147 MDXXlX, LUGLIO. 148 Fu preso, alento le occorenze presente, che ele-zer si delibano in questo Gonseio di X con la Zonta per scurtinio 31 zentilhomeni nostri, con pena a refudar, quali vadino dove saranno mandali in le terre nostre, videlicet Padoa, Treviso, Verona, Crema, Brexa ctc., ut in parte, con provisionali archibusieri 25 per uno, et per la sua persona ducati 30 al mexe per spexe, de li quali uno se intendi esser a la piaza, non postino refudar, sodo la pena di la parie di Gran Conscio ; et cussi fo licen-(ià quelli non meteno ballota, et restono il resto a far dila eletion. In queslo mezo fo leclo le lettere venute questi zorni, al Pregadi. Di campo da Cassan, vene lettere del Nani et Dolfin proveditori generali, di 21, hore . . . Come haveano dato principio a pagar una compagnia a' paga integra, et diman pageranno quella del conte di Caiazo, et cussi di man in man pagerano, et a quelle hanno dato meza paga, li darano l’altra paga. De inimici, sono pur al solito ; et si dice, per relation, che Antonio da Leva non si sentiva et voleva farsi portar a Milano, tamen poi hanno non esser il vero. Item, mandano una lettera di Aste, scrive Francesco monsignor al capitanio zeneral nostro duca di Urbin et a monsignor de Anibaud era locotenente di monsignor di San Polo, qual è nel nostro campo, et par queslo sia marchese di Saluzo, perchè cussi si dà il litoio. Avisa il suo zon-zer in Asie et aspelava 3000 lanzinech et 2000 venturieri, quali subito sariano li, et con quesle zeute voi venir in campo, et ridur il campo del Chrislia-nissimo re a uno, con altre parole. Da Urbin, fo leta una teiera di Zuan Dot-fin rasonato, di 17. Come era venuto li, et la duchessa et quelli voria desse li ducali 2000, zoè principiar a pagar fanti, per difension del slado. Di Franga, fo letto le lettere di primo, di sier Sebastian Justinian el cavalier, orator nostro, da San Quintin, di primo. Come basendo sialo la Christianissima maestà lì in slrello colloquio con 1’ orator d’Inghilterra duca di So-pholc, poi si voltò a lui oralor nostro et 1’ orator di Milan, dicendo: « monsignor di San Polo è stà roto et preso per causa de vui venitiani, et però ...» Al che lui orator scusò la Signoria che havia fallo il suo dover in questa guerra, et havia hauto le zenle, excelo, quando Sua Maestà havia hauto poco numero, etiam la Signoria per li fanti che erano partiti dal campo si era sminuita del numero. Con altre parole. Et l’oralor di Milan disse poi al re che que- sto non si conveniva a la serenissima Signoria, la qual in ogni lempo havia falo il dover suo, et questo dar combiato, era ruinar tulla l’impresa eie. Al che il re poi si risentì di le parole ditte, dicendo: « Ilor per questo non voio restar et voio venir in Italia ad ogni modo et potente, venendo l’impera-tor : et vui orator me promelé vù che la Signoria mi darà li 20 milia scudi al mexe, benché doveria darme 30 milia ? » Cui l’orator rispose prometeva su la sua lesta che li daria li 20 milia et di più etc. Scrive da poi fo con madama la rezenlecon la qual l’acompagnò a , . . , la qual li lenea la man su la spalla et ave comodità grande di parlarli a Sua Maestà, a la qual disse che l’andaria a dì 4 a Cam-brai, dove pregava le cose di la Signoria noslra li fosse racomandate. Lei rispose (laveria a cuor tanto come le cose dii re suo fiol. El 1’ orator disse: « So che Vostra Maestà farà ogni cosa per haver li lìoli del re. » Lei rispose: