579 MDXX1X, SETTEMBRE, 580 gino le persone de li prefali signor colile et signor Cesare per avere con essi, el con gli allri che a noi parerà, nova consulla, perù che non siamo ancor fuor di speranza di poler fare qualche bene. Nella qual consulta chiamaremo ancor Phomo de l’illustrissimo signor duca de Milano, et potendosi fare effetto alcuno, si vederà farlo, di modo che sia di satisfatene ancor di sua excellenlia, aZiò non paia che la sia abbandonata. Subiungendovi che, ancor 37-2* che siamo stati travagliali da una febre gagliarda di Ire o quattro giorni, con freddo cinque ore, non saressimo per questo restali di exeguire al far il debito nostro, siccome faremo ancora venendo la occasione, purché habbiamo tante forze che ci possiamo reggere a cavallo, et speriamo in Dio che il mal nostro non procederà a peggior termine. Potrete il tuffo notificare a quella illustrissima Signoria , raccomandandoci bumilmente in sua bona gralia. Da Brexa eie. Lettera del ditto, di 17, al ditto suo orator. Sapete la causa che ci ha fallo slare a tenere l’exercilo con lauto slenlo et fatiche a Cassano, che è sialo principalmente perchè se facessero et reducessero i racolli ne le.citale, al che non è già mancala la illustrissima Signoria di ordinare gagliarde provisión, el similmente noi allri di solicitarle. Ma troviamo, et in ¡specie in questo territorio, che l’uno et l’altro ha poco giovato, pe-rocliè ogni luogo è pieno di viltuarie, et cussi son siale indarno le fatiche et stenti patiti per questo, che certamente, quando ciò non fusse, li inimici sariano a mal termine. Al che però non. manchiamo noi altri di far quanto più se può ; ma ove essi sono, non se può far altro; et quello che ci dole ancor in questo caso che ci habbiamo scoperto uno inganno, che li terrieri hanno per la maggior parie fallo che i loro lavoratori hanno portale dentro le biave loro el lassale le sue, le quale non si potendo più cavar de la città, secondo li ordeni de la illustrissima Signoria, sarano sforzati essi lavoratori comprar poi a mollo maggior prelio le lassale Cuora da li patroni, et cussi li villani vengono ad impoverirsi et minarsi. Vogliamo facciale mollo del tulio a la illustrissima Signoria, aziò la cognosca nei casi di tanta importanza quello che un’ altra volta li sia necessario di fare. Et in sua bona gralia humilmenle ci raccomandacele. Brixiae, eie. Sottoscritta : Francesco Maria duca di Urbino. A dì 21, dómenega. La ferra, beri, di peste, 6, 3 novi, et 12 di altro mal. Vene il Principe in Collegio, et vene I’ orator di Milan, al qual per il Serenissimo li fo dillo la deliberation del Senalo di darli domati li ducali 5000, et poi allri 5000, nè semo per mancarli. Del che ringraliò molto. Vene l’orator di Fiorenza per cose particular, di certi formenli tolti per.....a domino Alvise di Girardi citladin fiorentino, qual è qui in questa terra, et non inlroe. Vene I’orator di Manloa, et li fo leda la risposta del Senato da scriver a suo fratello, el qual disse scriverla. Vene il secretano del legalo, el monslrò una lettera di Bologna, di.....Come de lì se preparava alozamenli, et far archi triumfali per la venuta de l’imperador li, dove si dice dia etiam venir il papa. Vene Aguslin Abondio secretano di Fregosi, el portò lettere di domino Ferigo Grimaldo, da Zenoa, di 14, drizate al Serenissimo. Scrive il suo zonzer de lì, et colloqui Imbuti con missier Andrea Doria. Da Udene, di sier Marco Antonio Contarmi luogotenente di la Patria, di 19. Con li avisi de le cose di sopra. La copia sarà scrila qui avanti. Da poi disnar fu Gran Conscio. Non tu il Serenissimo, vicedoxe sier Alvise Malipiero. Falò podestà a Verona, in luogo di sier Andrea Donado Ita refudà, poi accelado, sier Alvise Foscari fo podestà et capilanio a Crema qu, sier Nicolò, fratelo di sier Francesco è podestà al presente, el qua! non voleva esser tolto. Fallo eensor sier Marin Morexini, fo sora i afli di soragastaldi, qu. sier Piero ; et altre voxe. Fu posto, per li Consieri, dar licenlia a sier Antonio Gixi podestà di la Mola, di poler venir in questa città per esser amaialo, per zorni 15, lassando in loco suo sier Nicolò Boldù, qu. sier Alvise. Ave: 930, 107, 12. Fu presa. Da Brexa, vene lettere di sier Polo Nani