15 MCCCCCI. APRILE. 16 lia di sier Beneto Trun. Subito turchi li fo adosso con i cavali, e' preseno tre o ver 4 homeni, il resto si butò a l’acqua e si salvò da le altre barche, et turchi guazò il fiume e anegosi uno turcho, e uno fo morto da li nostri. Visto non si poter intrar e le preparation di turchi, che erano più di -500 cavali, nè li homeni di la Zimera 0 fenno, et a esso zeneral parse tirarsi adrieto e lassar l’impresa ; si che è sta uno miracolo, habi trato le galie di la Vajusa turchi e messe a la'Valona; e .voria fusseno tutte, perchè crede mai ussiria, si una o do galie grosse nostre stesse a la bocha con uno basilisco, e staria irji porto e non a la foresta. Or esso zeneral si ritrasse in golfo e stè la note, poi a di 14, per saper di ¡libanesi zi-maroti qualcossa. Ma nium vi aparse fino a bore 3 di zorno, e poi si levò e andò al Sasno, a trovar le flave, per saper il seguito. E zonto era le nave e la 5 * galia Capella grossa, e li disseno il tutto dii partir di P Orio; e, visto fumo assai, judichav.ano fusse seguì la cossa, adeo stè lutto il zorno e la note lì; poi si apresentò a la Vajusa a la bocha, per intender il seguito ; e a dì 15 andò, a hore do de dì, e ivi sorse, e vete una fusta in terra sui schagni, e altri legnami. Buio il copano in aqua, e mandò il suo armirajo, et cognobe esser fusta nostra. E1 mar era grosso, e trovò remi e pavesi, e, perche il tempo era cargo da sirocho, per non star in spiaza, vene a Durazo quel zorno, dove intese quanto scrive, e stete lì la note e tuto il dì poi, e a dì 16, per saper di sier Marco Orio e altri ; e di uno Andrea Lanza, fiol dii vicario di Corfù, qual è castelan a la Parga, venuto, con una sua fusta armata, a servir la Signoria nostra gratis. E1 qual fo in terra col Felizian e camino molti mia a la volta di Durazo, e, dovendo passar uno fiume a guazo, non volse far quello fece ditto Felician, .che passò nudando, e rimase lì con alcuni soi et nulla si sa di lui. Saria mal fusse sta preso, per esser caste-lam a la Parga, e poria astrenzerlo ad aver quella forteza, unde esso zeneral scrisse statini a Corfù, vi metesse uno altro per castelan e lui non lo lassi più intrar; et poi esso zeneral dismontò a Durazo. Vete il locho antico e grando e vacuo, ma beh si-tuado, in paludi e mal populato. È solum 200 homeni da fatti ; stanno con gran paura di turchi, co-reno ogni trato sora le porte, non poleno ussir, e gli albanesi, subditi al turco, convicinano mal con loro, perchè sier Vido Diedo, fo conte lì, li fece rebelli. Tuta la terra li crida la croxe driedo e, auto assa’ richiami, à fatto restituir assa’, e si l’havesse auto P animo più sinziero P aria punito. À commesso al capetanio dii golfo lazi raxon e justilia. E quelli di Durazo voltano da esso zeneral 40 stratioti, volea lassarli 25, ma niun vi volse romagnir, per esser tutti de un parentado e amici, e voleno andar a Cha-taro. E vols'e, che sier Domenego Dolfin, capetanio al golfo, e la galia, fo di sier Alvixe, suo fradelo, che morite, su la qual è uno Querini, vice soracomito, rimanesse lì per conforto, e uno arsii, sopracommito sier Andrea Bondimier, mal conditionato; et esso Bondimier con le zumi e vengi a Venecia con li do arsilij turcheschi a disarmar. Lauda sier Vincivera Querini, baylo e capetanio a Durazo ; li lassò uno ba-ril di tornesi, eh’ è ducati 60, per la fabricha, per far certo reparo verso el mar, per strenzer la terra, è passa 90 ; lo farano di legname e teren, e lo arsii servirà andar a tuor legname e piere. Ordinò a sier Marin Barbo, soracomito, e Ilieronimo Zircovichio e il Moro con P arsii vadino a levar tutti li homeni 6 di le nave venuti con le barche, e conducili al Sasno a le sue navi, e vadi per riviera a veder di homeni, e poi si lievi e vengi a Cataro. E il governo di le nave à dà a sier Sabastian Moro, e a dì 17 si levò. È con 8 galie, et sier Alvixe Orio, e il catarin e il bar-zoto non sono venuti, per non haver potuto montar la sedia ; sì che solum con 6 galie vene lì a presso Alexio, a sorzer in la secha di San Zuanne di Medo-la, cussi richiesto dal provedador e Schandarbecho ; e a hore 4 di zorno sorze mia 50, qualli fè in hore 24. Item, seguita come, 3 hore poi zonto, vene il signor Schandarbecho e sier Antonio Bon, provedador, a galia, e, razonato insieme, mandò primo il suo secretarlo, Marco llizo, e uno Lazaro, pesador a la moneda, per saper di novo etc. Scrive coloquij abuti e il signor Duchagin è intrato nel suo paese, acetato e ben visto. Item, in ditte letere seguita, come, zonto a presso Alexio, a la secha di San Zuane di Medola, come ho scrito di sopra, et che col Duchagin voi caval-char verso Scutari diman, e in tre dì voi haver fato la cavalchata, e, tornati, volea da esso zeneral 60 cavali di stratioti et 25 balestrieri di le galie, e che do galie andasse im Bojana, per favorir la cavalchata, e far teror a Feris bei. Fu contento esso zeneral di servirlo; e prima retene uno turcho, scodeva el cha-razo dii signor, poi uno altro turcho, bazarioto, e poi alcuni di Alexio voleano fusseno lassati, e loro una note li mandò a Dulzigno im prexom. Disse si scoderia per ducali 1000, il zeneral volse stesse a sua instanzia, per incambiar con sier Marco Orio, o-ver sier Vicenzo Pasqualigo, o sier Hironimo More-xini; poi il zeneral fo in Alexio e cussi eri il signor li vene contra, dove con gran festa, e li stratioti vo-