- 140 - del Drin e che alcuni lavori di regolamentazione delle acque (già in massima convenuti fra la Turchia ed il Montenegro), potrebbero far ridiventare, come fu all’epoca veneziana, un porto di mare. L’idea è tanto poco fantastica che la Regie générale des chemins de fer et des travaux publiques 1’ aveva fatta concretare senz’ altro da un ingegnere in un completo progetto, tecnicamente e finanziariamente accettabile, del quale rende ampio conto il Jaray nel suo volume (op. cit. pp. 187-94). Finalmente, quando si volesse andare a cercar un punto intermedio fra questi due, i tecnici avrebbero gettati gli occhi sopra una buona insenatura davanti a Cavaja, con profondità sufficiente e sufficiente riparo, con della pietra a portata di mano, con vaste distese di terreno (come tanta parte di tutta l’Albania) fertili, ma ancora incolte o adibite a pascolo brado, davanti; non lontano da Durazzo, di dove conducono a Tirana quaranta chilometri di strada carrozzabile trasandata, ma fatta bene e si aprono alla buona stagione comunicazioni peggiori, ma pur praticabili con Be-rat, con Elbassan e più oltre. 11 porto nascente coi suoi mezzi meccanici ed eque tariffe migliorerebbe i sistemi di sbarco della merce oggi alla mercè dell’ incuria doganale e dello strozzinaggio dei barcaiuoli e dei facchini che impongono prezzi esorbitanti, superiori a quelli dei nostri porti, riuscendo così ad accrescer subito il traffico. Facile sarebbe a risorgere nelle sue vicinanze lo sfruttamento razionale d’ un prodotto antico del paese, retaggio di Venezia, oggi imbastardito e non saputo utilizzare; intendo dire 1’ olio dei vasti uliveti che si stendono interrottamente sulle colline costiere da Antivari fino a Prevesa. Basti ricordare che anche nelle cattive condizioni attuali Durazzo produce circa 30.000 quintali d' olio