245 proposeno tulli de pagar in do anni el suo debito, do terzi al monte novo, e un terzo de contadi in 18 mexi. Li fo contradito a tal acordo per li capi di creditori, e per sier Gasparo Malipiero e altri privati, e leto publice, per capita, li incovenienli del suo fa-lir fati a la citade: clift molti son morti da melinco-nia di suo’ denari perduti ; et i danari tenuti di le dote, erano sta posti per mandar, alcune hanno convenuto diventar pulane ; e hanno privalo monestieri e poveri ospedali di soi danari ; et è sta venduto caxe e possession di nostri, per non haver con che pagar le decime, nè li soi creditori etc. ; sì che non conclusemi far alcun acordo, ma cìie li capi vendino el suo, e pagi prò rata cadauno. A dì 22. In gran conscio, fo el marti santo, fu presa la gratia di sier Andrea Zanchani, bandito per 4 anni a Padoa, per esser sta provedador in Friul, et za è stato anni 3 a dito confin; et cussi ritornoe. E pocho da poi rimase di pregadi, demum avogador di comun iterum, e tunc morite. Ave la parte, non sinceri 3, di no 315, di sì 805 ; e fu presa. 115* In questi zorni ritornono di Eiemagna a Verona, a di 18, cinque, con cavali 70, oratori dii re di Pranza, la nome di qual sarano scripti di soto, et fonno honorifìcc ricevuti. Fonno dal re di romani per ultimar li capitoli, conclusi a Trento con il Cardinal Roan, et de haver la investitura dii duellato di Mi-lan. Et il re non volse far 0, dicendo manderia soi oratori al roy, perchè quello non havia lassato il signor Lodovico in libertà, comme promisse; sì che si parlino in disacordia. Erano con 100 cavali; el tre di lhoro volseno venir a Venecia a veder la terra, dove fono acharezali e ben visti, e poi ritornono in Pranza. 1 qualli fonno questi, videlicet: monsignor de Pienes, zabelan, missier Zufrè Carlo, prescidente del Dolfìna’, missier Carlo de Allo Bosco, prescidente de Paris, domino Zuan Guerin, maistro di caxa dii re, et domino Stefano Petil, secretano dii re, homo vechio; et domino Zuan Guerin, di Verona andò a Milan, per esser amalato. Questi veneno a Padoa a compir certo suo volo. A Cremona in questo tempo achadete, che fo scoperto certo tratado a Cremona di alcuni, quali, a un son di campana dii campaniel di Santa Aga’, do-veano esser li complici insieme e amazar li rectori; e questo a posta dii marchese Hermes Sforza, fo fradelo dii ducha Zuan Galeazo di Milan, el qual in questi zorni andoe a Fiorenza, sub nomine orato-ris regis romanorum, con el proposito di Praxe-non. Or fono presi tre capi di la compagnia di desperati et quelli a Cremona fonno impichati, 3, per 240 sier Polo Pixani, el cavalier, podestà, e sier Dome-nego liolani, capetanio; et zerchavano de haver li altri conjurati in le mane per punirli.. A dì 25. Si ave nova, esser zonto le 3 galie di Barbaria, capetanio sier Anzolo Malipiero, a Paren-zo; et a dì 28 introno in questa terra, salve et carge di merchadantie. In questi giorni, per letere di retori di Napoli di Romania e Malvasia, come alcuni sanzachi dii tur-elio, con intelligentia de li habilanti, hanno tolto il castel di la Vaticha et Castel Rampan, ben che siano di poco momento e non erano custoditi ; tamen è porto e bon reduto, e faceva comodo a Malvasia ; e fo mal a perderli. A dì 27. Per letere dii generai, date a dì 13, a Corfù. Scrive haver dal Zante, esser zonto in Con-slantinopoli, di Mar Mazor venute, 40 galie grosse nuove ; et il signor turcho preparava 100 velie. La qual nova dele che pensar a li padri di colejo, perchè non erano danari da prevalerse, e le forze son poche. Et ben che per il conscio di X, si dice, si ha comenzalo a tratar pace, tamen il turcho dimanda cosse grande ; et il re di Ilongaria non fa exercito, ma solum alcune corarie, sì che quando perde o quando vadagna è pocho. E il turco dà danari al tartaro, a zio quella molesti il re di Poiana e li vlachi de Valachia, qualli, se non fusseno tartari, se hune-riano con hongari. Et fo dito, quelli di Malvasia, visto la perdita di la Vaticha e Caslel Rampan, el esser slreli in la terra, stano in niotu, come sentono armata turcha fuora, di rendersi. In questa terra, domino Thomà Donado, patriar- 110 cha de Veniexia, vedendosi pieno di gote e non po-der ex e rei tarsi, fece rechieder la Signoria, acceptasse, che ’1 voleva refudar la dignità a chi piaceva a quella, con pension di ducati 200 a l’anno per suo viver, e lui starà a Mirati; tamen la Signoria non volse, nè credo etiam lui fosse di opinion di refudar, licet tal cossa fusse devulgata. A dì 29. In (jueslo zorno fo solemniter fondato la prima piera consecrata di la chiesia di Santa Maria Mazor in nova insula, nuper exsiccata, drieto Sancto Andrea de zira’, dove quel loco fo donato per la Signoria nostra ad alcune monache, quale hanno fato certo monasteriol di legname. Sperano con elemosine farlo; la qual chiesia fo molto fre-quentada poi, come dirò. A Verona, a dì 27, el dì di Pasqua, amalato di 29, sier Piero Loredan, zerman dii serenissimo principe, era podestà, et morite, .lo mi ritrovava tunc camerlengo de lì. Morite con bona fama; el il corpo MCCCCCII, MARZO.