77 - agli uni e agli altri nella delusione la suprema necessità del far da se. Il nome almeno di governo provvisorio lanciato dal calabro-albanese Terenzio Tocci davanti le vecchie mura di Alessio, le tardive dimostrazioni dei Mirditi, le richieste avanzate in armi dai capi albanesi dell’Epiro, le agitazioni del gruppo insurrezionale facente capo a Corfù ad Ivanai bej, le espulsioni provocate, giovavano a dimostrare fino all'autunno la reale persistenza d’una questione albanese, in tutta la sua organicità. I turchi, com’era da aspettarsi, non eseguirono affatto le promesse: nè scuola nazionale, nè strade, nè funzionarii del luogo per l’Alta Albania; e nella Bassa e nel Centro, malgrado le mille promesse seminate da Hadgi Adii bej ministro dell’interno durante il suo viaggio elettorale, non una scuola fu riaperta, non un’ingiustizia riparata. Afferrato spasmodicamente al potere nell’irritazione della lunga guerra di Tripoli, il partito Unione e Progresso condusse l’elezioni del 1912 colla più sfacciata prepotenza, in modo da annullare ogni possibilità di discussione nella nuova Camera. Troppo tardi esso stesso se ne avvide e cercava di riparare lasciando qualche libertà neli’ultime circoscrizioni chiamate al voto, spaventato e pentito di quella mancanza totale d'una valvola di sicurezza ai malumori del paese. Ma fin dai primi di maggio del 1912 a Cossovo e sul Drin Bianco, cogliendo a pretesto la venuta di alcuni ingegneri per lo studio d’un tracciato di ferrovia militare da Mitrovitza ad Ipek, la rivolta albanese riprendeva per la quarta volta sotto la guida dei soliti capi, ma coll’alta direzione adesso di militari ed uomini politici, come i colonnelli Bairam Zurr e Riza bej, come gli ex-deputati Hassan bej di Prishtina, Nedjib bej Draga di Uskiib, lahia aga di Prisrend ed altri egualmente rimasti sconfitti sul terreno elettorale dai candidati del Co-