373 UDXXlX, AGOSTO 374 smino non polerse fidar, et quando li liavcssero dala summa de denari che con quelli medesimi dinari sanno che li ruinará, et che sarà per loro meglio, con li dinari che li hanno a dar spenderli a lai-la guerra a lo imperator, con accordarsi con la Signoria et con quelli dice che sono ne li medesimi termini et espettar, o che questi rehavessero li figlioli che sperano che poi non comporlariano la rovina loro, overo tirar il Turco in Italia. De più qualcheduno me ha ditto che la nation fiorentina dee liaver dal re grossa summa de dinari, et quando se potesse discocar il re in qualche termine de restituirli ditta summa, che così con questa via si de-fendariano da lo imperator; et me disse costui che ne haveva scritto a lo ambasciator che è in corte, et che render quello che il re li deve particularmente, non saria fare cosa de la quale lo imperator se potesse dolere del re. Ma che questi rehavessero li figlioli, presto si potería bavere qualche speranza di far bene, perehè questi confederati sanno bene che poi poteriano fidarsi del re d’altra sorte che hora non posseno, et dicono che altro soccorso non voriano dal re a defenderse da lo imperator se non che li restituisse questa summa che li deve particularmente, perchè con questa fariano per molti giorni la guerra a lo imperator. 235 De Cambrai, a li 6 agosto. Al signor Fotti- pomponio Triuhi, da missier Rironimo Franco homo del signor marascal Triulzio. Heri cantò la sua prima messa monsignor de Cambrai, et fatto un sermone per monsignor de Venza, al fin de la messa le due madame, con l’asistentia del reverendissimo legalo Saivialo, ambasalori del re Ferdinando et del re de Ingil-terra, giurorno li capituli con grandissima solem-nità. Poi, alta voce, dal decano de questa città fu publícala la pace, unione et lianza, a defensione de le persone et mantenimento de li stali de ciascuno di loro, zioè papa, imperatore, re Chrislianissimo, re de Ingilterra, re Ferdinando. Doppo fu cridata una altra pace Ira il re de Ingilterra et madama Margarita, et si è ordinalo che per lutto il regno si hab-bia da far publicare le ditte pace. Li confederati non sono siali nominali, nè in quella publicalioue fu ditto che si reservasse loco ad alcun principe et república. Li ambasalori lutto beri matina avanti la pu-blicatione si parliruo malcontenti, perchè la sera davanti chiamati in consilio li fu mostralo il capitolo che locava il caso loro el lo trovorno molto strano. Fu quel capitolo che videno la prima volta che conteneva la loro comprensione ogni volta che volessero in termine de 4 mesi fare conto et satisfar de tutto quello dovessero dare a lo imperatore et re Ferdinando, non specificandosi più dinari che terre, de modo come ho ditto sono parlili de mala voglia. Et par che fusse rizercato lo amba-salore de la Signoria, che per la capilulatione de Cugniac dovessero pensar restituire quello che tengono nel regno. La risposta de lo ambasatore intendo che fu che la ¿Signoria non recusò mai fare quello che fusse conveniente, et che anche similmente era per defender gaiardamente le sue ra- 535. gione in qualunca loco et terre che le havesse; et perchè parlò un poco gaiardamente me pare che li fusse resposto che dovesse ben ad veri ire a non multiplicasse più inimici di quelli clic haveveno bora. II re non ha più nè stalo nè altro in Italia, nè più li sarà possanza di questo regno, il quale reslarà però unito et integro, et bavera li soi figlioli, el è da credere che in pochi anni si vederà più#posenle et più rico che mai. Nondimeno il fondamento che piglia lo imperatore in Italia è cosa formidolosa. Par bene che si comprenda che il re et suo consilio con grandissimo dispiacere ha lassali li soi confederati, et dal canto suo ha fallo ogni cosa per comprenderli, et quasi due volle è sialo per rompere tulio per rispetto de essi confederati. Per quello clic ho inteso da le parole de un del conseglio, con il qual parlai jersera longamente, pare che questi signori vadeno a camino di volere in qualche forma interlenere li soi confederati et maxime la Signoria, et dicono che ancora che havesseno molle bone ragione per le quale se potessero excusare el dare conto de tutte loro alione, el che la prima per re-haver li soi figlioli li era licito tentare ogni via, et che lutti li confederali haveveno promesso venendosi a questo alto di voler -dare et lerre et dinari, et molle altre ragione efficaze et vere, che tutte le vogliono lassare indrieto et tenere conio di loro et aiutarli ogni volta che lo imperatore voglia passare li termini honesti, dicendomi a questo proposito che bene presto saperano in qual modo governarse el vivere con io Imperatore, et havendo a restare amiti Sua Maestà Cesarea bisognerà che compiaccia al re de molle cose a beneficio di soi confederati el anche de li foraussiti, per li quali dicono volere mandare uno de li grandi de Franza ambasa-lore a lo Imperatore, che bavera molte eomissione 236