Bergamo, e lui con suo fratello andasse a Urbino, a presso la persona dii duca. E si aspeta questa sera certe lanze spazate; e di lo acordo il duca non à voluto far 0; et par luto doman el duca sarà in San Leo, o in uno viazo secreto oculto verso Venetia anelerà. La rocha di Urbino à fato espianar; e Vitelozo li mantien fede, licei sia concluso la pace di Orsini ; è lui con Valentino e, zonti Ihorodo a Urbino, lui Vitelozo andrà a