207 MCCCCCI, GENNAIO. 208 nostro capetanio, elio gc dosso i mori che erano in le galie come soi inimici, e li pageria i soi nolli. Al qual el Malipiero, capetanio, rispose, che ’1 se mera-vegliavade tal domanda, atento l’amor e benivo-lentia che è tra la majeslà del suo re e la nostra Signoria; e, quanto a la richiesta fata, non so pen-sase liaver niente da lui, che più tosto sofreria di perder le galie e la vita, ohe volerli dar moro algu-no. Inteso quel capetanio tal gaiarda risposta, car-gado le velie, andono al suo viazo. E questo fu gratissimo a’ mori, dicendo che, se fusseno stali con genoesi, ariano consignato’essi mori e tolto i so nolli. Or, zonto ditto nostro capetanio a Valenza, fece saper al re di Spagna questo. El qual bave a mal, che in li soi porti veguisse a molestar le nostre galie; ascrisse a suo zencro, re di Portogai, et al capetanio di lai inlionestà usata, e lo puniria. Da Syo, per leterc dii consolo, Zuan di Ta-bia, di 20 et 22 novembrio. Scrive el successo di la expugnation di Metelino, vidclicct la inimica fortuna à impedito questa volta la bella vitoria, so puoi dir ora za hauta, la qual por pusilanimità de' francesi è persa. Del castello de Motelino za minata una torre, et un’ altra usque ad fundamenta, che se podeva coror dentro con habilità de homeni valorosi, par che francesi, facto lo primo arsalto al ca-stelo a la bestiai, senza far stima de l’inimico, et in quella fu morto do di quelli grandi signori francesi, et lo resto hanno auto tanta paura de la morte, che l’ano fato a la poltronescha più che non se dice. Li qual erano in la più de bel posta de tutti, et in la più aspera e dura da prender era venitiani con una parte de’ genoesi lì a presso. Li venitiani, 32 galie, conio valorosi et animosi, hanno messo subito lo vexilo di San Marco in una torre, et una altra squadra de uno genoese da Fiescho etiam à posto una altra bandiera di Fiescho in una altra torre, e se alhora i maledeti francesi fava el dover de corer dentro con impeto, come dovevano, senza dubio in-travano dentro; ma ditti francesi à mostrato podio animo, porche so tirono indreto. Et per questo venirmi et genoesi, erano con le sue bandiere su le torre, vedandosse cussi abandonati da’ francesi, se sono retrati indriedo ; et a questo modo per lhoro caxon non hanno otenulo tal vitoria. Poi lo capela-nio francese, zoè el governador di Genoa, non bave obedientia da quelli bretoni; et ita son’o partiti di là con gran vergogna. Et utinam non fusseno mai stati a tal impresa ; perchè dubito che questo dra- 97 gon l’anno venturo farà mal assai, co maxime, perchè per avanti questo nome do’francesi lo feva star sopra de lui in alcune cosse, che adesso, veduto tal successo, non stimerà franzosi. Et el contrario è stà dito dii generai nostro, el qual s’è passato con la sua zurma valorosamente, secondo hanno referito quelli sono venuti qui per parte del capetanio francese a questo magnifico podestà et governador, presente mi, meis aurìbus audiendo. E, se francesi fevano el dover corno venitiani, saria stà preso Metelin ; et tutta la colpa se imputa ai patroni de le nave de Genoa, etiam patroni di le galio lhoro, unanimes di-centes, e cussi hanno confirmato in palazo et in pia-za. Et ho domandato a uno de quelli, mandati per el capetanio di Franza, s’ è seguito qualche parole o ver contrasto tra el capetanio di Franza et il magnifico generai. Rispose, presente 5 in 6 maonesi, mai non è seguilo parola, nè contrasto alcuno ; imo po-tius lo nostro capetanio de Franza non ha domandato cossa che non havesse dal magnifico generai ; et erano sempre in bona et optima concordia ; et el capetanio di Franza è stato un zorno su la galia del magnifico generai a rasonar insieme. Da poi, levato campo da Motelino, adesso, in questa bora el capetanio di Franza, che à tutta soa armata sorta in canal, hanno fato velia e vasene via a suo eamin, et el generai questa note va a la volta de Corfù. De Pera sono 45 dì non habiamo letere, nè intendemo da nuovo cossa alcuna del signor tureho, se 1’ è chaval-chato corno se diceva ; nè a questa impresa à fato provision alcuna de socorso ; ma el Zelabì de Magnesia, fio del signor turcho, hessendo li exerciti a Metelin, de verso Foie ge ha mandalo socorsso de 300 janizari con una fustade 17 banchi etdoschie-razi, di qual una pocha parte, per non haverli sen-tidi por cativa varila, da principio sono intrati, zoè XX, ma poi, sentiti, fono presi e taiati a pezi. Ve-deti con quanta audazia turchi provedeteno a dar socorsso e andar in mezo de tanta armada ; questo è intravenuto per non stimar lo inimico. Rovi narato questo successo in laude di questo magnifico generai, che ha auto da tutti genoesi etiam francesi, avisan-dove che ’1 governador di Genoa, capetanio di le nave francese, à voluto venir in terra a veder la terra ; e, stato dentro, à visto tutto, ge stà domandato, come è passato lo magnifico generai venitian. A ditto, esser homo valoroso, prudentissimo, et è passato in questa impresa valorosamente et à lo laudato assai, prcesentibus el magnifico podeslà et maonesi. Et, hessendo a Metelino da poi levato el campo, dito governador, capetanio di le nave, è andato su la galia del magnifico generai a rasonar tulio un dì con lui e dormito, por esser fortuna non podeva