557 tornato. Da poi io son in fasta mi ritrovo da 25 persone che manzano a le mie spese, et continuando qualche zorno, sarà la total mia ruma. Tenuta fin hore 22. Per uno altro aviso liauto da Lonato, inimici per hozi non si sono mossi, ma hanno man1 cialo a Lonado che li habbino a mandar 4 homeni di la (erra, et loro hanno e.xpcdilo a Brexa a saper quel dieno far. Dotti inimici hanno fato 3 spianade, tra le qual una verso Canedo, che dimostra lenir la volta verso il cremonese. Da Cividàl de Frinì, di sier Gregorio Pi-samano proveditor, fo lettere, di 14. Et qual manda questo aviso. Referisse esser partito da Vie-na a dì 3 de l’instante da sera, et che in quella città non vi era alcuno forestiero da guerra, ma che quelli rezenti feceno la monstra di le gente de la città, et dicessi che sarebbeno 5 in 6000 persone, ma molto inesperte a la guerra. Che ha veduto in ur. loco de la città, che chiamano l’Arsenal, preparar alcune barche con certa poca artellaria, qual voleano metter nel Danubio, et ha contato barche 52. Et ha inteso in uno altro loco de la città si preparavano di le altre, però lui non le havea vedute. Che era fama che ’1 re Ferdinando dovea venir a Vienna et harebbe 15 milia boemi et altra gente di Alemagna, il che però non si credea, anzi che ogfliuno che havea il modo se nefugiva con le robe et le donne. Et che ritornando nel camino ha vedute molte carette con doue, et cavalli con zentilhoineni che se ne andavano a Neustat, et che tutto il popolo di Vienna, vedendosi senza provisione, era iti estrema paura di andar in preda di turchi. Che il re Ferdinando ¡usino al suo partir era a Linz. Che lo esercito del Signor turco, da poi haula Buda, se era inviato a la via di Vienna, et era al suo partir distante miglia 6 todeschi di quella città che sono di nostre miglia 30. Che si aflìrmava da tutti che venivano da quelle parte lo exercito del Signor turco et esser de 260 milia persone. Copia de lettere da lirexa del conte Alberto Scotto di .... , scritte a Znan Jacomo da la Croce suo canselier. Ad bora mi sono sopragionte lettere da Pia-senza di (ieri, con li aligati avisi, quali al solito sporgerete ad quelli illustrissimi signori, benché però di qua ne babbi informato il clarissiino proveditor del lutto. Cesare, a benché si fosse buttato voce che doveva partir da Piascnza domenica over 558 luni, non parliria così presto ; la causa non si può intendere, se non per il manegio con il signor duca di Milano, quale heri ogni modo si dovea risolvere; ma varie sono le opinioni che debbia seguire o non, ma bene è vero che ’1 prefalo signor duca di Milano insla gaiardamenle più di quello dimostra Cesare che più non si cura. Cesare ha richiesto a li cardinali esistenti apresso Sua Maestà le chiave di Parma et Piasenza, con voler ditte cittade in sua balìa, et essi cardinali lolseno tempo di risponderli; poi ultimamente li risolseno di darli le chiave, dum-modo che Sua Maestà jurasse di restituirle fatto el viagio. Et così furono date le chiave a Cesare, jurato 300* restituirle, riservalo se Sua Maestà non havesse sopra ditte città ragione. Da Cremona, di sier Galriel Venier ora-tor, di 15. Come erano zonti lì hozi il prolono-tario Carazolo, et il terzo secretano di Cesare, vieneno da Piasenza, per nome de l’imperatore, chiamato Gratia de Boadiglia. Etiam, è tornalo domino Znan Filippo Sacco, sialo oralor a Cesare per il duca. Li quali, per quanto ha inteso, è venuti a richieder al duca Pavia et Alexandria per cauzion di l’imperalor, aliter li pronunzerà la guerra. Et ha inteso, il duca non gè le vuol dar, nè voi far altro si non quanto li ordinerà la Signoria nostra, al che lui oralor non manca di esortarlo cussi fazi. El licenlialo la Zonla, restò Conseio di X semplice, et preseno, che fusse ben ritenuto uno---- trovato con earatilani falsi adosso. A dì 17. La terra, di peste, uno, loco novo, et 7 di altro mal. Vene sier Nicolò Justinian, stalo proveditor sora le biave in brexana, et volendo referire, el Serenissimo disse non acadeva, havia scrile le ope-ralion per sue lettere. Vene l’oralor del duca di Milan, et comuni-coe lettere del signor duca suo, zecca il venir del protonotario Carazolo el la pratica di 1’ accordo, ut in litteris. Venne l’oralor di Fiorenza, qual etiam lui ha lettere di soi signori Dieci, di 13, con li avisi havemo nui, instando la Signoria voi dar li pres-sidi promessi etc. il Serenissimo scusoe eramo su gran spesa et convenivemo difendersi nui. Poi parlò zerca li formenli di Alvise Girardi fiorentino, lolli a Corfù, siano pagali. Vene l’oralor del marchese di Mantoa per alcune cose del signor marchese. MDXXIX, SETTEMBRE.