609 MCCCCCIII, OEN.NAJO. 610 bassa alcuno. Item, domino Ruzier Za fa, cavalier, capo di stratioti, vien a la Signoria ; è lìdelissimo et valente homo. Manda una poliza di nove. De li ditti, di 14 octubrio. Come a di 13, bore 23, vene el bassa in arguaito, e mandò alcuni soi cavali fin ne li zardini, hora extraordinaria, che mai più è corso a tal hora. Nostri stratioti subite ussitóno, fono a le man e ferite alcuni turchi, morto uno nostro stratioto, valente homo. Fo scoperto 10 arguaito; e, per esser 1’ hora tarda, nostri si re-duseno in la ferra, e dubitando di la noie feno far le vardie dopie e star la terra in arme a li lochi deputati. E perchè il zorno avanti era ussiti di ìa terra 40 nostri stratioti al guadagno, che altramente non pono viver, mandono do galie erano lì, con parechie barche e brigantini, verso terra ferma, acciò che se nostri stratioti preditti venisseno fosseno levati ; e cussi steteno tutta quella nocte. E, scoperti li turchi, essi reclori feno trar do bombarde, qual, sentite per 11 stratioti, tolseno la volta di la montagna, per dubito di quello era, e poi, passata meza note, veneno in la terra a salvamento. El zorno sequente, a dì 14, la matina per tempo, lutto el campo se scoperse, e vele non poter far 0, tornò indriedo. Et hanno inteso, el bassi per tutta la Morea, maxime li lochi vicini, fa asunanza ili pedoni, per far uno uno arsalto a Napoli, si potrà ; e in quelli dì è l'uziti 7 stratioti in Turchia per faine ; dubitano non ne fuga di altri ; voriano polvere. Item, in dite letere era una poliza, gerita a la Vasalicha, a dì 22 septembrio 1502, dice cussi. Da nuovo, ozi 4 dì, hè zonto uno corier da la Porta, mancha zorni 16, con lelere, quale non sapemo quello diseno. Disse a bocha, el signor à fato ca-petanio di la sua armada uno Taul bei, era flambu-laro di Galipoli, homo di anni 40, valenthomo. El disse al signor, dovesse vender tulle le nave grosse, o ver disfar quelle, e far galie grosse e sotil. E cussi subito à fato, e messe a l’incanto la nave grossa di Camalli, et asse venduto quella aspri 300 milia et altre à disiato; et à comandato che cadauno di suo’ fioìi fazi galie 6 grosse, che per tutto il mexe di ze-ner si atrovano in ordine; etiam messo in bordine, che a cadauno di suo’ llamburi fazi galie 3 sotil senza alguno impedimento, che tutte sia in bordine a ditto tempo; e à comandado che tutti i merca-danti, se atrovano da Salonichi in suso, sì greci co-274 * me turchi, a cadauno, secondo la possibilità, dieba pagar dezime et pagar zente. E disse, che per zorni 25 se à trovado, tra homeni maritimi et da remo, più di 60 in 70 milia ; e tulio a questo à inteso da l Diariì di M. Sanuto. — Tom. IV. homeni da conto rtc. Item, penino vien di la Porta, nome Zuan Francesco, era capo di squadra dii contestabele Antonio di Peschiera, et à confirmando, ut supra. De qui è il bassà, starà per tulio de-zembrio, a zò quelli dii loco posino semenar etc. Da poi disnar fo pregadi, non vene alcuna lettera. Fu posto, per il principe, consieri, cai di 40, e tutti i savij, per el bisogno dii stado, una decima a monte novo, con don di X per 100, a pagar fin a dì 20, potendo scontar con il prò’ di marzo, et le (anse si restituisse di 3 depositi al presente etc. Ave 35 di no, 153 di sì; et fu presa. Fu posto, per lhoro savij, dar tanxa di 20 cavali a quel di Mussi di Cremona, per soi benemeriti; et fu presa. Fu posto, per li consieri, scriver al rezimento di Cypro, dagi el possesso di cerio benefìcio a domino Andrea Malipiero, cavalier jerosolimitano, à ’buio le bolle dii gran maislro ; et fu preso. Fu posto, per li diti, dar il possesso di la badia di Mezo, fo di missier Sabastian di Prioli, qual re-nonciò, in vita, al Cardinal Capaze; e fu preso. A dì XII sener. In colegio, non fo lettere, vene el signor Borlolo Alviano, per aver la risposta, lì principe li disse non bisognava el partisse; et cussi rimase contento. Poi disse volea mandar per la moglie, è a Alviano, venisse qua per mar. Vene sier Alvise Soranzo, quondam sier Vetor, sier Francesco Corner, di sier Zorzi, cavalier, sier Piero Marcelo, quondam sier Vetor, dolendosi di esser stà al Dignon, loco soto la Tisana, alsatta-di etc. da 200 homeni di la Tisana, el menadi lì a piedi più di mia 30 etc., et fatoli gran vilanie da quel capelanio, nome Polonio etc. Or fo seri lo al luogo-tenente mandasse de qui ditto capetanio di la Tisana. Et vene Zuan Francesco Fontana, scrivali a le biave, zercha el bonus, qual è X milia stera di farina, il consueto è stera 17 milia, e perhò fo chiamato i cai di X, fato provisione etc. Da poi disnar fo per esser conseio di X, con zonta di colegio et di danari, tamen non fono, et fo colegio col principe; el poi la Signoria de audientia. Da Uoma, di l’orator, di 8, hore 19. Dii zonzer in quella matina do oratori senesi, per dir al pontifice voleno esser obsequenlissimi di la Santa Chiesia; et il papa, per li retenuti, Ira danari et oficij che darà via, toeherà 100 milia ducati, nè ad altro atendo dia trovar danari. Item, di alcune parole usate per il Cardinal di Siena a esso orator nu- 39