249 MDXX1X, AGOSTO. 250 samento di esso reverendissimo canzeliero, non particípalo a li cesarei. Fra tanto essi cesarei haveano * richiesto, tra le altre petizione, al Christianissimo che li consonasse Alexandria in mano de li agenti cesarei et operasse che per tulli li soi collegadi se restituisse a Cesare tulio quello che tengono in mano del stato di Milano ; a la qual petizion hanno risposto francesi che esso Christianissimo non pole nè voi prometer quello che non è in mano sua, et che quello haverà in mano del stato di Milán lo consignara a li agenti di Cesare, presuponendo però non haver Alexandria nè altro, ma solo Aste et il contado Et questa risposta prima l’hanno falla et data che notificata ad me ; et così mi dicono haver resoluto questo capitolo. De li capitulj pertinenti al Christianissimo nulla hanno comunicato ; hozi ne hanno (alto dimandar al consiglio regio, et hessemlo lì tutti noi, di Venetia, Fiorenza et Ferara, hanno exposto che dopo traíalo le lor cose, havendo proposto li confederati, li cesarei hanno molto ricusato di voler tillo modo ad-metter confederali, pur tandem hanno contentalo che in questa pace se gli ponga uno capilulo di questa subslantia : Ilem convenerunt praefatus serenissimus impe-ralor et Christianissimus rex vel procuratore etc., quod Christianissimus rex procurabit loto posse suo et cum effeclu faliet quod domini Veneti et Fiorentini infra qualuor menses a dìe composìtionis facent rationem Caesari et serenissimo regi Hongariae eius fratri de eo quod tenentur respective ; quo faclo censeantur inclusi in pace ac foedere, et non aliler. Questo capitulo in effetto non ha satisfatto al veneto nè al fiorentino, come anche in veritale non deve, et sopra esso ce gli è molto ragionato, dimostrandoli che in effetto a questo modo remaneriano exclusi. Essi hanno risposto che non hanno possuto riportar altro da li cesarei, quali dicono non haver altra commission né poter da l’imperator, nisì sub illis verbis da quali non sono per deviar, nè alterar ullo modo ; ma che vederano questi signori francesi se potranno operar meglio in questo, sforzandosi persuader che in effecto erano inclusi, perchè volendo essi satisfar di quello devono legittimamente, se P imperator non vorrà contentarse, et vorà di facto f;irli guerra, che il Christianissimo li difenderà ; et fratanlo recupererà li figlioli, o non recuperandoli, omnino farà la guerra, et che interim pendendo questa dilalion se intende che non se li dii molestia di questo, però ehe interim non 155 seranno molestali ; et che nel sopraditlo caso il re li defenderà, volendo Pimperalor farli guerra, dopo li 4 mesi, non contentandosi de la ragione. Non of-ferirno altra chiarezza che dille bone parole, sìché rimasero el fiorentino et veneto molto ma! salisfali. Con (ulto il soprascritto, come vede vostra excel-lentia, nulla mentione vi era del caso di vostra ex-cellentia et del signor duca di Ferrara ; però dopo la soraditla disputa io comintiai a dimandar quello era concluso per vostra excellentia. Mi fu risposto che dopo la controversia di admetler o non li confederati, essendose venuto in resolution di la amis-sione et non havendo li cesarei ditto cosa alcuna se non per li signori Veneti et Fiorentini, intendevano che vostra excellentia et il signor duca di Ferrara erano adrnessi come confederali senza altra opposi-tione. Io .gli resposi, che quando questa fosse mente el risolulion loro, non mi saria scontentalo, ma che mal poteva persuadermi che havessero così pianamente'passato questo articolo incontinente dopo la proposta, havendo già mostrato animo tanto diverso, richiedendo al Christianissimo che li consigliasse Alexandria et operasse circa il resto del stato di Milano, però che sue signorie illustrissime advertissero che questo articulo non si riservasse sino a P ultimo, et che poi persistendo li cesarei in la negativa, solidato il reslo, si devenisse ad qualche sinistra resolutioñ. Et con grandissima instanlia ricercai di saper qual l'usse la inlention del Ghrislia-nissimo et loro, in caso che li cesarei o persisteseno ne la negativa o proponessero parliti inhonesti, et sopra questo caso, dopo molle volte ditome eh’ io faceva diflìcullà dove non la facevano essi, el che io voleva sapere quello che essi ancora non sapevano, el che se diranno cosa alcuna me lo fariano intender, in modo ch’io non fui bastante, con quante chiare parole et effieaze sive proponere di exlor-querli resoluta risposta, ma che mi faranno saper tutto et non mancaranno come in causa propria. Dopo questo trattato, hessendose redulti Ira noi oratori et consultato insieme, se resolvessemo che di novo l’oratore veneto hoggi parlasse al reveren- 155* dissimo canzeliero, significandoli che con questo capitulo se cognoscevano chiaramente exclusi, et che questo non era altro che dirli che provedesseno alli casi loro, et che queste non erano le promesse tanto large già fatte alli confederali, elche particularmente adverlisse alle cose del slato di Milano. Referisse che sua signoria reverendissima gli ha risposto che non deve dubitar, perchè el Chrislianis-