413 KlDXXlX, AGOSTO. 414 una (aia a Vizcnzn, di certo caso seguido, che uno Zuan-Piero di Fabrì a hore 8 di notte fu ferido in casa sua da incogniti — lettere del. podestà, 14 zu-gno — chi acusa babbi lire 800, poi metter in bando con taìa. 99, 3 19. 265* A dì 28, sabato, fu Santo Agustin. Si varda per la terra. La terra, di peste .... Di Fransa, vene lettere, di sier Sebastian Justinian el cavalier, orator nostro, da San Quintin, di 16. Come, per le ultime de sua man scrisse, li oratori de confederati, zoè lui, Milan, Fiorenza et Ferrara, doveano parlar al re Christianis-simo, et cussi erano venuti, et hauto audientia, esso orntor nostro disse a Soa iMaestà havia hauto desiderio de parlar a Sua Maestà prima che scrivesse a la Signoria, che non sapeva con che modo scriver, * benché le cose fatte non poi tornar. El che’l teneva ben che Sua Maestà non volesse che ’1 sialo de la Signoria nostra andasse in preda, havendoli quella Signoria fattoli tanta demonstralion di observantia, pur la paxe era falla senza li confederali; con altre parole. Il re disse bone parole, el di l’amor portava a questa Signoria, et che semo stà causa di non esser in la paxe, perchè li cesarei erano conienti de acetlarli con quel capitolo che li fo mostrato, ma ben volevano i fosse confra il Turco. Al che l’ora-lor disse, non havia comission de questo. Poi el re disse, sua madre, per aver lisoi fioli, era stà causa de concluder questa paxe come la è, et che per questo non mancheria de far ogni cosa per la Signoria, aziò si accordi con l’imperator, al qual mandaria per ambassador monsignor il Gran Mai-slro, al qual comelleria in ogni alion aiutasse le cose de la Signoria. Etiam mandava a la Signoria nostra uno novo orator, monsignor de Ixernia, con altre parole bone. Scrive madama la rezente era lì, stala su feste, et il re partiva per andar a la caza. Vene in Collegio, con li Cai di X dentro, sier Fe-rigo Grimaldo zenoese, sia scoso in questa terra, al qual, per il Serenissimo, lì fo ditto quanto era slà deliberato. El qual, ben ìnleso, tolse licentia et andò a slafeta verso Zenoa. 266 Di campo, da Cassan, del Nani et Boi fin proveditori venerali, di 26, hore .... Scriveno un consulto fatto col capilanio zencral, qual ha ler-minà lassar el conte de Caiazo con li soi cavalli et 5000 fanti in tutto a custodia de Bergamo, et che’l signor Cesare Fregoso, con la sua compagnia, et il provedilor Dolfìn vadì in Verona el babbi etiam cura de Vicenza ; et scritto lutti li fanti conduti de novo se inlerleneno in veronese et brexana, et lui | capilanio col campo voi passar in brexana et starà a veder quello vorà far l’imperador, socorendo dove bisognarà. Item, voleno danari; è zonli 10 milia, aspeta li altri. Da Verona, di reofori, de 26. Mandano questo avìso : Per uno venuto da le parte superior se ha, che da Trento fino a Roveredo el più in zoso sono da 16 bandiere et non più, da zerca 150 in 200 per bandiera, et clic tuttavia ne gìongevano, et che aspectavano la cavallaria, che saranno da 2500. Dicono che da domenega sarano sopra le terre di la Signoria nostra, et che venìrano parte dal tralo de Spìm, che saria da Bretonega, et descenderano a la Ferrara, poi in vai de Cavrin : il resto con le ar-lellarie venìrano da la Crovara ; sono pezi 25 in tulio, de li quali 6 grossi, il reslo da campo. Vene in Collegio l’oralor di Milan, jusla il solito, con avisì etiam luì bauli. Da poi disnar, fo Gran Conseio. Vene il Serenissimo. Fo fatto XL Zivil et altre voxe non da conio ; et fo grandissimo caldo. In questo zorno, la galla, sì arma, soracomilo sier Bernardo Sagrcdo, fo condula a la riva di San Marco» jusla il solito, con bandiere bianche a la lur-chesca et uàcare. Et noto. Turchi, elio in quesla terra molti ne sono............... Di Roma, vene lettere de V orator nostro, di 2i. Qual fo lete dal Serenissimo. II summario dirò poi. Et da poi Conseio, hessendo slà comandà Pre-gadi, restò, et fo ledo : Una lettera di Norimbcrg, di uno mercadan-te fodesco de fontego, menato per domino Santo Barbarigo questa matina dal Serenissimo, è de 11 avosto, che uno li scrìve. Come .... Di Roma, del Contarmi orator, di 23 et 24. Scrive colloqui hauti col papa, di questa venula de l’imperator in Italia, et Soa Santità voria l’andasse in Alemagna, et non desse fastidio in Italia, dicendo: