3-21 MDXXIX, AGOSTO. Et sier Francesco Donado el cavalier savio del Conseio conlradisse, dicendo non è da consultar questo col duca di Milan, perchè savemo che l’ha mandalo domino Simplicio (Zuan Anzolo) Rizzo suo secretario a Mantoa a parlar col prolhonotario Carazolo, per tratar accordo, el con lui è andato a Zonoa a trovar l’imperador; però atendcmo a segurar il nostro esercito, con altre parole. Et messe scriver la lettera senza quella clau-stila di haver il parer del duca di Milan. Andò le lettere. Fo............ Et visto questo, el Serenissimo si levò et parlò per la parte di Savi, dicendo, si ’1 campo si move da Cassan, non po’ salvarsi Se non di qua di Oio sul brexan, et si lassa el stado del duca di Milan in preda, et si farà acordar tanto più presto vedendo esser abandonato. Andò le lettere. Forno: . ... non sincere, .... di no, .... del Donado, .... di Savi ; et questa fu presa. Fu posto, tuor a nostri stipendi el signor Ga-leoto di Arimino, havendo li altri do fioii tolti zà, el qual si atrova in questa terra ; et li sia dato fanti 1000, con questo ne lazi al presente scium 600. Fu presa. Fu posto, per li ditti, tuor Babon di Naldo con fanti 600, et siano dati fanti 200 a suo fiol nomihato .... Fu presa. Et sier Alvise Mozenigo el cavalier contradise, dicendo, Babon è stà a nostri stipendi et si parlile. Et li rispose sier Hironimo Grimani savio a terra ferma, et disse alquante parole. Da poi et Serenissimo si levò, et notificò la causa Babon si parti da nui per haver compito il suo tempo, nè portò via danari che l’havesse auto, et è bon capo, et troverà li fanti in Romagna facilmente. Fu preso. Fu posto, per li dilli, tuor a nostri stipendi con fanti 200 un Juslo di Gualdo Visentin. Fu posto, per li dilli, tuor un Antonio di Scolari con fanti 250. Fu prssa. A dì 15, fo la Madona, domenega. Beri, la terra, 5 di peste, tre lochi nuovi, videlicet uno fante di sier Jacomo di Renier a Santa Malgarita et una monaca conversa a Santa Maria Mazor, el do lochi vechi ; et . . . , di altro mal. Di Franza vene per tempo Pelegrin corier, mollo desiderato lai venula, et portò lettere de sier Sebastian Justinian el cavalier, orator nostro, di Cambrai, di ultimo Uno et primo avosto, licei si tien siano de 3, perchè sier Ma-rin suo lìol l’avogador ha lettere di 3, et cussi il Piarti di M. Sanuto. — Tom, li. duca di Milan ha liaulo di 3, et le noslrc par sia di primo. Le qual fo lele in camera del Serenissimo et fono calive lettere. Le conclusion è che la paxe è fata tra 1! imperador el re de Franza con intervento del pontifico, et senza li collegadi et confederadi, videlicet Venetiani, duca di Milan, Fiorenza et Ferrara, nè ha via potuto intender altro. Unum est non eramo compresi perhochè volevano do capitoli, si fosse contra il Turco et si restituisca Ravenna et Zervia al papa. Al che esso orator nostro disse non ha via commission. La qual paxe non 1’ haveano ancora publicata. Hanno nova del partir de l’imperador a dì 27 di Barzellona par Italia. Scrive non haver mai potuto intender li capitoli. Di Marseia, de Zuan Negro secretario, di 2 avosto. Come in quel zorno l’armala cesarea era passata de lì, sopra la qual si diceva esser lo imperador ; la qual armala era di vele Ialine numero 25 et vele quare numero 16. Vene poi el Serenissime, vestito con manto "200* d’oro et bianco et cussi la barela, et di solo una ' vesta di ... . bianco, con li oratori do di Franza in mezi, poi Anglia, Milano, Fiorenza et Ferrara, non era il legalo del papa, *pcr esserli venute le gode. Procuratori, sier Alvise Pasqualigo, sier Jacomo Soranzo et sier Lorenzo Pasqualigo ; et olirà li deputali erano zerca 32 zentilhorneni, tra li qual il mato di Iriomphi sier Velor Morexini. Et compilo la messa, si reduseno il Collegio, et lelo di novo le do lettere di Franza, et . . . * Fo ordinato farhozi, da poi vespero, Pregadi, per lezer ste lettere et far qualche provision. Tuta la terra, inteso tal nova cativa, rimaseno aloniti, vedendo tanto tradimento fato per il re di Franza contra li soi colegadi, conlra li capitoli di la liga et contra ogni raxon. Ma si poiria dir qui : fran-gis fdem fules frangatur et ìpse. Et in le lettere del Taverna orator del duca di Milah, qual scrìve di 3 al suo duca et li narra il tulio di questo tradimento fatto a li confederati, poi dice: beati qui non viderunt et credìderunt. In questa malina, avanti il Serenissimo venisse zoso, fo in la sua camera per tempo 1’ orator del marchese di Mantoa domino Zuan Jacomo di Ma-latesli, et monstrò lettere di Mantoa del suo Signor di 11. Li scrive haver lettere di domino Zuan Balista suo fradello, di Zenoa, di 8, come era stato 60 mia di Zenoa a far riverentia a la Cesarea Maestà, dal qual era stà ben visto. Et Soa Maestà SI