155 MDXX1X, LUGLIO. 156 prestidi, ma di le Raxon vechie, stante la parte presa in Pregadi del 1525, a di 25 avosto, stante una presa, 1441. 1 octuhrio, in Gran Conscio, che voi, questa ultima, non si possi metter alienar beni del Comun, nè datii eie , se non per 4 Consieri, 2 Cai di XL, et la mazor parte di Savii del Conseio et tre Savii di terraferma, nè etiam intrade de le Camere nostre eie.; unde li do Consieri si tolseno zoso di la parte di vender ditto datio del pesse. Et volendo li ditti avogadori, etiam che sinr Hi-ronimo da Pexaro savio a lerralerma non mettesse al lotto il castello di Piamonte, li messeiio pena 100 ducati, et lui diceva è stà preso nel Conseio di X con la Zonta ohe si possi metter ditto lotto, come parerà a quelli poi metter parte Li avogadori diceva sì, ma bisogna, jusla la parte, che 4 consieri et li altri la metta. Et andò in renga sier Mariu Ju-stìniani avogador, et parlò, et messe con li compagni una parte. Li rispose sier Hironimo da Pexaro, et non fu presa. Questa è la parte posta per li avogadori di Comun : Conzosiachè per i avogadori nostri di comun sia stà posta pena di ducati 100 al nobil homo sier Hironimo da Pexiro savio da terraferma, che si debba luor zoso di la parte, che ora el mette zerca 10 alienar i beni di la Signoria nostra, et lui persiste in opinion di metterla, che però sia preso, che sia caduto a la ditta pena de ducati 100, qual sia miligata in soldi 20, et non possi metter la ditta parte. Ave : 6 non sincere ; 53 di la parte, 134 di no. Et fu preso conira i avogadori. Da poi se intrò in le parte. Et primo parloe sier Hironimo Grimani per la soa. Li rispose sier Jacomo Doltìn per la soa et del Capello, poi sier Toma Mozenigo- proveditor sora i danari per la sua, qual è con sier Francesco Contarmi cassier, et 11 do Consieri Emo et Morexini, che intrò con loro. El li Savi del Conseio si tolseno zoso di metter la tansa al subsìdio. Dapoi parlò sier Polo Valaresso proveditor sora le vittuarie, da bon palricio, dicendo bisogna danari et si mette mille intrighi ; si doveria metter un’ angaria chiara et presta a trovar danari, et non queste confusion, dicendo: era a Zara et uno prete di l’arzivescovo messer . . (Mafio) Valaresso diceva l’officio confuso, nè valeva a monsignor a dirli dicesse le ore ai so tempi ; hor el fece un di-snar, dove invidò sier Hironimo Coniarmi et lui sier Polo, qual era....., et fo bel pasto et ordinato, et a questo prete fè metter ogni cosa in uno pialo confuso davanti de lui, el qual non manzava. Monsignor disse: «Perchè non man-zale prele ? s> Lui disse : « Monsignor mi havete confuso a metter tante cose a uri Irato davanti de mi, che non so da qual comenzar. » L’arzivescovo disse: 94* « Ben P è come vui fè a dir I’ officio, che confondè le ore. Et lutti se la rise. » Et cussi mi par sia queste vostre parte. Fo un rider in Pregadi, ma con laude de dillo sier Polo, che è troppo bon palricio. Andò poi in renga sier Lunardo Emo, qual laudò la parie per adesso del Mozenigo, in la qual era intrato, et chiarì non è confusion nissuna, etc. Et poi parlò poche parole sier Hironimo da Pexaro, et laudò la sua opinion. Era mollo lardi. Andò le parie :.....non sincere,.....di no, 4 di sier Hironimo da Pexaro,.....di sier Hironimo Grimani ......... Et licentiato il Pregadi, reslono il Conseio di X con la Zonta, et steteno poco. Fo ledo alcune lettere drizate al Conseio di X. Item, fo preso una lettera, si scrive a domino Alvise Grilli, è nel campo del Turco, con avisarli la venuta certa de l’impera-tor in Italia, et la pace falla con il papa. 1529, die 2i juìii. In Bogatis. 95 Ser Nicolaus Venerio, Ser Hironimus Lauredano, Consiliarii. Ser Bominicus Trevisano eques, procu-rator, Ser Leonardus Mocenico procurato)', Ser Dominicus Contareno, Ser Marcus Dandulo doctor, eques, Ser Aloysius Gradonico, Ser Franciscus Donatus eques, Sapientes Consili. Ser Marcus Antonius Venerio, Ser Filippus Capello, Ser Jacobus Delphino, Sapientes Terrae firmac. Hessendo necessario trovar quella bona summa de danari che rezercano li presenti importantissimi bisogni per la defension et conservatimi del stato nostro, con quella maggior deslerilà et satisfatene che sia possibile, aziochè li cittadini nostri se ren- * dano prompti ad fare una celere exbursatione, vedendo esser cimi grande comodità sua :