253 MDXXIX, ACOSTO. 254 Lettera del ditto, di Fera, di 25 luto. Illustrissimo eie. Dopo scritte le precedente, et hessendo parlilo el magnifico oratore veneto da Cambrai, questi signori del consilio regio ne significorno che la pratica della pace era totalmente rolla; et fu con- ' eluso eh’ io venesse incontinente dal Chrislianis-simo per parlare el Iralare altramente. El cosi veni ; ma dopo, hessendo relachata, tandem si è venuto alla conclusione del tutto, secondo che hogi ne ha fatto intendere el Christianissimo, et ha assecurato che signori Veneti et Fiorentini gli sono compresi senza diflìcullà, con animo però de satisfare a l’imperatore de quello deveno. A me, in presentia de li altri oratori, ha detto francamente che (vostra excel/enfia) gli è compresa come confederato el che possederà quello che bora tene. Sua Maestà ne ha fatto grande animo et affermalo che mai lasserà soi confederati se li vorà esser fallo (orlo da alcuno, maxime recuperalo \\ fioli, quali se haveranno. Et unico contesto se darà a l’imperatore uno millione et 200 milia scuti et la ralificalion. Et questa se deve fare fra sei setimanc, nè per questo el re resterà de venire verso Lione et esser armalo sive ratificetur pax, sive non, acenando molte cose. Credo se publicarà fra dui giorni la pace, de la quale li parliculari spec-lanti al Christianissimo non sapemo. E vero che le ragioni de la Borgogna per l’imperatore non se renuotiano ; el dicono questi signori che per includere li confederati da (re giorni sino bora è costà al re 400 milia scudi. Questi signori hanno novi advisi che vostra excellentia ha capitolato con l’imperatore secretamente in questo apontarnenlo del 157 papa, pur a me non l'hanno diio. In ogni caso non sera se non bene che ivi se parli del Christianissimo et francesi se non in modo che pervenendoli a no-titia habbino da contentarsi. Suplico a vostra excellenlia me advisi come habia ad governarmi, et poi che s’è pur visto qualche fine de questo travaglio se debbi secondo la promessa sua levarmi de qua. Et basandoli burnii-mente la mano me gli raccomando. Dato in la Fera, a li 25 dejulio 1529. Lettera del ditto, da la Fera. Post scripta. Vostra excellenlia sappia che in questi capiluli tra francesi et imperiali vi è uno quale comprende il papa come principale conira- hente, et promettono vicissim procurare che la Sua Santilà sia reintegrala de lutti li beni de chiesa, quali sinno a quocumque occupali. La pelilione fu fatta da cesarei, et specificava come usurpatori do-minos Vènetos et dominum ducem lerrarine ; ma francesi hanno levali li nomi salvo capitalo in reliquis. Item, dicono bavere concordalo quanto speda per il serenissimo re anglo, non parlando idlo modo de la causa del divorlio, la quale la illustrissima madama Margarita dice lassarsi a la disposinone de juslilia et non. volerne parlare. El questo è quanto se intende. Data ut in litteris. Copia de avisi hauti per lettere di Signori 1581) Fiorentini, de avosto 1529, scritte al suo orator in Venetia : et è avisi hauti di Franza del suo, orator, da Cambrai, de 25 Imo. riavendo più volte fallo instantia, l’oratore venerano, milanese et nostro, che si risolvesseno et dechiarissimo le condilioni con le quali si doveano comprendere nello accordo li confederali, finalmente trovorono li Raminghi- bavere quasi composte tutte le diflerenlie che sono fra il Christianissimo et lo imperador, el solo restare dificullà sopra li confederali, affermando i fiaminghi non volergli includere nel contrailo da farsi per gli ditti due principi, ma voler di poi separatamente Iralare di quegli. Di che hessendosi dicli oratori doluti con quelli signori francesi, furono chiamati tulli agli 22 et ledo loro il capitolo del qual la copia è questa : Item, convenerunt quod Chrislianissimus rex procurabit tolo posse suo el cum effeclu faciet. quod domini Vendi et Fiorentini infra quatuor men-ses a die praesenlis compositionis facient ralionem Caesari et serenissimo Ilungariae eius fratri respedi ve de eo quod tenenlur; quo faclo censeantur inclusi in pace et composilione praedida et non aliler. 11 qual capitolo parendo loro assai iniquo, — prima, perchè non satisfacendo a Cesare li confederati rimanevano fuora de lo accordo, — secondo, perché non si specificava di che cose sehavevi a star a ragione con Cesare, non obslante che ciascuno de li dicli oratori non pensassi che d’altro se havessi a di- (1) La carta 157* ò bianca.