181 MCCCCCI, DICEMBRE. 189 nave francese,- che vien a confirmar quanto è ditto di sopra; si che l’è vero esser sta abandonata l’impresa di Metelino; sì che el turcho si ha governado ben, a non meier la sua armada fuora, intendendo tante armade sul mar; e venitiani à convenuto la instate e lo inverno lenir tutegalie e nave fuora. E questo fenno nostri, perchè, vedando Pranza, Spagna e Portogalo haver le lhoro armade fuora, a zio non dicesseno: Nui vegnimo a darvi auxilio contra il turcho e la Signoria fa disarmar; sì che torsi sariano il meglio che mai tal armate non fusseno ussite nè venute in Levante, cha venir passato lo instate, e poi abandonar l’imprese, con perder di la re-putation de’ christiani e acresccr quella de’ turchi. Haec enim est mutatio dextcrte Excelsi. Da Constantinopoli. Si ave avisi, luti li mer-vhadant-i nostri, che erano retenuti in castello di Mar Mazor, erano sta dato taia ducati X milia in tutto, di qual sier Andrea Grifi si havia tolto per ducati 3000 ; et quanto tutti merchadanti ebeno di taia sarà no-lado qui soto, videlicet:........ Adì X ditto. In pregadi fonno electi tre savij dii conseio et, balotati molti con titolo, niun non passò ; et do savij a terra ferma, sier Batista More-xini, fo savio a terra ferma, sier Beneto Sanudo, fo savio a terra ferma, quondam sier Mathio; fo solo sier Lorenzo Zustignan, fo podestà a Brexa, quondam sier Bernardo, cavalier, proeurator. Noto, a dì G fu posto, per i savij, elezer capota -nio di le nave armade, per scurtinio, et uno patron, per eletion di la bancha e do man di eletion. 17 ili no, 118 de sì. Et cussi fo electo capetanio di le nave sier Ilironimo Contarmi, quondam sier Francesco, fo capetanio in Barbaria, qual refudò; et patron, come dirò di soto, da poi fato .... volte, che niun non passò, sier TToian Bolani, fo sopracomito, quondam sier Hironimo. A dì 4. Fu fato, per colegio, exator a le raxon nuove, in luogo di sier Andrea Bon. sier Zuan Con-tarini, quondam sier Troylo. A dì 15 desembrio. Desiderosa la terra intender i falli et contrafation di la promission dii doxe defonto, fo chiamato gran conseio a petizion di tre inquisitori etc. ; e fonno da 1200 in suso a conseio. Et sier Antonio Loredan, el cavalier, inquisitor, andò in renga, et, premisso ornato, elegante e inorai exor-dio, in detestation de tante horende, abominabile et spaventose manzarie et extorsion dii doxe morto, vendition de justitia, robamenti de le nostre camere e di nostri subditi di Piove di Saco, Ruigo, Padoa, Fellre e Cividal c altri luogi, stando in renga per 4 hore continue, con atention mirabile, senza aulir un spudar, fo per el dito introduto el caxo, con gran memoria, per capita rerum, de tute manzine operate per il doxe e fate per sier Zorzi Nani, suo zollerò, morto in questi dì, e per i lìoli e molli soi scudieri senza alcuna erubescenza, tanquam dominus et tyrannus, sic volo, sic jubeo, e probaio tutto per omne grnus probationmn et prceeipue per i libri de ditto sier Zorzi Nani, tolti di caxa per decreto di la quarantia, e per i libri di Balista, fo ca-merier, e di sehalehi c. cavalieri, e per i libri di dacij publici, zoè stimaria, becharia, legne, sai, camere, biave, camera di Padoa e Ruigo, Piove di Sacho e Priul; ad fio che sier Domenego Pixàni, lo zencro dii doxe, e i fioli dii Nani, che erano presenti, fenno quanto dirò di sotto. Et stelo esso sier Antonio Loredan in renga fin hore 24, e non compite, contra il doxe diabolico, acechato da tanta detestarla ava-ritia et insaciabile cupidità. Le scriturp sono assai ; vorano 3 dì a lezerle; son 200 testemonij. Erano avochati per il doxe defunto Rigo-Antonio et Venereo, doctori, e Marin Querini. El non voglio restar, quello che parse a molti et a mi maxime, licei non fusse fune in questa terra, ma in la mia questura veronese, che, per honor di la terra, meio era tralar tal causa in conseio di X e non coram, omnibus, dove sino i mechaneci intenderà el tutto, con indignità dii stailo, ma, per esser sta preso che sia tutto introduto in gran conscio, altro non se dice, salvo che si divulga, che, per tanti manchamenti fati, volerlo meter parte, che la caxa fabrichada a Padoa e molini, a spexe di carizi de’ poveri, non pagadi e legnami e piere auto, sia minata et brusata, et spega-zar de libro inventimi et ducum tute arme barba-rigo, et in gran conseio et extra, di questo doxe ultimo, a zio non romagtia alcuna memoria nominis sui, per esser provado haver auto presenti irmume-rabeli ; e da tutti retori veniva di fuora era presentarlo; e mal por colui fusse vernilo, che non li havesse donato qualcossa; e che à ’uto dóni dal marchexe di Mantoa e dal signor di Rimano. Et per i soi libri è prò vado, babbi auto, in 13 anni in 14, quarte X milia vini e malvasie; rnoschalelle quarte 300 ; tra sier Beneto Barbarigo di Candia e Piero Coresi, bota una di moschatello;i l’anno 7 anni continui; nè si trova babbi pagà dacio de .500 quarte di vin a la stimaria. E eireha el suo vestir fo provado assa’ manzarie ; che da Antonio di Stefani, masser in fontego di todeschi, volse per suo me/o li trovasse 85 lovi, cervieri e martori per fodre; e portatoli una fodra de lovi, pagata ducati 5G, veduta, non li pia-