485 MDXXiX, SETTEMBRE. 486 Copia di una lettera, del capitanio generai nostro, scritta al prefato signor Cesare Fregoso. Illustre signor, come fratello. Havemo la lettera de vostra signoria de 4, per la quale la ne significa la passala de minici. Quella, di bora in hora secondo la intende, subito volando ne dia aviso, perché già semo qui con queste gente che ci Irovamo prompli per passar, se li inimici voltassero a quella via, el staremo aleuti che se più voltassero di qua, volemo attendere a la cura de questi altri lochi non solo con queste genti che ci Irovamo, ma con animo ancora, venendo il bisogno, di chiamare di quelle di là per provvedere el assi-gurare de mano in mano quanto vederemo esser el bisogno. Sichè la signoria vostra usi diligenza in avisare, et a lei mi oftero el ricomando. Da V alalia de Magusano, a li 5 di sep-tembrio 1529. Sottoscritta : Al piacer de vostra signoria Il Duca di Urbino. A tergo: Illustri domino tamquam fratri domino Caesari 1 regosio prò Serenissimo Ve-netorum dominio Veronae levimi capita neo generali. Da Ravena, di Tomaso Costanzo eondutier nostro, di 5, vidi lettere, qual dice cussi : De qui son avisato, per li mei cavalli leggieri che son (ora a li confini, come el Cagnazo questa malina a una hora et meza de giorno passò el fiume, pur su quel de Forlì, con bandiere numero 4 di fanti, circa 600 in lutto, et cavalli circa 60. Volevano allogiar a un loco si chiama Villafranca, pur sul suo, ma perchè 31-2* li contadini havevan lassato le case vode, si judicava andasseno a Sa ri ta Maria de Fornovo, dove si diceva haver aggiougere altro numero de fanti. Alcuni di loro hanno parlato con li mei soldati in su li confini et domandorono che gente erano ; gli disseno che erano de nostri, el cussi se partirono. Non se puoi intender el cammino debbano far. De queste nove ne ho dato notitia al ilarissimo signor prove-dador et signor Mercurio, a dì per dì quel che bavero ne sarete avisato. Alcuni judicano questo viazo esser per Cervia, che potria esser ogni cosa, ma io noi credo, in caso che non fusseno d'acordo con Fiorenza el Perusa. . Sunmario di lettere di sier Jacomo Boldù ca- 313 pitanio del Iago di Garda, date in Lacisc, a dì 4 setembrio 1529. Tutta questa notte son stato atomo la tera per non abandonarla, con fanti 50 el 20 homeni de le barche armate, facendo star lutti li galioti in fusla a la bocca del porto con le barche, per bon rispelo. Certificalo li inimici esser lontani uno mio, et do-veano venir questa notte 0 nel far del zorno ad asaltarne, et venendo a questa volta monsignor de la Iloxa capitanio zeneral de la cavallaria borgognona con bon numero de fanti in anliguarda, et sopravene in quello domino Nicolò Barbaro con la sua fusla, qual era andato a Torre, el lo lassai al governo de l’armada, et io andai verso la porla et a la muraia por dar core a la fanlaria el a quelli di la terra, el posti li ordini che tulli andasseno a le mure a presentarsi, vene il trombela de li inimici a la terra, et dimandò viluarie per li soi danari, dicendo se potevano passar sicuramente per la strada. Al qual li feci risponder, che havendo loro brusalo l’anno passalo questa terra, i hanno posto tal teVor che hanno sgombralo tutto el suo, talché havendo gran numero de soldati qui dentro, havevemo ancor noi bisogno ; et se non fossamo de zorno in zorno provisti de viluarie per via del lago, se faria mal, el hozi, per esser cattivo tempo, non siamo forniti, che se ne havessimo li serviria mollo vo-lunlieri. Quanto al passar securo, li dava la fede non sariano molestati facendo un’ altra strada più in suso un trar di balleslra, irta venendo apresso questa muraia, non li comporteria. Aula tal risposta, il trombela riportò al loro capo, era al voltar di la strada qui propinquo, el qual fece tornar adrielo et tolse il camino per la strada alla, et zà bore 4 tuttavia marchiano avanti, el hora zonse la relroguar-da, vano a Pazengo, sono a meza via de qua da Peschiera luntan de qui do miglia in tre. Hanno re-tenuto lì a Pazengo do frati, et li hanno dimandà la contrada di Peschiera, et quanto è di andar a Man-toa, et poi a Milano. Scrivendo questa, ho haulo lettere del clarissimo provedilor zeneral Nani, de 313* beri sera, date nel monaslerio de Maguzan, mia do lonlan dal Desanzan, per le qual mi scrive essere zonto lì con il signor duca de Urbin, et aspeclar le zenle d’arme, et ingrossar, le fantarie ; et che ’l desidera saper li andamenti de li inimici ; al qual