601 MDXXIX, SETTEMBRE. 602 Lettera del ditto, di 23 settembrio. Da novo, li inimici è qui a Loikì, et ogni dì va robando et fazendo trazer tulli questi comuni de la Riviera di sotto, che ormai tulli è a sua obedientia. Ha fallo far do spianade, una verso Verona et una verso Brexa, el hanno fallo minar le mure di Lonà da I’ una el l’allra banda, sichè i puoi vegnir fuora in ordinanza, et fanno spianar etiam la rocca. Non se sa quel i voia far. 1 minaza grandemente de vegnir a questo loco, et zerca de intender che numero de fanti è qui, et come se sta, et quel se fa. Nui fortifìchemo questo loco al meio poleino, el non si manca di far tulio quel si poi, tanien qui in la terra è pochissime persone ; lutti è fuziti ; non credo sia qui da 300 persone et li fanti, che son da 386* 700, die in ludo fanno 1000 persone. Havemo ordine con la Riviera di sopra, che sentendo dar la campana a martello i vegni tulli a darne soccorso. Havemo qui do fusle et do barche armade, che è a la mia custodia. La terra et soldati par esser ben disposti, perchè se ha visto l’altra notte quando fo dà a l’arme, tutti esser pronti in arme, et in quella note se dete do volle a l’arme, per causa de fuogi furono visti, come scrissi heri. Etiam a hora di vesporo vene uno frate di San Quirico, et uno altro, corando, digarido: «Nemici è qui ! » lo era in Conseio, la voxe vene che inimici i era a la porta ; tutti fo in arme, andando corando a la porla, et io dandoli animo hessendo sul pozuol, et poi mi aviai a la volta de dilla porta, di sorte che, vedendo io non temer et esser sialo 1’ ultimo de questa lerra che habbia cargà la mia roba, ogniun sla de bon animo et restano satisfatti. Ancora ho in palazo robe assai, che in uno veder si'metteria in barca. Spiero, se lutti farà el debito, ben venendo nemici, se prevalemmo; et per quel havemo, dovendo vegnir, non passerà zorni Ire che i vegnirà, li qual aspetlemo di hora in hora di et notte. Che Dio ne dia forteza et sconfonda li inimici nostri. 387 Reporti da Roma. Alili) de settembre 1529 fu canta in Roma messa papale in chiesa de San Piero per il reverendissimo da Napoli, dove fu la Santità del Nostro Signor con 16 reverendissimi, et tulli li oratori, el il nostro; fu fallo una bella oralion. El cridata la pace el giorno avanti con sei trombeli per tutta Roma ; et cusi el sabato da sera el domenica sera fu falla fesla de fochi 12 nel palazo del Nostro Signore et in le caxe de (ulti li reverendissimi, et in castello con artellarie secondo il solilo. A dì dillo, la mattina, avanti che Nostro Signore venisse in San Pietro, Sua Santità disse a lutti li reverendissimi che F havea deliberato vegnir a Bologna et clie’l pregava sue signorie dovesseno tutti venire et hono-rali, et che al tulio voleva partirse a li 10 del futuro. Per il che li prefati reverendissimi si pongono a l’ordine, benché si crede non haverano più de cavalcature 20 per uno per la strettezza di tempi. A li 18 gionse in Roma domino Ilironimo Moron cum-cavalcature 40 et 20 cariazi, molto superbo; dice voler venir a la corte de la Maestà Cesarea. A dì dillo gionseno 22 galìe, capitanio domino Filippino Doria, a Civitavechia, et ha menalo seco Io ar-ziepiscopo di Capita, quale gionse a li 19 in Roma. A li 20 vene nova a Nostro Signore come quelli che erano in Cortona, loco de Fiorentini, se hanno resi a lo signor principe di Oranges, et li hanno dati scudi 20 milia, et tulli li soldati svalisati. Qual signor principe di Oranges tende a la volta de Arezzo di Toscana. Li signori Fiorentini mandano dui oratori a Nostro Signore, et si iudica lo accordo sia per condurse. T)a Roma di 20 settembrio 1529, scritta per 388 Francesco di Gonzaga al signor marchese. Questa notte è venuta la nova a Nostro Signore de la dedilion di Cortona resa a descrilion al signor principe di Orange, et sua excellentia, per evitare il sacco el mina di quella città, si è contentala di accordare il lutto in 20 milia ducati, el li fanti che vi erano dentro al numero de 600 se ne dovessero ussire senza arme, in giupone. Quali non doveva fare altramente dimora l’exercito, secondo si scrive, ma caminarà manzi a la volta di Fiorenza senza perder lempo. Li doi oratori fiorentini, li quali per le altre mie di 18 scrissi a voslra excellentia se aspettano qui fra dui dì, credessi che debbano venire con tal rèsolulione, maxime hessendo seguila questa cosa de Cortona, che habbia a succedere quello che si desidera per Nostro Signore, tanto più che se intende non esser molla concordia in Fiorenza fra li cittadini medesimi. Se intenderà la pro-positione che faranno li prelati oratori, et presto si potrà fare iudilio se si vorà accordo o no, perchè non ci è tempo di slare mollo in pratica. (1) La carta 387* è bianca.