395 MDXX1X, AGOSTO. 396 menti del Doria più dextro in queslo exercilio di )’ adoperar la rodella, tirando anche cimi la spada sempre de punta, fu iudicalo da tutti el Guasco morto, et ne li primi 5 o 6 colpi che furilo tirali, el Doria dette al Guasco due ferite l’tuia nel petto dal canto sinistro et l’altra nel viso ; ma ruptasi la spada del Guasco, qual havea che fare sohim a riposarsi da tante stocade, fu messo de mezo dal signor duca et cambiatoli la spada, et in ziò monstrò ditto Guasco un grandissimo animo che, soprabun-dandoli el sangue di la gran ferita di punta nel petto, aspettasse l’altra spada. Et fu comincialo el secondo assalto, dove si vide molti belli colpi, ta- * men el Doria leniva sempre el gioco suo di slocata, el havea ferito nel volto el nemico de qualro puntate,'et tenivalo a bada per tarli soprabundare il sangue (ino a la sua resa, perché già pensava esser vincitore, come era iuditio comune. Ma el Guasco tirato alcuni colpi, fu dubia la sorte, perché sleteno P uno et l’altro più fiate per cadere ; pur tandem cascorono, el Guasco andò sotto, ma tanto se remenò che vene di sopra, tenendo el Doria col viso prono, et messegli li denti ne lo orechie et dissipole come nell’abbraciamento li haveva el Doria dissipato el lavro di sotto, di sorle che patirà in vita sua. Nel che fu da ogniuno biasmato, che doveva darli sopra il capo, o farlo morire o farlo prigione ; ma molte cose credo si facino in questi casi, che benché prima siino slà considerate et altramente previste, la memoria in quella furia non li serve et P homo convien dar loco a la sorle sua. Et dopo slaciatosi et gettala via la celada, volse pigliar la spada che li era sotto, che era cascata al Doria nel cascar dell’uno et Pallro, el dar al Doria nel fianco, come fece. Et il Doria levatosi in piedi et similmente il Guasco, non lassando mai la presa de la spada, et volendo esso Guasco recuperar la spada, qual haveva posta fra el fianco et la maglia a dillo Doria, lui Doria la teniva col guanto et non la lassava recuperar. Tandem fatto forza per el Guasco de recuperarla, la rehebbe, et delle al Doria una corlellata sopra la lesta nuda, perilchè lui disse: « mi rendo, » (emendo di non esser morto, mancando la cellada, rodella et spada, nel cadere che feceno. Et così il Guasco ebbe la vittoria, ferito nel pedo, nel volto di quattro ferite, tutte però de punta, et dissipalo il lavro di sotto; el nemico ferito ne la testa et nel fianco un poco, ma dissipala coi denti una orechia et la copa. El certo é stalo sorte el iudicio di Dio che P habbi guadagnato, perché el nemico era maggior de lui el de età et de persona, et era dottissimo nel colpire sempre de punta. Vi prego mandare questa al Leonzini a Padoa, perchè scio che questo Guasco è suo amico. Et a vostra ma-gnificenlia mi accomando. Ferrariae 23 augusti 1529. Questi combalenli hanno haulo due padrigni per uno. El Guasco si ha haulo el conte Claudio Rangon et messer Emilio Marascolto gentilomo bolognese, el Doria el conte Filippo di Pepoli et messer Vicenzo Meiato da Ferrara, soldado vechio et valente a li giorni sui. A dì 25 avosto. La (erra, beri, di pesle, uno, loco vechio, et 7 di altro mal. Fo chiama in Rialto su le scale sier Zuan Antonio Lambardo qu. sier Piero per haver straparla, che in termine zorni 8 si vegni a presentar a li Cai del Conscio di X, aliter sarà processo conira di lui, la soa absentia non obslanle. 11 Collegio deputato si reduse et examinò sier Fantin Pixani di sier Vettor, era in camera, et l’altro Ireri examinono sier Toma Coco, et lutti doi fono mandali da basso in prexon. Et nolo. Ileri fu menato di Mestre preso sier .... da Molin qu. sier Marco, da Santa Marina, e fu posto in camera. Di Hassan di sier Zuan Alvise Salamon podestà et capitanio, di 24, hore 3. Con avisi di le cose di sopra, la copia di quali dice così : Magnifico et Carissimo signor mio. Per molli transitanti per questo loco ho inteso beri che tra Bolzano et Trento li sono grandissima quanlilade de soldati, et esser ingrossati attorno Trento, et esserne disteso parte per lo canal che va a Verona ; nondimeno, dubitando non esser vero, beri non ne deli notizia a vostra signoria. Et tandem è venuto uno sier Alvise Guadagnili da Cri-spano, mio amico, et homo al qual se li poi prestar fede, qual dice che da Bolzano a Trento li sono da zerca 40 insegne di fantarie el molli cavalli, et che dtf ora in ora si vengono aproximando a la terra di Trento, ne la quale però non li è fanlaria alcuna ma alcuni cavalli di nobili, nè fanlarie lassano intrar in Trento. Et se' dice che quelli fanti, quali sono da Bolzan ¡usino a Trento et sul trentino, debbano esser al numero 12 milia. Le bachette di Valsugana « (i) La carta 254‘ è bianca.