313 MCCCCCII, SETTF.MRBE. 314 di Persia, cussi chiamalo, come è a dir sapiente in là lede, e dicesse Siech Àllì. zoè di quella.caxada. À al presente anni 20 in 22, bello di aspeto, gralioso e liberal, fiol di la fia di Uxon Cassati, dito Asan bey, va con brazo destro nudo e spada nuda in mano, humiliter vestido ; et à sotomesso e morto uno fratello, che quello voleva ucider, e roto l’exercilo di un altro, che li vene contra. E luti che trova dimanda: Chi sei tu? Li vieti risposto: Son cristian; lui dice: Dove è il tuo Dio? Risponde: L’è in cielo; lui dice : Afte, idest, tu sei ben venuto, e li dimanda : A’ lu danari ? dicendoli : Metili o in boscho o in via pu-blica, e non temer te sia robadi; e, se algun ti tolerà, vieti da mi. che te darò X per uno, perchè voio tu stagi con mi securo. Trova poi uno altro, e domanda: Chi sei tu ? Risponde : lo son moro. Chi è el tuo Dio ? 148 Rispose: Machometo; e dove ciò? Disse: Pè morto. E Soffi disse: Come, traditor, lu tieni per tuo Dio uno che è morto, e tali taiar la testa. Nè vuol algun de questi tali nel suo esercito, el qual ha 12 milia cavali, a tre per uno, ben armadi, et 35 milia arzieri a pii a le arme, e pedoni infiniti che lo sicgue per la fama de la sua justitia. E quando li è donato danari, tulli li dispensa a suo’ populi bisognosi e niente tiene per lui; e quasi tuia la Turchia se inchina a la sua seda; e chi parla de lui in Constantinopoli è fato morir. Et el signor à fato de Natòlia in Grecia passar infinite fameie, el è in lauto teror, che non sa che partito prender, perchè dice, mal se puoi fidar di soi proprij, che non lo tradiscila, quando fosse a le man con lui; temen à fato aiutar tulli i turchi di Grecia in la Natalia, e lui signor è andato in persona, come si dice. A dì 15. Ila do bore di note, per via di Traile, vene letere dii zeneral di 29 et 30; poi, a di 10, venere, a terza, zonse una fusta turcha, mandata per el zeneral, per In qual avisa dii prender di Santa Maura, a di 29 avosto, a sacomano, come a par per il sumario di ditte letere, notade qui solo, seri le a la Signoria nostra. Dii cape(anio zeneral, date ingalia, a dì 30 avosto, a Santa Maura. Come in quella malina, al levar dii sol, olene quel castelo di Santa Maura, lo qual hessendo bombardato da più canti, e li turchi dentro in gran confusione e in più parte, chi di volerse render, chi di volerse lenir, per esser grandissima parte di Ihoro morti da le nostre bombarde. E, non se posendo più mostrar, che sempre erano morti, vedendo etiam che da li soi cavali, che era con uno llambularo. si crede sia quel di la Volona. come dicono essi turchi presi, nel qual llambularo era tutta la sua speranza, con cavali 800, qual eri malina veneno, come lioni, con gran impeto lino a li repari, per desfarli e saltar nel campo, n i qual trazevano bombarde, che con si haveano portate ; a li qual turchi a cavalo da li nostri, e con lanze e con bombarde di le galie e de li repari, li lo dato una grande streta, in modo che ne moriteno da 100, e subito voltorono con grande lhoro fuga e con maxima vitoria di nostri. Et hessendo etiam ussiti Cuòra uno et eodem tempore quelli di la terra, e li nostri valenti homeni havendoli cazati dentro,-vedendo che da li cavali non haveano più socorsso, li quali mai si aproximorono più, ma andorono a la parte di San Zorzi, per passar, dove si ritrova el reverendo comissario apostolico con molte galie, el qual, ha-vendo etiam fato bone provision al passo, forono rebatuti; e vedendose dii lutto arbandonati, non posendo più durar per le artilarie, ancor che fusseno forniti di polvere e altre monition, c fermenti, me-gij, farine, biscoto, aqua e tutte altre cosse neccessario per anni — et non per mexi, ussirono fuora sopri! el revelin, e chiamorono li nostri, dicendo volerse render. Et siando li nostri apresentati, perchè 1’ era el zorno deputato a la bataglia, avanti fusseno trati fora li turchi, li nostri, per le parte che i potevano mirar, introrono et principiorno meter a saclio la terra. E con grandissima difieullà si potè tenir homeni a li repari, perchè voleano andar al guadagno; e, si non fusse stato el magnifico capetanio Pre-jan, el qual in tuta questa impresa ha fato quello, che, se li fusse sta in suo beneficio, non aria potuto far più, e merita laude, e li provedadori di l’arma-da, et io, capetanio, da l’altro canto, et li repari erano dii tutto arbandonati; e di quanto pericolo questo era, havenijo tanti e tali inimici da driedo e lontani da nui un tratodi bombarda. Tandem, con la gratia di Dio, il tuto restò ordinato ; e li turchi, quando veleno le bandiere nostre sopra la terra, subito con li soi cavali se levorono e con le sue artilarie, et andorono in la sua mallora. I qualli non se-peno apresentarsi a altro riparo, che a uno, fé il mio comito, Piero Gaio, e venuti, si difese con gran vigoria. Questa impresa è sta dificilima, sì per il sito di la terra e forteza sua, come per esser in terra ferma, e haver auto turchi davanti e da drio e in la terra. El ho fato far ogni experientia di brusar el ditto castello; e questo cargo tolse sier Polo Calbo, patron di la barza, el qual, per do volte, fè ultimum de potentia, bulandò assa’ fuogi artificiali dentro, tamen nulla potò far, per esser assa’ ruinazo dentro; soluni brusù uno revelin, e lui patron fo ferido di