225 MCCCCCI, GENNAIO. 220 dii signor duca el di don Alfonxo contesero per bavere la nmlla ; ma finalmente quelli de don Alfonxo la obtenero. Da li ambasatori, el signore don Alfonxo, la marchexana di Mantua, la duchessa de Urbino el tuto il resto, fu acompagnata la sposa in la 100* sala grande a le camere ducale, qualle erano apparale de li appaiamenti de casa ; dove, stati un pezo, ogniuno ritornò a le stanzie loro. Et quella notte lei et il sposo si acotnpagnorno insieme. A li tri dì, dopo disnare, ballati dui balli in salii, con gran dificultà, per la moltitudine de le gente, el signore duca fece la mostra de tutti li recitatori de cinque comedie, che ’1 havea ad fare, vestiti come doveano essere in scena ; el numero di qualli era 110. Li habiti erano di cendale e zambeloto a la mo-rescha; inanti era uno che represcntava la persona di Plauto, qual recitò el subiecto de tutte le comedie. La prima si è l’Epidicho, la 2.“ le Bacchide, la 3.“ il Soldato Glorioso, la 4.a l’Asinaria, la quinta la Cassi-na ; el cossi ad una bora di note fu principiata la prima, cum intermedio de alcune moresche, che hebbero dii bono. L’ unna fu de certi soldati a l’antiqua, con coraze ficte, celate in testa di ferro, schenere e arnesi fide, in la celata penne bianche e rosse; uno havea una inaza in mano, 1’ altro una azza, e lo primo havea le ballote, e tutti loro stocho e pugnaleto veri. Prima con le maze, poi con li stochi, et ultimamente con li pugnaleti, batendo il tempo, comba-terno; la mità de loro caduta a terra fumo presi da li altri, et a guisa de pregioni fumo conducti fuora de scena. L’altra fu de alcuni fanti, armati de cela-doni, gorzarino e corazina, falda e fìanchali, con una penna in testa e ronche in mano, con le qual simel-mente combaterno, havendo prima facta la mostra, conio si fa andare a la batalia, con il tamburino. L’altra fu de una musica; dietro questa gli venne certi inori con dui candeloli impresi in bocha. L’ ultima fu de mori con faze accese in mano et fecero bel vedere; senza che, avanti che ussisse la prima, vene uno atezatore a son de piffaro, che assai bene si portò. A li quatro de febraro la sposa non comparse più presto che a le 19 hore, dove, havendo fada una tenue colazione, venne in sala, acompagnata da li ambasatori, vestita de una vesta a la francese de tiro tirato, et una albrinia de raso morello, listata de liste strete de oro batuto, dove erano ligate alquante gemme picole, fodrata de armelini. In testa havea una scufia, fornita de baiassi et perle et una filza de zoie al collo. In quello instante gionse ancor ivi la illustrissima madona marchesana, vestita de I Diari? di M. Sanuto. — Tom. IV. una veste, recamata a seve de oro tirato; al collo havea una filza de perle grosse, in mezo uno grosso diamante; iti fronte una lenza de zoie de gran valuta. Era seeho la illustrissima duchessa de Urbino, vestita de una camora di veluto bruno, tutta taliata e ligata a cadenele de oro batuto; et ivi consumorno il giorno in baiare fin a le 23 hore, ne le quale tutti andorno poi a la representatione de le Bachide di Plauto, qual si fece cimi intermedio de due moresche ; una de diece homini finti nudi con un velo 107 a traverso in capo, capilata de stagnolo, con corno de divitia in mano, con 4 dopiroli accesi dentro, pieni de vernice, quale nel movere de li corni si avam-pava. Avanti a questi era ussita una giovene, che passò spavenlosamente senza sono, e andò in capo de la scena. Uscite poi uno dracone et andò per devorarla ; ma a presso gli era uno homo d’arme a piedi che la dillese, et, combatendo col dracone, lo prese, et, menandolo ligato, la giovene a brazo con un giovene lo seguitava ; et intorno andavano quelli nudi baiando et getando in foco quella vernice. La seconda morescha fu de matti, con una camisa indosso, con le calze loro in testa, uno scarlozo in mane e una vesica sgionfa, quali andavano con essa ba-tendosi. El dì seguente, che fu sabato, a’ cinque, la sposa, occupata tuto el giorno in lavarsi la testa et scrivere, non comparse ; sì che per quello dì li altri signori, madame, gcntilhomeni et gentildonne atesero ad andare a solazo per la terra. Dicesi, che quello giorno la sposa presentò privatamente al signore duca li privilegij de la liberatione dii pheudo de Ferrara. Comparse quello giorno madona marchesana con una vesta de tabi biancho de arzento, la testa e il collo aconzia con alcune zoie. La duchessa de Urbino havea una vesta de veluto negro, listata d’ oro tirato. La domenica, che fu a dì 6, se cantò una messa solemne in vescoato per lo episcopo de Carinola, dove altro signore non intravenne, se -non el signore don Alfonxo, acompagliato da lo ambasadore francese, ma cortesani e populo assai. La qual finita, uno cubiculario del papa, nominato missier Leandro, presentoe una bolla serrata a don Alfonxo, la qual, aperta, era de questa sententia. Che, essendo consueto de li summi pontifici benedire ogni anno la nocte di Natale una spata et uno capello, el donarlo a qualche principe christiano benemerito de la chie-sia, havea electo questo anno la nobeltà sua, sì per la dignità de la casa, conio per la prestantia de la persona sua, la spata per difensione di la fede chri- 15