509 di monsignor di Cliio....., pop andare per la medesima causa a la Maestà chrislianissima. 329 Summario di una lettera di sier Jacomo Bóldìl capitanio del lago di Garda, data a Lacisc a di 8 settembrio 1529. Iteri non scrissi per essere sia grandissima* nienle occupalo per il passar de li inimici uno Irar di arco lunlan di questa terra. El quando tulli fono passati et alloghili a Panzego, lonlan mia tre de (pii, a liore . . . mandono de qui quel trombeta, vene l'altro zorno, a domandar 4 honieni di primi di la terra, come haveano fallo Peschiera, lo li risposi non poter far questo senza grande mio incharicho, et se rechiedesseno alcuna cosa, potendoli compiacer, 10 faria volentieri. Et con dillo trombetta li mandi uno homo per mio nome a rechieder quello voles-seno, perchè io, come proveditor del loco, li serviria. Et giolito beri sera al campo, exposto quanto li havia commesso, loro capi consultò Ira loro, et ri* sposeno non voler lui, ma li borami quattro di primari richiesti, et se do bore avanti giorno non se li mandasse li liomeni, li aspeltasseno questa mane a farne danno. Il dillo messo li rispose che 11 aspelteriano voluntieri, et venendo non li andarla bene, come feno la nolle avanti che haveano impallanato le loro artellarie, el per la nolle scura dilli inimici erano quasi persi. Havendo 400 ar-cliibusieri de qui, non dubitarla et se li poria dar qualche danno ; ma pacientia. Scrive al continuo dì el nolle sia a la guarda, non dorme, el sta a la pioza ; et maxime questa nolle tutti è stati in veia, perché inimici mandono le sénlinelle apresso le mure, unde redopiono in la terra lo guardie. Ilora scrivendo, per avisì certi si ha, sono levati da Pozolengo, et hanno grandissima penuria di pane, et tal compagnia, per quanto si dice, zà 8 zorni non hanno manzalo pane, et de vino edam slenleno, et quando de ditti inimici alcun veniva apresso la terra, Vhrdando quelli erano sulle mure, li dimandavano del pane, come si fa quelli zercano. Et scrivendo li è soprazonto una barca nostra, qual mandai a la volta di Peschiera, et mi afferma la levata di loro ut supra, et che essi inimici marchiavano via in pressa et molto stretti, et parte di loro zà erano passali Peschiera. Io ho scritto al clarissimo proveditor Nani il lutto; et questa sera andarò a trovarlo a l’abadia de...... 510 Magnifìce et durissime lamquam frater 3301) honorande. Ancor che non habbia liaulo lettere di vostra magnifìcenlia, non obslanle mi atlrovi occupatissimo in grande fatiche el affanni per il Stalo nostro, non ho voluto restar de farli le presente, et dinotarli tulio il successo di questa impresa di Brindizo. Sappia adunque vostra magnifieenlia che, gionli fossemo a Caosichio, che fo a dì 23 del presente, il clarissimo generai in scrittura mi commise havessi a dismontar in (erra con honieni 1500 dell’armata et honieni 1300 soldati del re di Pranza, el liomeni circa 350 soldati nostri levali da Monopoli, con due falconoli, et che havesse a andar a tor la impresa di Brindizo, con largissimo ordine ch’el lutto fusse rimesso a me. Et perdio tutti cramo a piedi, deliberai cambiar avanti a uno logiamenlo lontano da Brindizo miglia 4, chiamalo li Giardini, dove giolito et (olio diclo logiamenlo, ancor fossamo slrachi et mezi morti, el perchè a dillo loco bobbi lingua da alcuni paesani, et inteso che la terra era in fuga perchè cramo venuti avanti senza sua saputa, mi parse non dar tempo al tempo, ma di longo andar a la (erra. Et levato il campo, inviai li trombetti a dimandar la terra, per nome de la illustrissima Signoria nostra. Tuttavia andando avanti, ot hessendo due miglia lontani da la terra, li trombetti nostri mi venne incontra et fecime intender, per nome de la terra, s’io la volevo, l’andasse a tuor con l’arme. Messo le genti a l’ordine, andai a la banda di la terra, dove senza ballaria si pò inlrar, ancor clic a far tal effetto convini tor una volta longa di 3 miglia; dove gionto a ditto loco, et visto per quelli di la terra io inlrava con le arme, messi in fuga, beati quelli poteva scampar nel castello, et il sindico de la terra con dui vennero a portarmi le chiave, dove, quelle lolle et inteso il castello da terra non li esser molle gente da guerra, in quel ponto medemo, che era meza ora di notte, inviai una stafeta al clarissimo generai, subito el immediate mi havesse a mandar l’artellaria pare-chiata per la baltaria, clic li offeriva batter il castello da terra, el, per esser mal ad ordine, li promettevo indubitata vittoria. Non volsi poner quella notte le genli nella terra, ma solimi li misi da ho-meni 400 de li nostri per la guardia, che certo se inlravemo a quel hora, tutta essa terra andava a foco et mina. La mallina seguente, parechialo li allogamenti a le gente, quelle feci inlrar senza sire- mdxxix, settembre. |1) La carta 329' è bianca