175 MDXXIX; LUGLIO. 176 segua, et così io per molte altre vie ne sono reso-latissimo, et solo il dubio nasce dal canto de l’im-perator, perchè quanto al Christianissimo et la serenissima madama non credo manearano in ulta cosa a la redenzione de li serenissimi fioli obsidi, et mi par comprender che habbino a star qua a Cam-brai qualche giorni più del pensalo et forsi per luto il mese presente, se forsi la passala di Cesare non facesse mular pensier almeno al Christianissimo, la cui maestà slà pur quà vicino a 12 o 14 leghe. Da Venetia sono lettere di 24 del passalo mollo calde in animar il Christianissimo, non obstante la disfata di monsignor di San Polo illustrissimo, et con esse molto racomandano il caso di vostra exce-lenlia, maxime cerca l’aiuto pecuniario. Quele lele in Consiglio, io subentrai in richiederli pur subsidio di danari, lamentandomi del modo sin qui servato, et dimostrandoli la necessità et pericoli ne li quali si trovava el poiria corere per lai difello. In effetto monsignor illustrissimo gran maestro me rispose che non si poteva far altro sin che si ritornava da questo traíalo al Christianissimo, et disse che si poteva scriver a Sua Maestà, et che forsi poi si vo-ria dar la medieina a morte ; mi disse che scriveva, et quando saremo ritornati, se poi fra 15 giorni si havessero, saria ben con gran presteza, lo non posso operarme altro ancora che io vedo el cognosso il bisogno. Si axpela da Anglia il vescovo di Londra, el quale non si pensa che ’1 mancará de inle-rumper quanto potrà la eonclusion di questa pace, procedendose come si fa circa la disolulione del matrimonio, secondo vederà vostra excellentia per le letere del Serapinello quale saranno con queste, havendo scrito quanto di sopra a li 7. Hozi che siamo a li 8 di questo 1’ oralor fiorentino, di Ferrara et io havemo ritrovato monsignor gran maestro a la messa, per saper se ulla cosa nova vi era, et se haveano processo nel Iratato con qualche par-liculare. Ne ha deio che madama Margarita slà indisposta di una gamba, el che la serenissima madama regente beri la visitoe, ma non fu parlalo di cosa alcuna particolare, et pur siamo già al quarto lOg* giorno di la loro cruciata. Dice haver lelere di Bar-zelona di 30 del passato, et che ancora l’imperator non era per imbarcarsi ; ben si stendeva tulavia a preparaiion. Data a Cambrai a li 8 de iulio 1529. Copia di una lettera del Taverna orntor dei 107 signor duca di Milano, da Cambrai, di IO luio 1529, al ditto duca. Illustrissimo et excellenlissimo signor mio colendissimo. Hessendo io assai chiaro de l’animo di questi signori francesi circa il caso di vostra exceUenlia, zoè che facendosi dificullà da parte de l’imperator di restituir il resto del sialo di Milano in questo tralato di pace, non per questo resleriano da concluder, et vedendo tra gli altri il magnifico oralor veneto veder o mostrar di credere et asseverare il contrario, sapendo quanto sia ponto importantissimo, et per discarico mio, aziò che in ogni evento non potesse esser calumalo o di poca deslerilà o di mala inlelligenlia o di mala volunlà, mi sono sforzalo di farli talmente penetrare et cognoscere questo arliculo che io li habbia prò contesti, come credo, che con questo spatio ogniuno signilicarà a soi signori. Però hessendo questa matiua insieme ditto magnifico oralor veneto, fiorentino el di Ferrara et io a la chiesa per parlar a lo illustrissimo monsignor gran maestro, richiesto da sua illustrissima signoria fu tra noi deliberalo di voler intender da sua signoria queslo passo, videlicet, se hessendo concordali tra queste due serenissime madame li affari del Christianissimo et la reslitulion de li fioli, erano per lassar le cose imperfete, non havendose risolution da signori Veneliani et Fiorentini sopra li casi loro, el così se di altri restasse dificullà alcuna. Il che esposto a monsignor illustrissimo, in preseuza del reverendo archiepiscopo di Borges et del primo presidente Selva, sua signoria rispose, come già anche havea exposto, che ’1 re non era per abando-nar mai li soi confederati, el che includerla omnino li confederati in sequendo li tratali ultimi fatti in Spagna. In questo ragionamento l’archiepiscopo di Borges, verso l’oralor fiorentino, di Ferrara et io, disse che era ben honesto che luto si facesse prima per ricuperar li fioli, et noi non doveamo gravarsi di questo, perchè poi il Christianissimo più libero haveria possuto adiulare et far il falò dei soi confederati, ai quali non saria mancalo. Et con queslo ragionamento monsignor illustrissimo gran maestro andoe a la messa, invitati noi al disnar seco. Quantunque per le soradile risposte noi polessemo esser chiari de la inlenlion loro, et reiterando richieste di 107* maior declaratione, non era altro che darli ocasione di risenlirse del sospelo nostro et informarlo ad far