177 MDXXIX, LUGLIO. 178 altra risposta, nondimeno perchè io vidi alcuni ancora non rendersi chiari, come era il dover, deliberai dopo il disnar venir de direto a questo individuo ponto, per non subiacere io a tanto periculoso sindacalo. El così poi inlroducendo questo arliculo con li altri, al meglio che al debile ingenio mio occorse, dopo il disnare, et slrinzendo destramente esso monsignor gran maistro, quale non poco sub-terfugeva di venir a l’individuo, mi rispose chiaramente in questo Iralato erano per acordare lullo quello che già in Spagna per ciascuno de li amba-salori fu acetato, et. che il cavalier Bilia havea contentato che possidens possideret, et la causa si vedesse per juslilia per iudices non suspectos, subiungendomi che parlandomi liberamente' non si poiria far altramente, et che se in quello tempo, quando la causa si tratava solum per monsignor di Taci)e semplice oralor del Clirislianissimo fu contentato de questo, non era conveniente recusare, manegiandose ora per la serenissima madama regente, a la cui autorità si dovea maggior rispetto, sempre presuponendo per fermo ancora che io lo negasse l’assenso del magnifico cavalier Bilia, lo vedendo tal ferma el resoluta deliberalion pensai per il meglio non mostrar maggior excandescenlia, ma reinetermi in luto a vostra excellentia. L’arzive-scovo di Capua è giolito a la corte del Christianis-simo già sono 4 giorni, pur non ha ancora iiavulo audientia, nè licenlia di venir quà a Cambrai. A vostra excellentia baso humilmenle la mano, et me li racomando. Date in Cambrai, « li 10 di iulio 1529. De Ingalterra,di sier Lodovico l'atier ora-tor, date a Londra a dì 23, et 29 sugno. Scrive, per a visi hauti di Fiandra di 21 et 28 del passalo,si ha hauto nova che Zuan Peris de Arentaria (Alcantara) esser montato sopra uno galion di bolle 800, che de qui havea cargato con mercadantie, el qual è biscaino, et gionlo che fu a Cales in Spagna fu fatto discargar et è andato, si dice, a cargar cose di guerra. A li 7 di rnazo fu conduto a Malica, nel qual loco era fama esserne molte altre nave. Et per lettere de Fiandra in mercadaiili si ha, come madama Margarita era partita per andar a Cambrai, dove dia andar madama la re/.enle di Franza per trattar la pace ; ma questi de qui non voria la seguisse. Per lettere de 25 da Compiega è l’aviso et scrive, questi de qui non voria seguisse ditta pane. Li do oratori di questa Maestà, ritornali da Roma, zoè il cavalier Brìanzo et il dottor Stefano, sono 1 Diarii di M. Sajsuio. — Tom. LI passati per li eserciti; dicono quelli esser mollo debili el sperar poco di quelle cose. Quanto a lo cose del divorlio di questi reali continua l’audientia a questi do reverendissimi legali, et nell’ultima (non) vi fu la serenissima regina, qual per Pabsenlia sua fu proclamata contumaze, ancor che li soi procuratori fusseno presenti, dicendo la inlenlion di essa regina esser di voler star su la scrittura, in la quul sì con-lien la appelalìon dì tal judici, per il che si dubita essi reverendissimi legali habbino a procicder. Et per una lettera pur di Londra di 22, scrìve, che a li 10, fu fatto il primo parlamento, overo audientia, et reduti li doi cardinali legati Ebo-racense et Campegio vi vene la serenissima regina con poche dame, et disse coram populo che la si appellava, el voleva altri judici che essi cardinali, alegandoli per sospetti, perchè il Cardinal Ebora-cense havia hauto grandissimi beneficii dal serenissimo re suo marito, et anche il Cardinal Cainpe-gio havea hauto un vescoado su l’ixola da esso re; pertanto la si appellava, volendo judici non sospetti; et dete una scrittura, poi andò via et lì judici si le-vorono. A dì 21 iterum dilli reverendissimi cardinali judici se reduseno in una sala in loco eminente, dove prima vene la serenissima regina, poi il serenissimo re, reduti prima il re sotto uno baldachin di restagno d’oro a banda destra el a banda sinistra la serenissima regina sotto uno altro baldachin più al basso. Et poi il re in lengua anglese usoe alcune parole a essi judici, dicendo non voleva star più in peccato mortai come era slà zà 20 anni, et che’l non havea mai ben fin non fosse judicato 108* di raxon di tal matrimonio, pregando essi iudici volesseno expedir la causa, enti altre parole. Al qual rispose il reverendissimo Eboracense dicendo che ancora che lui havesse hauto infiniti beneficii da Sua Maestà, el essendo slà allega per suspello, pur hessendoli slà commessa questa causa da la Santità del pontefice a lui insieme con il reverendissimo Campezo, judicaria quello voi la raxon, per il suo picolo inzegno dicendo non meritava esser judice di tal causa, pur non resleria de far quello el sentirave per juslilia. Da poi si levò la rezina et vene per mezo il re, buttandosi in zenochioni, di* cendo alla voce alcune parole, che l’era stata 20 anni con Soa Maestà per soa moier legittima, et servaloli fede, el non meritava senza alcuna causa esser repudiata et fattoli tal vergogna, pregando essi judici li desseno favor, et non disse altro. Poi il re fè chiamar quelli del so Conseio et siete per spazio de nv za ora, et poi li dilli judici prorogo. 12