127 MDXXIX, LUGLIO. 128 obediti, et la causa procede per non liaver danari, et esser mal d’accordo con la città ogni volta che non pagano. Item, per esser stali inviali molti fanti del Bolla, con fare capi de squadra el dar altri gradi a li fanti privali. Domanda danari per una paga, perchè in quello tempo il Magiolino si potrà prevalere de qualche danaro per pagare et interte-nire li fanti, et in caso di bisogno maggiore li cittadini si oflereno far tulio per mantenersi per dimostrare la fede loro verso sua excellentia. Item, che non manca di far reparare la città di quello può, ma non liaver il modo del danaro per fare secondo il bisogno. Che, mandandosi capetanei, si faccia electione di persone che bastino a reggere li fanti sotto la debita obedienlia. Che tulio il paese olirà Po è in potere de nemici, excetto Alexandria et il castello de Novi, et Valentia et Castelnovo. Ha aviso, il capitanio Alexandro Torlo Sabi non ha admesso genie, ma gli dà viltuarìa et ogni altra comodità. 11 simile fanno tulle le altre terre che non hanno admesso gente. Che li nemici sono al ini» mero de 4000 fanti et cavalli 200, et fornito Novi designano andare a la volta di Valenza; hanno pezzi 4 de artellaiia che li veniva di Spagna, et smontali a Savona se dice sono fanti 2000, quali erano venuti a la volta de Vultabia. — De la venula dell’ imperatore in Italia assai si parla, el de presente pur non gli è nova cerla. Monsignor de Claramonle é arrivalo in Asie con gente da -cavallo et gran quantità de danari. Dice de la venuta de lanzinech in Italia de praesenti, del Christianissimo, con grossissimo apparalo. El Galarato Botta, et altre 76» genti do francesi sono venuti a Solerio et Cormento, de alexandrino, et*ivi se inlertengono, et danno danari per accrescere maggior numero di gente. Advisi hauti di la venuta di Cesare in Italia, da optimo loco. Che a li 28 del passalo in Barzelona fu publi-cala la pace et amicitia Ira Nostro Signore el Cesare, con molte conditioni, et tra le altre che Nostro Signore, Sua Maestà Cesarea et il serenissimo re di Ungaria sono nominati. Se lassa loco ad vene-tiani potere intrare, in cerio termine, restituendo Ravena et Zervia a Nostro Signore, et facendo alcune allre cose per Sua Maestà, quale però non sono de molla importanti. Che’l parliculare del signor duca de Milano sia Visto di ragion per uno judice non suspetlo et che, non havendo fallito sua excellentia, gli ritorna il stato : quando ancora se ritrovasse liaver fallito, di-sponerà del stato secondo piacerà a Nostro Signore. Che Sua Santità dà de praesenti scudi 100 milia al principe di Oranges per far fanti 7000, da recuperare le cose di Sua Maestà Cesarea perse nel Regno. Che Sua Maestà dona la figliola bastarda al ne-pote del papa con uno stalo nel Regno, de sculi 20 milia de reddito ogni anno. Che Sua Maestà verrà de praesenti in Italia, et non expectare altro che le nave de Malica, quale di hora in bora si attendevano. Gli sono molli altri capitoli, di quali non fa particolare notitia. Arisi di Barzelona, de 23 Zugno. 77 Parliti a li 8 dei presente con il signor Andrea, per venire qua, pasassemo presso Marsilia due miglia, dove era 1’armala, zoè galere 16, di Pranza "con lo admiraglio et quivi stessemo cerca bore 6, che non fu persona ne venisse a dare molestia. Circa un’ ora di notte il signor Andrea comandò che le schifTe con circa 40 homeni andassero sopra una insula presso Marsilia uno milio, dove era principialo di fare una forteza, che impediva che alcuna armala da quel canto potesse andare a dare molestia a la città, el ciò che haveano principiato si minasse, così fu eseguito, zoè gillato tutte le materie, per questo preparale, in mare et li legnami brusali, quello poco muro fatto non si potè ruinare per non havere li instrumenli da ciò, nrtà gran danno se gli fece. A li 19 di questo giongessemo qua, dove tutte la gènte ussite di fora per vedere l’armata di galere 13. La capitanea, che haveva portato il nontio di Nostro Signore, ritornò a Genova et non la in-contrassemo, ma si aspetta di giorno in giorno. Subito smontati, il signor Andrea, accompagnato da li dui primi de l’imperatore andò da Sua Maestà, il qual vene in una sala ad aspettarlo, et quivi circa un quarto de ora lo aspettò in piedi. Gionse esso signor Andrea con circa 50 gentilhomeni genoesi, vestili da principi ; quasi lutti basono la mano a Ce*, sare, poi el signor Andrea volse fare il medemo. Sua Maestà non volse, ma lo recevele con grande amore. Steteno ivi un poco; poi li fece metlere la barella in capo et parlorno insieme et se retirorno in camera, dove steteno circa un’ ora. Andò poi a la stanza sua fattoli parare molto bene, et in suo essere era sì bella, come quella di Cesare. La do»