33 MDXX1X, LUGLIO. 34 mia a Vostra Serenità a li 13 de aprii, quanto si trovano li cieli de coetero ad versi a lo impera-tor in tutti so desegni et maxime de camini, quel che in contrario dimostrano che ’1 re di Pranza se cimi lo suo libero arbitrio se vigorasse contra quello et non stesse a dormire, notificando anche a Vostra Serenità la coslellatton corre de nasser una subita pace tra lor doi. Poi, per una mia a li 4 de zugno a Vostra Serenità, li feci intendere trovar per li fatti celesti esser più a proposito del re di Franza suspender adesso de lai pace et gite-rizar secretamente con tulle so forze, perchè può patizando esser conclusa la pace cim omne condition perfecluosa sapesse domandar Soa Maestà. Per la presente fo intender a Vostra Serenità che, speculando per lo soltil le cose di questo illustrissimo Stato date da li cieli, trovo che anche fosse tal pace, non già Vostra Serenità et questo illustrissimo Stalo se ne dia perturbar niente, etiam che primo aspectu paresse aspera et adversa. Unum dico che saranno sforzali, et maxime lo imperator, contentarvi et condescender ad alcuni vostri voleri, quantunque al presente mostrassero esser alieni de quello, et lo effetto lo dimostrerà. Però Vostra Serenila perseveri in la sua solila con-slantia, et non se perturba niente de li lor andamenti, cussi in guerra come in pace, perchè li cieli demonstrano lor esser confusi et non se saper resolver in le cose in le qual se ritrovano. Et in gratia de Vostra Serenità humilmente me ricomando. Venetiis 4 Julii 1529. Soltoscrilla : De vostra serenità burnii servo Calo, medico hebreo. nostro sier Sebaslian Justinian el cavalier, qual fo mandalo scoria el vene seguro a Lodi ; et lettere aspellate con gran desiderio. Fi da poi zonse un’ altra man di lettere di Franza del dillo oralor, da Paris, di 24 zugno. Il summario scriverò di sotto. Di campo, di sier Polo Nani proveditor zeneral, da Cassan etiam fo lettere, di .... Come era zonto uno corier, con lettere di Franza, de l’orator nostro, qual per lempo 1’ ha inviato, acompagnato da 15 archibusieri, per dubito de quelli da Trezo. Itern, scrive zerca danari per pagar le zenle, et manda una lettera haula da uno grison. Vene l’orator del duca di Milan........ Vene il vicario del patriarca, havendo il Serenissimo mandato beri sera a dir al patriarca venisse in Collegio, justa la deliberalion falla nel Conscio di X beri sera, dicendo, monsignor non se sente, et veria domalina. Il Serenissimo li disse che l’aspelteria, et che ’1 venisse ad ogni modo. In questa matina, in Quarantia criminal, per il piedar di avogadori de Comun, parlò sier Piero Boldù, seguendo la materia di conlrabandi fatti di formenti tolti di questa terra, intervenendo li Tri-vixani da% la Zucca ; fu preso che Texarin da Cliio-za patron di barca sia retenulo eie., et uno altro. Da Crema, di 3, fino 4. tenute, a Ime 11. Hanno da Lodi, da l’oralor Venier, che inimici che erano venuti fuora de Milan a la Certosa et Binasco sono ritornali in Milano. Da Bergamo, di sier Justo Guoro capi-tanio, di 2, vidi lettere. Come se facea inlrar in la terra 2000 cernede, zoè 1000 di le vallade di brexana et 1000 di le vallade di bergamasca, pnr segurtà, perchè Antonio da Leva cegna voler andar a la volta de Pavia con l’exercilo, ma po-tria voltar in bergamasca, et volendo el nostro campo andarli driedo, el duca de Urbin voi fornir questa cillà. ìjg Copia de uno iudilio mandato a la Signoria per maistro Calo hebreo, medico et astrologo. Serenissimo principe. Può la humil recomandalione. Benché da 30 anni in qua, et in Monopoli et in questa terra sia stalo el son alTetionatissimo servo de questo illustrissimo Stato, tamen in Io judicar de li inlluxi celesti mi dispoglio de ogni passion de animo, per il che dico et commemoro haver scritto, per una I Diarii di M. Sanuto, — Tom. II. Adunca, da poi disnar, fo Pregadi, per lezer que- ![)') ste lettere di Franza, et li Savi sleteno a consultar la risposta, et non veneno in Pregadi. Di Pranza, di V orator, da Orliens, dì G, di Melun di 11, 13, 17, 19, et di Compègne, di 23 et 24. La conclusion è, colloqui hauti con il conseio del re, et poi col re, del quale dubitava non fusse d’accordo con l’imperator. Fi scrive colloqui hauti prima col gran canzelier et col re, et poi con madama ; et il re li disse non dubitasse, che mai è per abandonar li soi confederali el maxime la Signoria nostra, et non seguendo la paxe et venendo Cesare in Italia, etiam Soa Maestà voi venir con 20 (1) La carta 18* è bianca, 3