511 MDXXIX, SETTEMBRE. 512 pito nè tumulto. Ben è vero che da poi allogiali hebbi mollo mollo che fare in remediar a le genie francese »1 bulinar; pur, per le bone per le triste, operai di sorle non furno falli grandi danni. Hebbi lederà del alarissimo generai con mollo ringraliar-rni de la opera seguila, con gionla che immediate mi manderia 9 cannoni per far la baderia al ca-» stello di terra. Et cu-sì per sua signoria furno co-menzati lì a Causilo a far discargar essi cannoni, et mi scrisse havessemo a metter a ordine, che di subito ne vegniria l’artellaria. Nui comenzavemo a far far trinzee et ripari et altro con li guasladori de le galee, et alla prima ci penzessemo sodo al castello. In questo tempo gionse una galea con ledere dell’ illustrissimo signor Renzo, qual scriveva a esso alarissimo generai, che per niente non havesse a poner l’artellarja in terra a la banda del castello da lerra, però chè la perdassamo insieme con le genie, perocché il marchese dal Guaslo con la fan-taria spagnola, et la cavallaria sodo Ferando de Gonzaga, erano per venir a danni nostri. Dove che dillo clarissimo generai habute lai ledere senza altro li a Causilo fece tornar a metter le arlellarie sopra le galee, el mi scrisse che non m’inviava l’ar-tellaria rispetto a le ledere ricevute, ma che vegniria a la Torre del Cavallo con la galea et armala, miglia tre lonlan da Brindizo, et che li dovesse venir per terra per consultar quid agendum. El cussi fu messo in execulion. In questo tempo so-pragionse una barca armala, sopra la quale era lo illustrissimo signor Camillo Orsino governator de le gente nostre in queste parte, quale era imbarcato per Venetia per causa di certa discordia et rissa ha col alarissimo proveditor generai Vicluri, et inteso per ditto illustre signor Camillo il prender di Brindisi per noi, mutò proposito, et dove doveva andar a la volta di Venetia, venne a la volta di Brindizo, et tulli si trovassemo insieme a la Torre del Cavallo, sopra la galla, et a la presenlia del nostro capitan generai, et invialo e ti am a chiamar il signor Zan Corrado, capo de le zenle francese, al consulto de ditto loco, et quello venuto, da poi longe el longe dispute fu concluso per esso capitanio generai nostro che io con 400 de le galìe homeni di guerra, 000 guasladori homeni de le galìe havessemo insieme col signor Zan Corado con le genie francese, havessemo a manlenir la lerra con spen-ger et strenzer il castello da lerra, et col signor Camillo Orsino con la banda de li sui tanti 350 de Monopoli de le galìe de guerra, 300 guasladori de le galee havesse a luor la impresa del castello da mar, et a ditta impresa se havesse a poner l’arlel-laria per esser segura, nè quella, in alcuna fuga ha-vessimo, si potria perder. Et de più che io havesse per via de la terra di Brandizo a summini-slrare la viluaria al Scoio, el che il capitanio generai con l’armata dovesse star in questi contorni per far spalle, per veder l’exito de l’impresa. Et da più che’l si havesse a scriver al signor Simon Romano, qual era a le parte de la Terra di Otranto con fanti 600 francesi, havesse a venir anche lui a tal impresa, però che preso il castello da mar sie-no per batter et poi combatter quel da terra. In execulion di tal consulto et deliberatone, il signor Camillo Orsino valorosamente pose 1’ artel -laria nel Scoglio da mar, et nui etiam a! castello da terra lo slringessemo ; fo comenzalo a dar la battana al castello da mar, et havendo mandato il generai per polvere a Trani, Monopoli, Callaro, Corfú, et gionto tulio quel che podeva, et poi battuto con 9 cannoni esso castello giorni 2 soli, la monition venne a mancare, cosa vituperosa, che se habbiamo messo a queste imprese con minar le vite sue, con esser amalato il forzo di questa armata, con esser morti da 250 de le galee, et non haver havuto mo-nitione da batter più de dui giorni, con grandissimo mormoramento di ogniuno. Visto il capitanio generai haver hauta tanto poca monitione da le terre nostre, inviò una galèa a Venetia per monitione. In questo tempo che stavamo così sopragionse'il signor Simon Romano con le gente, dove parse al capila-nio generai, venuto a la Torre de la Pena con l’armata, dismontar da le galee con una buona scorta di gente, et insieme con il signor Camillo, signor Zan Corrado, signor Simon Romano, et io, andar a veder il castello da mar et da terra, ancor che qui per noi altre volle era sta visto, per poter poi meglio deliberar il stringer de li castelli. El cussi, andati prima a quel da mar, fo concluso, quel- lo era sta operato slar bene. Venuto poi a la volta de la terra esso generai, et io a la parte di fuor al fosso del castello, quelli de dentro tirorno diversi tiri, et per mala sorte uno gionse a quel povero del qu. signor Simon Romano, et subito morse, et certo morse uno degno capitanio. An-dassemo de longo a la terra et visto il lutto, et similiter fu laudato per esser sta operato bene, el restati tulli d’accordo andar così scorendo fino giongeva la galea da Venezia con le monilione. Et stando a questo modo, Iddio sa quello ho palilo a interlenirmi in la terra con gente forestiere, el subministrar tutte le genie di viltuarie. El predillo ca-