355 MDXXIX, AGOSTO. 256 sputare che di danari,— lerlio perché non si decorava chi havesse ad essere auditore et poi judice di queste ragioni con Cesare, non parendo che se ne dovessi star a la‘determinatione di Sua Maestà Cesarea, — determinarono dolersi col gran canzelier et gran maestro di tal cosa, et poi con madama, et finalmente col Chrislianissimo. Et mettendo ad exe-cutione tal deliberatione, rilrasseno de li due primi che essi havevano procurato che il capitolo fosse generale, aziò che poi mentre che tal discussione pendesse essi recuperassino e’ figlioli, dopo la qual recuperalione sollo tal pretesto postino pigliar la * defensione de collegati, et per tal cagione dicevano haver rechiesti li mandati speciali per tornar a la medesima confederalione ; nondimeno promisseno, li dicli et madama, che opererebbero che il dillo capitolo si modificasse. Et li oratori per non mancare di diligenlia si resolverono di andar a trovar il Chrislianissimo, et cosi leziino, et in cambio del nostro oralore andò Bartolameo Cavalcanti. Li quali oratori poi che furono parlili per trovare il re, fu il nostro oratore Carduzi, con li altri che erano restati/chiamali da quelli signori et facto loro intendere come, operando la regente che il sopradicto capitolo si modificasse, fumo da li agenti cesarei proposti altri capitoli, perii quali chiedevano alcune terre fortissime vicine a Lione et a la Franca Contea ; per il che Sua Maestà sdegnata ruppe ogni conclusione già facta con proposito di partirsi la malina sequente a li 23 ; ma gravata da madama Margerita differì la partila sua a l’altra matina, nel qual tempo, per opera di monsignor di Capua et del legato la pratica di la pace si rappichò, et per quello si crede, per la lettera di Borlolomio Cavalcanti data a li 25 in Cussi, si vene a la total conclu-sion de li capitoli de la pace, li quali fumo portati al re dal gran maestro; nè pareva che altro restasse se non la aprovalione de Sua Maestà. De la qualità de ditli capitoli altro non se intende se non che Borlolomio scrive, missier Baldasar l’havea advisato che sarebbeno tali da contentarsene secondo che havea ritrailo dal gran canzelier. Ma tornando a li oratori che andorono a trovar il re Chrislianissimo, arrivorono a li 24 al tardi, et difte-rirno il parlar a Sua Maestà al seguente-giorno, nel qual a 22 bore arivò il gran maestro. Furono adunque li oratori con la Maestà del re, et feceno gran querella sopra il preditto capitolo. Et domandando il Chrislianissimo come vorebbono che stesse tal capitolo, risposeno che quando contienesi che immediate fussino compresi ne lo accordo, et poi havessino 4 mexi di tempo a far conto con lo imperatore di quello che se gli dovesse, intendendo et dichiarando che d’altro non si havesse a disputare che di danari, la cosa saria tollerabile et da contentarsene. Al che rispose Sua Maestà che li collegati harebbeno più de 4 mesi de tempo a far conto eie. havendo ad intervenir la ratiticatione di Cesare et la reslilutione de figli, et che ogni altra cosasi comporrebbe in modo che se ne contenterebbono, mostrando ancora le provisioni grandi che Thaveva facte in omnem eventum, zioè li 10 militi lanzi che erano intorno a Lione et cambiavano a la volta de Italia, et li 10 milia venturieri francesi, li 8000 svizari, et olirà a questo che, expedila la pratica de lo accordo, il che sarebbe tra dui giorni, si Iransferirebbe a Lione. Domandalo ancora da l’ora-lore milanese quello havesse ad essere del duca, rispose che ad ogni modo sarebbe incluso nello accordo con la conservatone di quello che possiede. Et così commesse scrivesseno a loro Signorie. 11 gran maeslro doveva tornare a Cambrai la mattina seguente a li 20, ma quello se portasse non hab-biamo notitia. Da Fiorenza, di sier Carlo Capéllo orator, fo lettere di 2. Scrive esser de lì lettere di Cam-brai, del Carduzo orator loro, di 25. Da Udene, di sier Marco Antonio Contarmi luogotenente, di 2. Come per uno venuto da Buda, partito già tre setimane, dove solea habitar, refferisse- che al partir suo turchi erano corsi fino a Peste; che in Buda, altri signori che el Palatino viceré con due bandiere di lanzinech, quali per esser mal pagati, a la zornata si partivano; et che ditto Palatino non lassa partir li mercadanti sono in quel loco. Item, che uno altro capitani© del re, del qual non sa el nome, era ritirato in Slrigonia, li soldati del qual eliam per zornata se parlino per non haver un soldo da spender, et per tal causa ne vanno etiam molli dal turco, per haver partito da lui. Che ir. Vienna, ne la qual è stalo sei giorni, non era aparalo alcun di guerra. Che’l re era in Boemia, et che li baroni hongari haveano mandalo a dir al re che Sua Maestà dovesse andar lì a defender, altramente si provederebeno di re. Di campo fo lettere del Dolfin proveditor. Nulla da conio. El nel venir zoso del Conseio di X a bore 24, fo grandissima pioza et tempesta grossa, ina perchè vene con aqua non fe’ danno. (1) La carta 459* è bianca,