199 MDXX1X, SETTEMBRE. 600 di casa di Nostro Signore, et messer Jacomo Filippo Sacco orator del signor duca de Milano, et è stato serato in camera con la excellentia del signor duca lin ad liore 18, poi uscirno et lutti insieme disnor-no, et disnato il prelato monsignor si è parlilo a le 20 hore. Per quanto ho iuleso, si è parlilo disperalo : di qua non ha possuto fare nè operar alcuna cosa, che era che’l voleva per ogni modo il duca lassasse Alexandria et Pavia in mano de l’impera-dor con promissione che l’imperatore ge le restituirà et gli promellea, in caso non havesse l'alilo, gli renderà il stato, et che l’imperalor gli volea far un scritto de man. In effetto il duca non ne ha voluto far niente. Ami dillo che’l duca erra et gli ha mostrato lettere che il papa gli scrivea, et diltoli che’l volesse ben considerare che Nostro Signore accare-zava F imperatore et clic non gli discompiaceria di cosa alcuna, et'che’l volesse pigliare exemploda lui ; et che Sua Santità non era per poterlo aiutare, ma che saria stalo necessitato abbandonarlo. Fumo queste parole dille ad un maio. Gli disse poi che F imperatore era giovine principe polente, ostinato, et clie’l non volesse essere quello dove se haves-sero a rompere le prime lanze, che dopo che l’imperatore inlrarà in niuna impresa contra de lui, che non bastar;» il mondo a levarlo nè accordarlo. Poi in effetto gli ha risciolto il duca che era contento darle in man de! papa, che, avendo errato, Sua Santità gli le desse ne le mane, che Laveria tulio, ma che darle a l’imperatore che non lo volea fare per niente. Gli rispose il nontio che non gli era tempo a questo, et che Pimperalor non potrà portar dila-tione, et che quando di presente gli legati le ha-vessero lolle ne le mane a nome del papa, che di presente sariano stati constrelti a darle all’ impe-rator. Non fuit dare remedium. In effetto si è partilo tanto mal contento del duca, che più non si potrà dire. Antonio da Leva ha cavalo fuori del castello de Milano 23 cannoni et dopi cannoni, molti judicano per la impresa di Pavia, ma io credo più presto quella di Lodi, perchè, sevorano far il debito, me dubito forte de Lodi, poi Pavia et Alexandria. Il nontio mi ha ditto questa essere l’ultima oniione, et dimane si expecla il sacco. Datae Placentiae eie. Lettera del ditto conte, da Brexa, di 21 Set-tembrio 1529. Messer Jacomo Filippo Sacco, ambasciatore del signor duca de Milano, hier sera partile da Pia- senza al postutto irresoluto et totalmente in discordia con F imperatore. Antonio da Leva è ancor a Vilanlè; se vocifera debba andar a Pavia, ma si tiene anderà a Lodi. lettera del ditto, di 22 diito. Beri il signor duca de Milano expedite il suo principal secretano ad Roma per relralare de novo, per il mezo del papa, lo aponlamento tra Cesare et lui, non essendo successo, come non ha potuto, per la via del suo orator exislente appresso la Cesarea Maestà, qual se n’ è ritornalo liceutiato da Cesare con gran colera et gran bravata de parole. Il signor Antonio da Leva è ancora a Vilanlè et Sina, et fin heri a le 22 hore non ha fallo progresso alcuno, benché se divulga che’l vole far la impresa de Pavia over Lodi. Scrivendo, m’ è gionlo nova che li ispani venuti con Cesare, che alogiavano sul piacentino, passavano il Po, ad Cagainfango, scontro a Caslelazo, per andare ad unirse con il Leva. Copia de una lettera di sier Zuan Francesco 386 Corer proveditor a Salò, de dì 21 settem- brio 1529, ricevuta a dì 25 ditto. Li inimici sono in Lonà, et hanno fatto due spianate, una verso Brexa et una verso Verona, et hanno spianato in parte da le ditte do parte le mure de la terra ; non si sa che via babbino da tenere. Nili veramente domenica de nolle, fo adì 19 venendo il Luni, da bore 4 fin a giorno, slessemo in arme lutti, et fu dato due volte con il tamburo a 1’ arme, et questo fu per certi fuoji fono visti su le montagne a la volta dove erano le nostre sentinelle, et judicando fusseno quelle ne fesseno cegno, fu dato a l’arma, perchè cusì si haveva ordine con loro di far dilli fuogi ; tamen furono falli per persone per la montagna. Poteva esser in la terra da homeni 300 di questo loco, et li soldati, quali justa il solito come hanno habulo il danaro se ne vanno, non credo ne siano 500. Uabbiamo qui due fuste. Il capitanio del Laco è a Sermion et non si pò partir de lì. Bora è stato qui domino Guido de Naldo capitanio de qui, et mi ha ditto haver, per bona via, come li inimici hanno deliberato de darne lo assalto fra termine de tre notte, lo dormo la più parte vestii), perchè si ha da far assai.