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      rini non puoi lauto suplir, perchè se da un canlo remedia, da 1’al Irò fanno mal et peggio, non polendo esser in ogni loco, ho trovato questo expe-dienle di elezer uno provedilor executor, domino Andrea Duodo di missier Piero, el qual non dubito, per esser sveglialo el solicito, si baveri bon servilio, el a solicilar trinzee et altri lavori che oceoi erano far contra il castello. Questa notte passata, con el nome del Spirito Santo et del prolelor nostro missier San Marco, sendone slà concesso il tempo bo-nazevole, el signor Camillo Orsino goveruador con tre nostri capetanei, vidclicet il signor Riccardo et
      il	eonle Julio et il conte Orazio, con fatili 300, sono valorosamente dismonlali da le marciliane sopra el scoio del castello da mar, et penetrorno in quello, non ostante il tirar feze el castello de arlellarie infinite, si allora come da poi, el per la gratia de Dio hanno fallo li loro repari con Tassine et altri ordegni portali con loro, et con la comodità del tereno trovato de lì, et hanno fornito essi repari el lauto eminenti, che superano l’altezza del revelino di ditto castello. Et per gratia de Dio niun ha patito, exeolo che la marziliana d<d capitante domino Zorzi Diedo è sta passada da una arlellaria da una banda a l’altra, et se non se avedeva, presto andava a fondi, 271* ma si tirò in terra et da poi recuperata et conzala ; nel limon etiam ha hauto un’ altra bombardala et due di le altre sue marziliane. In vero el ditto gu-bernator, non solimi cum ogni presleza ha messo tulio ad ordine, ma etiam fatto questa operalion degna de laude, non havendo mai cessalo tutta quella notte de star in fattene, sichè merita grandissima laude et comendatione, et similiter domino Zaccaria Barbaro, depulado sopra le arlellarie, et il capitante Diedo, li qual ancor loro valorosamente non hanno mancalo. Habuta la nova, rizer-candomi CO vastadori de più, immediate li inviai, ma il zorno fu più presto del bisogno de poderli metter in terra. De li qual vastadori i non hanno palido, perchè da poi azonseno do barche de li Irati de Brandizo, sichè le cose è passale bene. Hozi zer-ca 6 bore de zorno me son levalo da la Torre del Cavallo et son venuto apresso la Torre de la Pena, che è proxima al ditto castello, el qual nel passar nostro tirò alcuni pezi de arlellaria, el havemo veduto li repari falli per li nostri, .et nostri hanno trovalo una concavità in esso scoio, cbe coperti ponno alozar zente assai. Zonlodequì con le chiave et scale di le galie, fò far una zalra, el parte con co-pani mi preparo questa notte, servendo il tempo, de mandar arlellarie, et a le marziliane ho falò caricar
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de fassine, al qual el ditto capitanio ge atende con zerca 90 liomeni ; sichè a questa impresa non son per mancarli. Una cosa sola mi preme ; dubito de la polvere, però la Signoria no mandi presto, perchè la nostra ballaria non poi esser impedita, et ehi sono patroni di questo castello sono patroni del lutto, havendo etiam respelto a la segurlà di le galìe, alento li tempi contrari che a le volle soleno acader, se poi salvar a Gausili, che è mia 8 lontan de qui : sichè non se dia abandonar lino che la non sia finita. Al castello de la città si continua il far di le trinzee da la banda del porto, dove non vi è, efossono; per haver trovalo el leren duro apresso
il	castello se ha scorso un poco più a l’arivar a la muraia, nè se li mancarà a I’ uno et l’altro diligen-lia. Questa notte la vardia deli francesi da la banda de fuora del dillo castello non è slà sì vigilante che non habbino lassato ussir fuora per la porta falsa 27 dui liomeni a cavallo, et stimasi, per dar nova de le operation se ha fallo questa notte contra el castello da mar, havendolo sentilo frequentemente a bombardar.
    Tentila fin 21.
     Data a la Torre de la Pena, apresso de Brandizo.
Copia di una lettera di sier Zorzi Diedo, data a Brandizo, a V ixola, a dì 21 de avosto 1529, a hore 3 di notte, scritta a sier Polo Diedo suo fradello.
      Magnifico fradello.
    Nui semo sotto el castello de la isola di Brandizo, et al sbarcar fece le genie sopra la ixola, quei del castello lirorno alquanti colpi de colubrine et sacri, talché mi sfondrono la barca, el uno colpo ebbi al limon, l’allro a prova, el terzo a meza barca sotto acqua. La barca immediate si afondò, el se sono guaste tutte le robe erano in barca, pur per far che la barca non se perda, feci lavorar tutta la notte trinzee per riparo de la barca, ita che la ma-tina seguente, finché si secò, fu ricuperala. El cerio
io	son horamai straco di queste fazion, perchè ogni cosa toca a mi, et non si poi negar. Vi prego, fate che venga a repatriar. Questa notte se ponerà le arlellarie al loco suo per bater il castello de l’ixola ; damatina, a Dio piacendo, ditta la messa, si darà la ballaria, et speramo indubitata viteria, ancoraché difficullà sarà.