507 827 Fu posto, per li Consieri, una tuia a Vicenza, di cerio hornicidio seguilo lì in la persona di Tomaso Bellramin, appar per lettere del podestà, di 28 zugno, chi accuserà habbi lire GOO, el sapendo possi ponerlo in bando di terre el lochi, con laia lire 600, ut in parte. 125, 2, 5. Fu posto, per li dilli, una laia a Cittadella, alenlo uno Costanzo da 1’ Acqua da Lodi con altri 13 amazò Antonio Pizolato de villa de Cartura, che’i dillo podestà possi bandirlo con laia, vivo lire 800, morto lire 600, el chi acuserà li compagni habbino lire 600, ut in parte. 127, 3, 9. Fu posto, per li Savi del Conseio el Terra ferma, expedir sier Domenego da Moslo, eletto proveditor di Ravena, vidclicet, darli per spexe di do mexi ducati 200, per coperte et forzieri ducali 80, per cavalli 8 ducali 120, in tulio ducali 350. Item, possi portar con lui, a risego di la Signoria nostra, arzenti per ducati 200. l'A similiter, sia dato a sier Zuan Moro qu. sier Antonio, va proveditor a Treviso, per sue spexe di mexi do ducati 200, per cavalli 4 ducali 70, per coperte et forzieri ducati 30, el al rasonato mena con sè per salario di do mexi ducali 20. Item, possi portar con sè arzenti a risego de la Signoria nostra, ut supra. Andò le parte. Ave 169, 12, 4. Et fu presa. Fu posto, per li Savi del Conseio et Terra ferma, una lettera ad Alvixe Grilli in campo del Turco, con avisarli li successi tulli dell’ imperalo!' fin questo zorno. Fu presa. Fu posto, per li dilli, un’altra lettera a parte post scritta, con avisarli la venula dil’orator di Franza in quesla terra, et quanto ha exposto et. . E) sier Lunardo Emo Savio del Conseio voi si scriva a uno altro modo, videlicet . ... . Et parlò primo sier Lunardo Emo per la sua opinion, el li rispose sier Marco Dandolo dottor el cavalier Savio del Conseio; et ballolata do volle, la pende. Et in questo mezo vene lettere di Roma, di 6, qual lo lette. Et poi iterum balda, la pende; quella di 1’ Emo meio, tamen niuna fu presa. Di Roma, di sier Gasparo Contarmi ora-tor, di 5 e 6. Come ha hauto la lettera col Senato di parlar al papa in materia di pace insieme col reverendissimo Cornelio. Essendo indisposto, mandò il secrelario da sua signoria reverendissima, et posto ordine, questa mattina è stati a palazo, et 508 inirati da Sua Beatitudine, li partono justa le lettere scrittoli. Soa Beatitudine disse :...... Di Roma, a dì 4 di septembrio 1529, scritta al 358') signor marchese di Mantoa. Credo che vostra exceHentia bavera inteso la deditione de Spello, che fu a li dui di questo, la quale secondo l’aviso che ne ha Nostro Signore è stala a questo modo : Che hessendo una torre assai forte fuor del castello circa una balestrala, la quale faceva difesa a la terra da dui canti, et dove erano dentro alcuni archibusieri, il signor principe fece battere con artigliane le difese che havea della torre, di modo che quelli dentro non potevano . prohibire che non se gli andasse sotto. Frattanto con liri di quadro canoni drizati a una certa porla che era in essa lorre, la quale inimici attendeva a fortificare, fu gettala a terra et morti quattro de li defensori ; gli altri smarriti si resero a discretione. Visto questo successo, quelli di Spello, che erano quattro capitani con numero di 500 archibusieri in ludo, deliberarono di mandar fuora per accordo, et Ire di lor capitani ussirno al signor principe, ricercando da sua excellenlia accordo per capitoli ; ella non gli volse udire, facendosi beffe di fare ca-pilulationp seco. Essi capitani, destituii in lutto di speranza de defensione, si rimiseso a la discretione di quella, la quale fu conlenta di donare la vita et libertà a li soldati, con patio che uscissero fuori in gippone con la spada sola, el che le bandiere l'ussero appresentale a lei. Così fu fallo, et ancor che la prefala sua excellenlia havesse intenzione di guardare il castello dal sacco, et già 1’ anliguarda de gli alemani era inviala manzi, nondimeno li italiani die erano ne la battaglia, gioliti appresso le mura del castello et vedendosi la comodità di alcune scale, divertirono dal camino, el entrati dentro misero a sacco la terra contra la volunlà del signor principe. Et Pexercito poi senza perdere tempo se inviò a la volta de Perugia, dove è la persona del signor Malalesta Bnglione col numero di 1500 fanti, el si slirna che ancor egli debba pigliar accordo. Non s’ è inteso prima che quesla notte passala la parlila de l’imperatore da Genova per Piacenza, nò altro c’è di novo se non la venula de lo 3-jg* armiraglio mandalo dal re Christianissimo a la Maestà cesarea per la ratilìcatione de la pace, et similmente la elelione che ha fatto la prefata Maestà (1) La carta 327* è bianca. MDXXIX, SETTEMBRE.