87 MDXX1.V, LUGLIO. 88 l’arma et che la propria notte 5 in 6 volte lo tenne svegliato nel medesimo modo. Nell’ora poi de desinare il signor duca gli ne ordinò un’ altra con cavalli ... .a dui fianchi et circa 300 archibugieri per lesta, la quale fu di sorte, che hessendo il Leva a tavola, come mi vien riferito, p< r stizza detc le mano in essa, la gielò sottosopra con quanto vi era suso, et così li nostri se retirorno pur con guadagno et perdila de nemici. Intanto il signor duca hebbe l’of- ■ feria dall’ excellentissiino signor duca de Milano de le sue genti, come per le copie harele inteso, et accelato in poco numero solo per securezza de li luochi di Geradada, sua excellenlia advertendo clic nel gillarse il ponte a Trezzo come hanno fatto, et che non se gli posseva velare, non ci fusse robalo o rebellalo alcuni di essi dietro alle spalle, che questo haria potuto essere potissima causa di farci levare de qui, che saria stalo fuora di ogni buon proposilo de questa impresa, et fummo dondolali in haver queste genti, come ancho per le copie di le lettere harete inteso, sino in heri sera, che pur finalmente venero et sono in Rivolta, Vaylà, Caravaggio, Trevi, Bregnano, et Pegazano: ivi per ora solo locati per securezza di quei luoghi. Et quando inimici gettorno il ponte, quella notte medema il signor duca mandò il signor Ilanibale et il Toso Furiano in Bergamo per più securezza di essa città, et che fusse assegurata da soldati propri, ultra le altre gente che vi sono, nè per questo il Leva ha possuto haver l’inlento suo, però che «pensava che per segurare quella città ne bisognSva sminuir le forze, et che per questo fussemo necessitali a levarci de qui. Et cussi 1’ altroieri et hieri, ben visitalo da noi sino dentro a li 'allogamenti soi, in persona quasi con tulio lo exercilo se ne vene propinquo a li repari nostri ad uno tiro et più de balestra, dove con grossa scaramuza gli fu ben ri- 53 sposto, et similmente la retirata fu con perdita de li soi. Beri andò ancho imboscala una grossa banda de cavalli, a uno mezo tiro de mano de li repari nostri, a li quali la nostra artegliaria, che già per la pioggia si doveva rinfrescare, ancorché altramente non havesse commissione, invitata et spinla dal bel brocco, sparò a la volta loro, dove amazzò alcuni cavalli et cusi subilo cominciorno alargarsi, et in questo li nostri gli forno talmente adosso, che con vergogna et danno loro gli feceno retirare. Et subito gli fu ordinato uno assalto a li aliogiamenli loro, tanto in entro, che li nostri passorno nelle sbarre loro, et tra gli altri un nostro, vedendo un fameglio che passegiava un cavallo che poco inanle era sialo in la scaramuzia, gli lo scarporò di mano et con guadagno di esso, che è un bel cavallo, se ne ritornò a noi. Beri anco, fra gli altri, dui cavalli de li nostri andati con licentia per guadagnare caini-norno tanto inante a la via de Milano, che introroo dentro in la città, et datose allarme voliamo con guadagno in la città propria alcuni cesli de pruni che donne portavano a vendere. Et così ogni giorno si vede di bello, et si cognosce chi è maestro di guerra, et chi intende o no questo mestiere, et se a la gente nostra se non se gli manca del dinaro el anche de la vittuaria, che di questi giorni ha patito, chè questi provedilori non lassavano ussire, anzi il tutto fazevano, remetlere in le ciltade ci causavano danno grandissimo, non advertendo che la sumrna depende da questo exercito Pur il signor duca ha scritto a Brescia, Bergamo et Crema, advertendoli de l’errore che causavano, et così senio stali meglio provisti al bisogno del vivere, et non sarà male che ancor voi di là ne parliate, aziò se gli scriva che habbino l’occhio a I’ exercilo, dal quale depende il lutto, et che non si lassi mancare de viltuarie con quello onesto guadagno a rata dal precio delle città che para onesto et conveniente, che’l mangiare invero è necessario, et senza non si pò fare cosa alcuna, et le gente si melteno in disperatone, che maximamente ne li presenti bisogni è fuora di ogni proposito el di ogni servilio de la Serenissima Signoria et bora se ne vedono gli effetti. Sichè, de gratia, non restate parlarne che ci possamo rendere certi la Signoria ci farà subita el opportuna provi- 53* sione; nè manca dal proveditore, che per il vero scrive, ordina et comanda, ma poco giova, et questo per un naturai jostume che ciascuno nell’ ofli-tio suo vole che vengi in nome de la diligentia a Venelia, poco curando l’altrui carico. Et de qui facilmente poiria un giorno nascere cosa più importante fuori del servilio de la Serenissima Signoria, el de qui anco nasce la mancanza de li guastadori, che se fusseno venuti, come sono stali domandali, già di là da Adda sariano falle le spianale verso Bergamo, el da l’altra banda verso Lodi, da pos-sere in un subito dove bisognasse exire con lo exercilo. Et per lai mancanza si è mancato et manca de mille boni effetti, et fanno ritardare mille stratagemmi militari, et se gli havemo in campo in quel numero che fosse conveniente, se operiaoo con mollo servilio di questo exercito, et in consequen-tia de la Serenissima Signoria. Et sapiate che se il Leva passa Adda, che non lo credo, et andasse a la via di Bergamo, come ne voi dar gelosia, penso al