229 MDXXlX, AGOSTO. 230 riissimo ; quali fanti, el forzo, erano de inimici et hanno follo soldo da lui, perchè i moriano da fame. In Alexandria ghe sono altri fanti 1500 del duca di Milan, el qual duca è per mandar tre bandiere di le sue et cavalli lizieri di là di Po ; per il che il Tornielo che è cum inimici, el qual si atrova a Valentia di là da Po, slava, per quanto se intende, in paura: Li spagnoli ultimamente venuti non sono più di 2200 et mal in ordine. Et hozi ho inteso da uno venuto da Sauna et da Zenoa che ’1 se diceva de li che l’imperador si doveva imbarcar el primo de avosto, tamen molli metevano repentagi che ’I non venirà. Il signor Dio, per sua gratia, provedi al bisogno nostro. 140') Summario de una lettera de sier Zorzi Biedo capitando de le barche, data in Trani, a dì 22 Imo 1529. Da novo, de qui a di 18 del presente imbarcai a Barletta fanti 1500 con barche 10, marciliane 7, do nave et circa 15 barchete. Insieme con galle 18, fuste 3, andassemo a la impresa di Malfelta. A dì 19 zonzessemo a hore 2 di giorno, dove fo mandalo la mia fregata con el trombeta el io con la mia sola barca, perchè la notte io haveva lassato le galìe più de mia 4 per pope, el era una in barca con mi el signor Federico Caraffa capitanio a ditta impresa. Et perchè dillo capitanio havea mandato certi soi per haver qualche aviso da la terra, et cussi andassemo avanti de 1’ armada et trovassemo li dilli mandali, quali non haveano lato effeto niuno. In questo tempo el trombeta dimandò la terra. Foli risposto che non volevano rendersi a cavali di legno et sparorno doi tiri a la volta mia. El per la Dio gratia non ne ofese, che eramo manco de uno tiro de archo lonzi da la murati. Sé retirassemo a le galìe ; comenzorno a baler, el nui smolliamo, el in ordenanza andamo sotto, et subito se insigno-rissemo del borgo con la morie di zerea 10 homini. Li archibusieri si haveano messo ne li magazeni et non lassavano parer niuno a le muraie. Ma questo era niente, perché la muraia era forte et haveva el revelin, et non era scale, et tulio era tempo perso, et le galìe non fevano frutto niuno. Concludessemo con il signor Federigo la impresa esser persa, et strachi inlramo in barca. Et refrcscati et vardando la muraia, concludessemo di far experienlia a uno cerio turion adriedo la chuba di la chiexia, el qual (1) La carta 139* è bianca. due parte era in mar, la terza perlongà con il molo. Il signor Federico montò in fregata et io restai con certi fanti in barca. Qual signor smontò al molo con 4 compagni el se feceno driedo uno certo muro, qual si è su el molo. Io, vedendo el pericolo li poseva occorrer, vigorosamente con quella più pre-steza a me possibile, con la mia sola barca, me inviai, et zonto al molo saltassemo in terra et im-barzade le rodele corsemo al turion, et lì a bone 140* archibusade et sasade per una altra parie el mio banderaro comenzò a rampegarse suso, et aiulalo da li lanzonì fo pento apresso la merladura, cl per nostra bona sorte el mio bombardier dete del falconetto uno tiro in mezo del merlo dove conveniva passar el banderaro, qual fo a forza de piche spento, et salito sopra certe lolle che copriva el turion et lì si fece forte C3n il gaiardo. Le galìe, vedendo il gaiardo sopra la muraia, a voga battuta venero in terra et bulorno una scala che era curia più de 5 pie. Il signor Federico montò, et io driedo a lui, pasasemo sul turion a spada per spada con spagnoli. Subito montò una frotta, ama-zasemo 5 spagnoli, li altri fuziteno per il buso di la chuba in chiexia. Li seguimo con (anta furia, che li tolessemo l’inlrata et inlrassemo con loro, quali fuziteno et fesenonsi forti a la porla per non la sarvi nissun di la chiexia. Ben mi do questa laude esser stà il primo in chiexia. El signor Federigo per forza voleva saltar fora de la chiexia per scorer la terra. Io non era di questa opinion, ma diseva : « Lassati prima montar pur assai numero di fanti ». In queste parole lo intrò tanto che’1 zonse.una banda de archibusieri, et sallas-semo da due bande fora, lui per una porta el io per l’altra. Et vi dico che si havemo volesto piar la terra ne ha bisognalo tuorla palmo per palmo et caxa per caxa ; et mai si ha visto mazor difesa di quello facevano loro, di sorte che combalendo ne sono stà morti più di 400. Io mi posi a com-bater una caxa et intrai, dove trovai 4 done, uno zovene et certi putitii et roba assai. In questo zonse uno capitanio nominato Etore, et sforzomi a far. da boni compagni, dove mi toca in mia parte ducali 1000 di le laie di presoni, quali spiero de haverli di brieve, et robe assai, ma di poco valor et, se me lasserano portar via li ogii et formenli, sarà almanco per altri 200 scudi. El signor Federigo fu morto da uno saso. Io mi è stà dato suso una man, ma non è mal niuno; et una lanzada in uno brazo, ma inlrado dentro del brazaleto, ma non mi ha fatto mal. Stago ben et di bona