461 MDXXIX, SETTEMBRE. 462 al dillo marchese. Si dole che’l convegni restar nel Regno, el che questo è sta procurato da sui inimici, che volerlo il male suo. 296 A dì 3. La terra, heri, di peste, do, uno loco novo, l’altro vechio, et 10 di allro mal. Vene lo episcopo di Puola legato del papa et monslroe do lettere del reverendo episcopo Vacio-nense, nunlio del papa era apresso Cesare, una data in Barzelona et l’altra di ISavoslo da Zenoa. Li scrive di la hona mente et voler de l’imperador pace con tulli, et praecìpue con la Signoria nostra. Item, exoi'lò la Signoria a dar il possesso al reverendissimo Pisani del vescoà di Treviso. Fo provado li piezi del dazio del vin, con li Go-vernadori de l’inlrade, di sier Marco Bragadin. Da poi disnar fo Conseio di X con la Zonta, et vene queste lettere : Di Verona, dì sier Francesco Foscari podestà, sier Hironimo Zane capitanio, et sier Zuan Dolfìn proveditor generai, di 2, hore 18. Come inimici erano per il ponte passali di qua di l’Adese a Calze, da numero 4000 et alcuni pezi de artellaria, alozali questa notte li intorno, et il resto restati ancora di là, el par habbino brasato lì a Calze alcune caxe. La causa è stala perchè 8 villani di Gussolengo si messeno le erose rosse come inimici et andono apresso loro, dove erano alozali 8 belli cavalli di todeschi, et la notte, dormendo li Io-deschi, tolseno li cavalli et montono suso et li me-norono via, per il che loro da sdegno brusoe alcune caxe a Peri, et stavano lì andando di qua di là dal ponte, el si dice aspectavano altre zenle per calar tutti a un Irato. Et che’l capitanio havea fatto cride alcun non brasasse più, nè facesse alcun danno et pagasse quello loievano, sotto pena di la vita. Da Lodi, fo lettere di sier Gabriel Venier orator, di.....Come il duca di Milan ha di Zenoa del zonzer di tre cardinali legati del papa, et che P imperador, havia sottoscritto el ratificato li capitoli di la pace con Pranza. Che li oratori fiorentini haveano promesso ducati 400 milia a Soa Maestà, mantenendoli come sono in libertà. Di Roma, fo lettere di V Orator nostro sier Gasparo Contarini, di 26, 29 et 30 del passato. Scrive P orator di l’archiduca ha haulo lettere di Ilongaria, di 12, che il suo Signor fa intender al papa venirli adosso il Signor turco con grande exercito, et voi aiuto di potentati cristiani a resister, ali ter non è peso di le sue spalle. Scrive sono lettere di Zenoa che P imperador è lì et de- sidera mollo far paxecon la Signoria nostra. Scrive haver inteso che il principe di Oranges, che è a l’u-ligno con le zente, vien di longo a la volta de . . . . . . ., et che etiam li vien di Reame el marchese del Guasto con 2000 spagnoli. Scrive il zonzer lì a Roma di monsignor episcopo di Torbe, orator del re Chistianissimo, vien di Fiorenza, et che il cava-lier Caxalio, orator del re d’Ingalterra, è andato a Fiorenza per inlerponersi a la pace et accordo col papa et Fiorentini, etiam lo imperalor. Fu preso in questo Conseio di X, vender il ca- 296* stello di Piamonte in Istria, con chiarir certe iuridi-lion l’ha, a Pincanto, per li Governadori de le intrade. Fu preso di far, per il Conseio di Pregadi, uno proveditor a Treviso con ducali 80 al mese, meni con sè.....a scuoder li danari di le..... Fu posto, far uno altro exator a li Governadori de le inlrade apresso quello è, el uno a li Avogadori extraordinari; et contradita, non fu presa, et si feva per questo Conseio. Fu Conseio di X, semplice, et preso che certo caso di Vicenza intervenendo Sogari el....... sia tolto nel Conseio di X, et da quello expedito. Di Bergamo di sier Gusto Guoro capitanio, di primo, fo lettere. Come heri mattina seguite un C3X0 che andando attorno la terra sier Zuan Antonio da chà Taiapiera vice podestà et pro-vedilor, a cavallo, si scontrò in una certa donna atempata, sospetta di peste, et volendo farla andar in caxa, quella recusando, sua magnificencia pigliò una alabarda per dargli cum el culpo et menandoli urtò in terra et, la chinea andando avanti, lui se fico disgraziatamente la ponta di essa alabarda tra el corpo et stomego da la banda dextra et per spinto intrò per mezo dito per longo ; tamen non è mal di pericolo et in questa matina è stà portato destramente da la casa del magnifico gubernador, dove era, a la caxa di la sua residentia, dove è stà me-degato, et ha tolto cassia, et non ha nè febre nè cosa alcuna. La (erra non poiria star pezo di morbo, etc. Summario di una lettera di Roma, di 30 avo- ^97 sto 1529, scritta per Bompilio Aquilano, scritta a domino Zuan Jacomo Leonardo orator del duca di Urbin, qui. Da Genova avisano l’imperator al fin di questo doversi partir de lì per Piasenza dove starà per molti dì, come se intende. Le gente imperiale an*