MDXX1X, AGOSTO. 432 Item, preseno tuor ducali 500 al mese clell’Of- fìcio del Sai.......fino a ducali 6000, per poler ponerli al Monte del sussidio, et metter do (anse. Item, preseno certa parte di pagar il fido a quelli comprono le beccarie, videlicet, dar li danari di Ire banche, afitono per ducali.....et . Item, preseno alcune parte di Cipri, zoè taiar tulli li termini falli a debitori di la Signoria per li rettori et altri sindici, che sono per ducali 33 miti a. Item, che tulli quelli hanno usurpato lerreni spedanti a la Reai da poi la morie del re Zaco in qua, et zardini, acque, etc., venendosi a manifestar in termine di uno mexe, pagino il livello, aliter, bessendo recusadi, perdi i tercni, pagi 1’ usofrutlo, perdi li mioramenli et il quarto più per pena; et se li parici accuserano, siano franchi et liberi. Item, che in tutti li caxali è sta venduti per la Signoria nostra, li patroni di quelli debbano tener li parici, come usava lenir la Iieal. Item, che slratiotì 300, ai qual fo dati certi lerreni a galder, con exention per anni 20, il qual tempo è passado, però li dilli siano ubligati pagar li dreti et sali a la Reai, che saranno da zerca ducali 3000. Et atento li soi pagamenti si leva di le decime, de coetero le decime inlrano in Camera et loro siano satisfalli da la Camera in contadi, come si fanno li soldati di Famagosta. Item, alento si pagano stipendiati molli busi, che de coetero si debbi lenir uno‘scontro, et sia fatto la monslra do volle a l’anno. 278* A dì ultimo avosto. La terra, di peste, 3, lochi vechi, et ... di altro mal. 11 formenlo è calado, vai il padoan lire 6, soldi 2, ma la farina in fonlego lire .... Vene in Collegio 1’ orator di Ferrara, et rnon-slrò lettere del suo signor duca. Come il suo orator, signor Marco di Pii, era tornato di Zenoa da P imperador, qual li huvia dato licentia, dicendo non voi esser il re di Pranza, ma quello promette, voi attender. Vene P orator di Fiorenza. Di Verona, fo lettere di rectori, di 29. Con avisi hauti di le cose di todeschi, che vieneno a lu volta di Corvara. La copia sarà qui avanti posta. Dì Udene, di sier Marco Antonio Contarmi luogotenente, di 28 Come ha expedito con diligente il Galin con 400di l’ordinanza a la volta di Vizenza, de li qual ha pagato 394, datoli ducati uno per uno, et volendo di li altri bisogna vestirli, perchè sono tulli spogliati. Da novo, a tulli quelli passi confinanti con noi sopra la Cargna, sono siati capi et zenle alemane per reveder quelli lochi. Si ha fallo vari judicii sopra di ciò, concludeno per certo sia per temanza di non esser invasi da quelle bande da turchi, per esser fama fra loro che una banda de 15 tnilia cavalli sia per venir a danni loro in questa Patria. Da le parie di sopra si con-, ferma, per ogni via, lo exercilo del Signor turco, esser di qua da Buda, ma però ancor non esser sollo Vienna. Fanno ogni suo forzo di mandar gente a quelle bande, et hanno tolto de ogni 5 uno,* non excepluando nobili, nè alcuna altra sorte de homeni. Aspetto fin 4 over 6 zorni uno exploralor mandalo fin dentro Vienna, et porlarà signali certi per haver facende da trattar in Conseio regio. Etiam ha expedito doi altri, et del riporto avisarà. Del ditto, di 29. De qui non è nova alcuna. Ileri fu un tempo terribilissimo de pioza, saele et tempesta, qual dele danno assà a la banda de Ci-vidal el amazò tulle le piegore et castroni che trovò lì, che fono da zerca 200. Qui in Udene una de le saele amazò uno genlilomo zovene dì anni 20, chiamato Bernardo di Gorgi, et se impiò foco per ditta saeta nel suo graner, et ha fatto danni assai, nè mai lo poterono desinar con aqua, che buttando se impiava più, tandem lo sluorono con vino, el cusì dicono far sempre che la saila abrusa qualche cosa. Copia di una lettera da Genova, a li 22 de 279 avosto 1529. Signor castellano mio honorando fradello. Non si poiria pensare quanti sono lì honorì et careze che P imperatore fa al Signor nostro. Iteri andassemo a le 22 horc, che Sua Maestà voleva cavalcar per la cillà, che ancor non era partila, nè fu più presto Sua Maestà a cavallo,» che chiamò sua excellentia, con la quale andò sempre ragionando domesticamente a paro a paro, dico così domesticamente come se fossero alevati insieme ; et così andorno per gran parte de la cillà, poi ad uno pa-lazo del signor Sinibaldo che si chiama Viola, et sempre finché smontorno, sempre parlorno insieme di caze, di cavalli, de arme, di guerra, di città et altri vari et piacevoli ragionamenti, et con lanlo favore, che è cosa granda. Et sempre nel giongere et partire Sua Maestà si leva tutta la berelta, et cou volto pieno di allegria, cosa che non lo fa, nè mai ha fatto a persona alcuna. Siché noi stemo tulli